Descrizione
Iskandar al Shuaimi, ex militare, è co-proprietario, insieme a Wyatt Gallangher, della Namurr’s Fangs, una compagnia militare privata altamente tecnologica (PMC) che, utilizzando armi e strumenti all’avanguardia, tra i vari progetti, ha anche quello di addestrare e affiancare la polizia degli Emirati Arabi Uniti nella lotta al terrorismo. Iskandar viene designato dallo zio, emiro di Shawayni, a succedergli alla guida del piccolo ma ricchissimo stato, ruolo a cui aspira anche il cugino Khalid, che non esiterà a mettere in atto tutte le possibili azioni per eliminarlo, compreso il tentativo di far scoppiare una guerra tra Stati Uniti e Iran, inscenando un attentato a opera di iraniani verso una portaerei americana nelle acque del Golfo Persico e a Shawayni organizza una serie di incidenti che fanno apparire gli operatori della Namur Fang’s come degli infedeli, violenti e irrispettosi del Corano e delle usanze del paese che li ospita.
INCIPIT
1 – Il ritorno di Iskandar
La spettacolare esercitazione s’era appena conclusa e le cortine fumogene si dissipavano con lo spostamento d’aria generato dalle pale degli elicotteri che sorvolavano il mare a bassa quota.
Mentre le motovedette e i motoscafi si allineavano per prepararsi alla sfilata finale, gli operatori che avevano assaltato la grossa petroliera abbandonavano le rispettive posizioni per allinearsi lungo la fiancata rivolta verso la costa dov’erano sistemate le eleganti tribune, dalle quali avevano assistito all’esibizione un gran numero di autorità, civili e militari, alla presenza dello Sceicco Muhammed bin Shakbut Al Zahayan, il presidente degli Emirati Arabi Uniti e dell’intero Consiglio Federale Nazionale[1].
Si trattava dell’evento principale della giornata, al termine delle esibizioni dei mezzi terrestri organizzate nel corso del salone IDEX che, da alcuni anni, era divenuta una delle principali vetrine per i produttori di armamenti interessati al mercato arabo.
Tutti gli spettatori battevano le mani soddisfatti; l’esercitazione aveva per tema l’assalto di truppe speciali per liberare una nave sequestrata ed eliminare un gruppo terrorista che l’aveva catturata.
L’azione era durata pochissimi minuti e aveva visto partecipare una squadra che s’era letteralmente lanciata dagli elicotteri, scendendo con una speciale imbragatura multipla mentre altri incursori, arrivati sottobordo con i motoscafi veloci, l’avevano abbordata usando degli speciali rampini lanciati con dei tubi pneumatici.
L’uso di proiettili veri e artifizi fumogeni aveva creato una situazione molto realistica. Il principe Rashid, che rivestiva sia la carica di Ministro della Difesa che di Vice Presidente del Consiglio Supremo Nazionale, scambiò delle occhiate compiaciute con il Presidente degli Emirati Arabi Uniti, lo Sceicco Al Zahayan e si rivolse all’europeo che gli stava accanto.
Questi aveva una corporatura atletica ed era più alto della media dei suoi conterranei, aveva i capelli corti, biondo rossicci e portava due baffetti che scendevano alla piega della bocca.
Era vestito elegantemente come un impeccabile uomo d’affari e sfoggiava una vistosa cravatta rossa.
«Mr. Gallagher, Sua Altezza Reale il Presidente Al Zahayan si complimenta per questa esibizione.»
«Vi ringrazio, ma io ho solo un ruolo di rappresentanza. Il merito va al direttore della Namurr’s Fangs, Iskandar Al Suhaymi, che ha addestrato questo reparto per impieghi speciali, al vostro servizio.»
«Certo, non vedo l’ora di congratularmi anche con lui, ma dov’è?»
«Eccolo che sta salendo sull’elicottero con la sua squadra.»
«Come? Era lì, in mezzo all’esercitazione?»
«Lui ha guidato la squadra che è scesa con quell’imbragatura dall’elicottero. Quando addestra i suoi, condivide tutto, fino alla fine. E ci teneva molto che l’esibizione fosse un successo.»
Il ministro indicò l’elicottero allo Sceicco, sussurrandogli due parole e questi sorrise, annuendo soddisfatto.
Pochi secondi dopo, l’AS 565 Panther grigio, con le insegne della Marina degli Emirati si posò sulla spiaggia, a pochi metri dalle tribune e ne scese una squadra di incursori. Tra questi, spiccava un uomo dal fisico alto e imponente. Dall’uniforme da combattimento e dal plate carrier[2] pieno di tasche, caricatori ed equipaggiamento spuntava un collo taurino e un volto all’espressione decisa, con i capelli lunghi fino alla base del collo e una barba nera, molto ben curata.
L’uomo passò il suo fucile d’assalto a un suo compagno, si tolse l’elmetto, l’auricolare e i guanti tattici e si avvicinò alle tribune, incurante delle guardie del corpo della corte reale che lo guardavano dal basso verso l’alto.
Nonostante l’azione appena conclusa, non sembrava minimamente stanco, né sudato.
«Sua Grazia, il Presidente Al Zahayan, si congratula con lei e i suoi uomini, Mr. Iskandar Al Suhaymi!» disse il Ministro della Difesa.
A quelle parole, lo Sceicco Al Zahayan in persona, visibilmente compiaciuto, scese dalla sua tribuna e gli strinse la mano. «Veramente impressionante! Lei è riuscito a compiere miracoli con gli uomini che le ho affidato!»
«Grazie, Altezza, sono lieto che abbia apprezzato.»
«Mi dica, ha trovato i mezzi che le sono stati assegnati adeguati?»
«Per questa esibizione sono stati perfetti; ma tenga conto che le situazioni reali sono sempre diverse e piene di imprevisti; per svolgere il compito che sarà affidato all’unità che sto preparando per lei, sono necessari mezzi aeronavali dedicati e integrati nella sua struttura. Per cominciare, un elicottero con maggiore capacità di carico e autonomia del Panther.»
«Benissimo, ne parlerete con il nostro Ministro della Difesa, per me hai carta bianca, caro Rashid!» disse lo sceicco girandosi verso il ministro che gli stava vicino.
Questi sorrise e squadrò Iskandar: «E così è ritornato a casa, Mr. Suhaymi! Guardi chi è venuto a vederla!» disse indicando un uomo molto anziano, seduto alle sue spalle. Questi era lo zio di Iskandar, Sabah Khalifa bin Mansur Al Suhaymi, emiro del Shawayni[3], uno dei sette territori che compongono gli Emirati Arabi Uniti. I due non si erano mai incontrati prima, eppure un osservatore avrebbe subito notato qualcosa in comune nell’aspetto.
Entrambi avevano lo sguardo fiero e deciso, anche se gli occhi di Iskandar brillavano di un blu intenso, ereditati della madre di origini russe.
Il profilo del volto era molto simile, con il naso leggermente adunco, la fronte ampia e le sopracciglia marcate.
Sabah Khalifa si muoveva a fatica per via della sua età, essendo il membro più anziano del Consiglio Federale Nazionale. Si alzò con un certo disagio e, anche se aveva la schiena leggermente curva, era comunque un uomo molto alto; allargò le braccia per invitare il nipote ad avvicinarsi.
Iskandar gli andò incontro lentamente. Wyatt conosceva bene i problemi che l’amico aveva ad accettare di riprendere i rapporti con la sua famiglia, dopo quello che era successo molti anni prima, tra lo zio e il fratello, suo padre.
Tuttavia, in quell’occasione, non sarebbe stato opportuno ostacolare questa riconciliazione, per nessuno.
Iskandar porse la mano all’anziano zio che la strinse con entrambe le sue.
«Iskandar, non sai come sono lieto di incontrarti! Finalmente!»
«Mi fa piacere, zio.»
Wyatt osservò che l’amico si manteneva molto chiuso, mentre al contrario lo zio sembrava commosso; gli sembrò addirittura di scorgere un certo luccichio negli occhi, dietro le lenti scure degli occhiali da sole.
«Ho apprezzato questa tua attività, anzi è da tempo che ti seguo. Spero che ti trovi bene negli Emirati e che, prima o poi, vorrai venire a visitare il mio palazzo di Shawayni, che è anche casa tua.»
Iskandar gli rispose: «Certo, ce ne sarà l’occasione quanto prima; ti ringrazio».
«Ricorda: Shawayni è la tua casa! Non dimenticarlo!»
Una folla di altri ufficiali delle forze armate emiratine e dignitari si riunì intorno a Iskandar, tempestandolo di domande e il breve incontro con lo zio terminò. Anche alcune signore presenti non nascondevano la loro ammirazione e non riuscivano a staccargli gli occhi di dosso.
Era il momento degli affari e di pensare al lato commerciale della loro Compagnia.
Wyatt era raggiante per il risultato ottenuto.
[1] Tutti i nomi sono di fantasia.
[2] Gilet tattico in cui è possibile inserire piastre (plate) di protezione balistica.
[3] Nome di fantasia di un immaginario emirato.
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