Descrizione
Un viaggio introspettivo, un movimento d’interpretazioni, un iter tra le immagini, è questo di Luisa Ferretti. Un moto d’analisi poetica su tre capitoli fondamentali che prevedono la Storia, l’Uomo in sé, la possibile salvezza dell’Io. L’oscurità umana tra il primo e il secondo capitolo. La conquista di un possibile Cielo tra il secondo e il terzo capitolo. L’Amore tra il terzo capitolo e il lettore stesso, in forma di messaggio.
“L’oscuro miraggio” è una prima parte prevalentemente dedicata all’uomo e alla Storia che produce. Una Storia spesso irrazionale e incomprensibilmente arrogante. È una panoramica delle cronache umane percepite in tutta la loro oscurità. L’oscuro miraggio in fondo non è una metafora della Storia in sé, della vita in sé, ma è l’interpretazione che l’autrice ne dà. L’oscuro miraggio è la visione di un orizzonte umano nel quale l’autrice si vede protagonista centrale proprio in forza dell’immagine poetica. Una protagonista soffocata dal peso greve delle azioni umane. Una protagonista assoluta proprio in forza dell’Inedito Assoluto.
“Passeggera la vita” come un bocciolo di rosa perde i suoi riferimenti dal mondo greco e muove l’immagine dalla Storia all’uomo in sé, attraverso un io poetico comunque mai abbandonato, pur sempre presente -quasi un lascito- l’oscurità di cui sopra. È un più fertile inizio di reazione? È una forma di ricerca della salvezza? Può essere. L’autrice è biograficamente segnata dal passaggio baratro/luce a causa di vicissitudini personali che l’hanno molto segnata. Che a tutt’oggi le lasciano il marchio indelebile del vissuto, del trascorso. Smussando il futuro. Ed è forse da questa mancata serenità che nasce l’esigenza di rinascere attraverso un bocciolo di rosa che man mano diviene sole.
“La sorgente” conclude il viaggio introspettivo dell’autrice nella discesa sempre più dentro se stessa. Nel proprio io. La Ferretti ha guardato la Storia umana e ne ha visto idemoni. Ora in prima persona parla di sé e del suo forte desiderio di possedere l’angelo umano e in esso mutarsi verso il Cielo. Un passaggio difficile da definire, anche se non difficile da comprendere. Cos’è la sorgente? È il corpo e l’anima stessa della poetessa. È l’insieme magmatico dei suoi sensi che percepiscono la possibilità di riemersione. E il corpo è probabilmente anche il significato stesso di tale salvezza. Il corpo trasfigurato nell’Amore che pretende la congiunzione astrale dell’uomo con la donna. L’Amore però si amplia e si estende in una zona nebulosa e indistinta, indistinguibile, equivoca. A prescindere dalla sessualità, non è il corpo ma l’Amore che in qualche modo si fonde con il corpo stesso in una chiara allusione sessuale che sottolinea la volontà e la necessità di uscire dall’oscurità corporale umana per emergere nel corpo celeste dell’angelo.
Una profondità dolce e sensuale, femminile quanto lo può essere l’universo di una donna che è universo mentale e corporale allo stesso tempo e livello. Per cui la ben altra profondità acquisisce un significato di profonda preghiera, di richiesta di penetrazione totale. Chiede d’essere significato. Risveglio. È pace fatta, ormai, per l’autrice. Una conquista della sorgente che è conquista di sé e dell’angelo tanto anelato. Un angelo composto di Amore privo dell’oscurità carnale del demone umano. Un angelo che bacia come atto sublime e celestiale.
Perché è nell’Amore che la Ferretti vede una luce contrapposta all’oscurità del tutto ed è nell’Amore il particolare che sublima l’uomo nel suo bacio. Un bacio che porta a stanze nascoste dalle quali si può vedere un cielo altrimenti invisibile. Un bacio che è forma e tramite dell’Amore divino. Perché esiste un solo Amore, forse, degno di tal nome. L’amore tra gli uomini di cui ha bisogno la Storia. L’amore dell’uomo per la propria vita di cui ha bisogno l’uomo in sé. L’amore di cui ha bisogno l’autrice attraverso l’uomo e la donna. L’amore verso Dio.
Un libro esile, tutto sommato, ma dal dettato notevole. Un libro che potrebbe suscitare discussioni per la sua attenzione all’immagine e non alla parola. Un libro che focalizza bene la figura e la personalità dell’autrice anche attraverso una grafica di versi tipograficamente centrati. Un mondo preciso. Quasi un catturare l’attenzione del lettore a ciò che dice l’autrice e solo a quello. Le immagini, dunque, sono queste la vera materia poetica che la Ferretti plasma per il suo sentiero. Un sentiero non di purificazione ma di riscoperta. Attraverso immagini sollevate, delicatamente afferrate dalla sensibilità femminile dell’autrice, dalla sua storia personale, dalla sua cultura. Immagini che coincidono metaforicamente con la realtà stessa a cui si riferiscono. Immagini che divengono tramite di salvezza. Come se la salvezza non possa essere trovata se non attraverso di esse.
Una ricerca della salvezza, una salvezza personale, è quindi questo di Luisa Ferretti. Ma può realmente esistere una salvezza per il poeta e, ancor di più, per l’uomo? E se in qualche modo esiste in cosa consiste tale salvezza? Per la Ferretti è il riscoprire e il conciliarsi con il divino e con sé stessi a prescindere dalla Storia. È un armonizzarsi con l’utopia di una realtà tutta privata. Che si fa vita e suo significato. Nonostante, lo ripetiamo, l’oscuro miraggio della Storia.
INCIPIT
Nel bosco dell’Anima
Il mio cuore
è un roveto ardente
che mai smette di bruciare.
E sofferto è il battito che vi risuona,
anelando ad una vita
ancora da vivere.
Eppure basta abbandonarsi
fra le braccia arrossate di un tramonto
per dimenticare il peso oscuro dell’esistenza
e sognare di rinascere
nelle lacrime di un bimbo
appena venuto alla luce…
Sì, sono malata di Bellezza,
ma che dolcissima pena
è questo male!
Mi tiene lontana dal mondo
e mi aiuta a penetrarlo
in profondità.
Per coglierlo alla radice.
Thoreau scriveva:
“Succhiare tutto il midollo della vita”,
Ed io faccio lo stesso
nel bosco segreto
della mia Anima
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