Descrizione
Ad Hayal non esiste criminalità, il clima è mite tutto l’anno e si vive nel benessere. In una primavera da principio come tutte le altre, la pace sociale viene però scossa dal primo delitto a sfondo sessuale della storia cittadina. Il comitato civico, massima istituzione politica di Hayal, entra in conflitto col procuratore di giustizia, considerato troppo arrendevole. Purtroppo altri delitti seguiranno, nel mezzo dell’estate più calda di sempre e in un autunno mai così rigido. La storia personale del procuratore, nel rapporto con la moglie, con l’amico di una vita e con la collettività tutta, s’intreccia alla parabola discendente di Hayal, verso un decadimento che sembra non avere fine.
Un romanzo forte e ironico al contempo, pervaso da una vena caricaturale capace di trattare con tagliente originalità temi come politica e giustizia, ma anche amore e amicizia.
INCIPIT
1
«Che bella domenica!»
«Più o meno come le altre.»
Il cielo era alto e il sole scaldava l’ultima domenica di aprile.
«La primavera quest’anno è primavera davvero, tiepida e accomodante.»
«Più o meno come le primavere passate.»
Chiacchieravano con calma seduti su una panchina attrezzata di cuscini in velluto rosso. Tutte le panchine del mandamento li avevano.
«Suvvia, mr Wuh, un po’ più di entusiasmo.»
«Ma io sono entusiasta, mr Kah. Ho lo stesso entusiasmo di Hayal.»
Il mandamento di Hayal era uno dei dieci distretti di Irkét, la città grande. Situato all’estrema periferia ovest, godeva di autonomia amministrativa speciale.
Mr Wuh chiuse gli occhi, inspirò e sorrise sornione. Poi disse: «Provi un attimo a non guardare, amico mio. Vedrà il futuro di Hayal per i prossimi duecento anni».
Sulla pista ciclabile passò una famiglia in bicicletta. I caschetti neri dei tre bimbi luccicavano al sole.
«Temo di non riuscire a seguirla.»
«È semplice invece» e lo guardò di sottecchi. «La placida serenità che siamo abituati a respirare nel mandamento continuerà imperturbabile. Stesso benessere, amico mio, stessa spensieratezza per tutti.»
Dal parco si udiva il vociare dei bambini. I più piccoli filavano giù dagli scivoli, i più grandicelli giocavano schizzandosi addosso l’acqua degli irrigatori pubblici.
«Mi sembra che il suo sia un cinismo senza fondamento, mr Wuh.»
«A me piace chiamarla noia. Coccolati dai cuscini dell’agiatezza, viviamo da sempre un’epoca di letargo politico, mio caro amico, un’epoca che trovo estremamente noiosa, tant’è perfetta» raccolse una cimice posatasi sui pantaloni «e lenta».
Davanti a loro una cicogna camminava guardinga sul prato inglese, diretta allo stagno del parco.
«Mr Wuh, la noia del benessere, se ha un che di politico, ce l’ha nella democrazia. Dovrebbe godere del nostro procedere lento anziché lamentarsi.»
Mr Wuh posò la cimice sulla siepe di lauro a lato della panchina.
«Grandi ideologie sono vissute di assoluto» proseguì mr Kah con fare cattedratico «senza rendersi conto che non c’è assoluto capace di resistere al fluire del tempo. È questo il punto, mio vecchio amico: che nel DNA della democrazia c’è il senso del relativo. Il segreto della sua immortalità sta tutto lì». Mr Wuh continuava a fissare la cicogna. «Veda, non ci facciamo mai troppo caso, ma il benessere cui siamo abituati e che tanto la indispone, caro mr Wuh, altro non è che il tranquillo procedere della democrazia lungo i binari del tempo.» Mr Wuh mosse appena il capo, come di chi annuisce in modo distratto. «E vorrei dirle un’altra cosa.»
«Sono tutt’orecchi» disse mr Wuh. Notò che la cimice aveva zampettato parecchie foglie oltre.
«Vorrei dirle che, per nostra fortuna, nel mandamento sarà sempre così.»
«Quanto mi rallegra la sua fiducia nel futuro, tanto benefica» mr Wuh inseguì con lo sguardo tre ragazze intente a fare jogging «e tanto rassicurante. Per quanto mi riguarda invece, all’età in cui sono, traggo beneficio solo nell’ignavia».
Mr Kah aggrottò la fronte, come se fosse preoccupato per qualche turbamento dell’amico.
«Il fatto è» disse ancora mr Wuh mentre la cicogna stava calando nello stagno «che continuo a non vedere nulla di democratico in questa domenica. Lei mi dirà che è un’idea bizzarra, eppure ho sempre pensato che la democrazia dobbiamo testarla sulla capacità di far fronte agli strappi». Gli occhi di mr Kah restavano incollati sul faccione rubizzo dell’amico. «Però da noi non è mai successo niente, capisce? Un benessere piatto come il nostro non ha nulla di democratico» scacciò una mosca e allargò gli occhi in un benefico sorriso «a parte noi due, s’intende!»
Ma mr Kah non raccolse. Stringendo gli occhi rispose: «Dunque, se ben intendo, sta dicendo che viviamo in un mandamento autoritario?»
«No, amico mio, no, qualcosa di molto più banale.» Con fare rassicurante mr Wuh poggiò la mano sulla spalla dell’altro. «Sto dicendo che non abbiamo avuto ancora modo di scoprire se Hayal sia democratico per davvero.»
«Consideri il nostro tempo noioso quanto vuole» mr Kah si ritrasse appena, quella mano sulla spalla ora gli dava persino fastidio «ma, a costo di sembrarle un conservatore ingrigito, preferisco tenermi ben stretto il benessere piatto di Hayal, per quanto ademocratico le sembri».
Con un batter d’ali scomposto la cicogna spiccò il volo. Piccole gocce d’acqua uscite dalle zampe caddero in aria.
«Mr Kah, le svelerò un segreto» disse mr Wuh liberando la spalla dell’amico. «Il 31 dicembre sarà la data del mio pensionamento.»
«Non so se congratularmi con lei, ma manca una manciata di mesi.»
«Proprio così, amico mio. Potrà risultarle un tantino incosciente, ma dal 1° gennaio sopporterei con molta fatica dover aggiungere alla noia altra noia.»
Mr Kah abbassò le sopracciglia stringendo lo sguardo: «La prego, mr Wuh, a cosa si dovrebbero preparare ancora le mie orecchie?»
«In tutta sincerità, nella nuova vita che mi attende non disdegnerei qualche occasione per rimettermi in gioco» mr Wuh stava mormorando, come un bambino che confidi al compagno il più temibile dei segreti «e, perché no, a colpi di democrazia rimetterci in gioco un po’ tutti. Capisce cosa intendo? Qualcosa di mai visto prima, ecco, qualcosa che ci dia la scossa». Sorrise sornione e si lisciò i baffi, pronto a godersi la reazione dell’amico.
«Maklamà ce ne scampi! Come può indugiare in simili bestialità!» disse mr Kah avvampando. Ma fu solo un attimo. Abbassò le mani e riaccavallò le gambe. «Col suo qualcosa di scossa elettrica parecchi nostri concittadini potrebbero rimetterci la pelle. Deve ricordarselo sempre, mio buon amico.»
Mr Wuh scrutò la cicogna. Nel cielo di Hayal volava alta e piccola.
«La sua idea di democrazia non potrò mai accettarla» rincarò mr Kah. «Una democrazia costretta a vivere nel pericolo collettivo, se lo lasci dire, non è una democrazia.»
Mr Wuh non riuscì a trattenersi dal ridere.
«Sono sicuro che sia nel torto, mr Kah, ma ora venga: rifugiamoci nella serena tranquillità di un buon gelato.»
«Con piacere, amico mio: godiamocelo tutto, questo nostro benessere affidabile.»
«E soporifero!»
I loro sguardi si incrociarono e, per entrambi, fu di nuovo facile sorridersi.
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