Il soffio del destino

4,99

Formato: Epub, Kindle

Autore: Anna Lorenzetti

Note sull’autore

COD: ISBN 978-88-6690-331-4 Categoria: Tag:

Descrizione

Ginevra è una bimba chiusa, che vive nell’isolamento domestico, allevata dagli zii. Fin da piccola, dialogherà nei suoi sogni con  personaggi fittizi, come il fantasmatico Franz, ma avrà anche la consapevolezza di aver vissuto altre vite, in altri tempi. La capacità di creare oggetti con le sue proprie mani, l’amore per le belle cose, la porteranno da adulta a trasformare queste sue doti in professione, occupandosi di antiquariato. Conoscerà così, lei che pensa di non saper amare, l’uomo che diventerà il grande amore della sua vita. Ma la vita, si sa, è un soffio, uno sbuffo di fumo, e il vento del destino è sempre pronto a soffiare, e non sempre nel verso giusto…

INCIPIT

Prologo

Ginevra sorride divertita: finalmente sola! Finalmente la teoria di visitatori è finita!

Non che non le abbia fatto piacere: tante persone, anche molto giovani rispetto a lei, che hanno impiegato una fetta della vigilia di Natale per occuparsi di lei, farle visita, portarle un dono, il “pensierino”, come hanno detto tutti. Lei si gira a guardare, ridendo, il cumulo di doni ricevuti, tutti deludentemente privi di fantasia: cioccolatini, scatole su scatole, cesti di frutta (e quanta ne dovrebbe mangiare al giorno per consumarla tutta senza mandarla a male?) un’infinità di panettoni che lei non consumerà perché non le piacciono, quattro paia di pantofole. Quanto ancora dovrebbe vivere per consumarle tutte? Sei piante di stelle di Natale. Del resto lei ha contraccambiato con cosine fatte da lei: bambole da collezione, cuscini artistici, mascherine in pizzo, tutti oggetti preparati durante l’anno e che sono molto ambiti, tanto che sospetta che alcuni le facciano gli auguri solo per ottenere una di quelle cose che altrimenti non potrebbero avere, perché ormai lei non vende più da quando ha chiuso la boutique, ma, insomma, anche lei non si è spremuta troppo le meningi.

Quello che la diverte di più è che tutti, indistintamente, hanno insistito (taluni in modo esasperante) per invitarla per il pranzo di Natale del giorno dopo, costringendola a fare salti mortali per trovare il modo di rifiutare senza essere troppo maleducata.

“Ma cosa fai tutta sola?” È la domanda che le rivolgono ogni volta, ormai da anni.

“Suggerirò di usare questa frase come mantra per pregarmi non appena mi avranno fatta Santa” ridacchia. Invece Ginevra sa perfettamente come passerà uno dei pochi giorni dell’anno in cui può essere assolutamente sola. Lo sa come se ricordasse un giorno già passato: si alzerà molto presto, come al solito e, finalmente, non aprirà la porta a nessuno, può permettersi di indossare tutto il giorno il kimono di seta color oro che la abbraccia così comodamente. Cucirà con gli ultimi punti la nuova maschera, pronta per il prossimo carnevale veneziano, quel Bacco che mette allegria al solo guardarlo, così elegante e gioioso e che a lei, ma a lei sola, parla di Nirvana. Ancora qualche pagina di lettura per staccare la mente e poi potrà dedicarsi a quello che attende da giorni: si sdraierà sul suo divano liberty così comodo e che lei ama particolarmente per il colore, oro e verde scuro, e potrà partire per uno dei suoi viaggi mentali, la sua vera vita. Lascerà su quel divano i dolori di un’esistenza, quelli che non si dicono a voce alta ma che sono sempre lì e bruciano dietro gli occhi, abbandonerà le angosce delle assenze e i rimpianti delle sconfitte e si allontanerà da quel corpo non amato. Il suo vero io galleggerà leggero in quello che è il suo vero mondo, finalmente libero, finalmente in pace, aria nell’aria, acqua nell’acqua, luce nella luce… polvere nella polvere.

 

Si è fortunati se a un certo punto della propria vita, anche nella maturità, si arriva alla comprensione dei perché, all’accettazione senza amarezza. È l’unico surrogato di quella che gli uomini chiamano felicità. Ci si arriva per percorsi contorti, vissuti di scelte fatte istintivamente o meditate, prese senza riflettere o costrette dagli eventi. Non si può mai dire se queste scelte siano state giuste o sbagliate, nemmeno a posteriori. Giusto o sbagliato, è un metro di giudizio aleatorio, perché ogni decisione comunque è dettata da fattori imponderabili e pregressi piuttosto che da cause razionali. Le scelte che avevano fatto arrivare Ginevra lì, su quel divano, deposto il lutto nell’anima, erano iniziate molto prima, partivano addirittura da quelle dei suoi genitori.

Capitolo I

Nereo camminando scuote i riccioli biondi sull’onda dei pensieri: poco prima il maestro di canto gli ha offerto, a nome della società musicale di cui suo padre e lo stesso maestro fanno parte, di farlo studiare gratis. “Troppo bella questa tua voce per andar persa in canzonette, decisamente più bella e potente di quella di tuo padre” gli aveva spiegato il maestro. “Certo occorrono studi regolari e qualche sacrificio, ma poi potrai entrare nel mondo della lirica, come tuo padre e me.” Guadagni facili, viaggi, successi sarebbero stati miglior vita di quella di un operaio, riflette Nereo, ma… dovrà certo rinunciare alle baldorie con gli amici, vorrà dire fare esercizi continui e mai più notti brave nelle cantine, e soprattutto un taglio netto con quelle ragazze che ora gli cadono ai piedi, innamorate dei suoi occhi azzurri e dei riccioli biondi prima che della sua voce. Soprattutto quella Teresa, la sorella del suo amico Nello, tutta pepe e sicuramente tutta fuoco, che prima o poi sarebbe venuta con lui in barca… Certo, la notizia della sua accettazione farebbe piacere a suo padre, che da tanto lo desidera, e sicuramente fermerebbe le critiche, oh quante critiche! delle sue sorelle. Sono una schiera, le sue sorelle, quattro, che affollano la casa, le così dette ragazze per bene, petulanti, bacchettone, litigiose, sempre con i nasi arricciati dal disprezzo, sempre pronte a criticare, ed invidiare sotto sotto, la sua vita di giovane libero. Soprattutto Laura, la sorella che si dà più arie perché, unica della famiglia, aveva intrapreso gli studi ed era quasi riuscita a diventare maestra. Quel quasi, il fallimento dell’ultima ora, non intacca minimamente il suo orgoglio, per cui è costantemente pronta a trinciare giudizi su tutto e tutti, su di lui in particolare. Ma alla fine che importa 1’approvazione di quel branco di galline, la soddisfazione del padre a cui sente di non dover niente, che per tutta la vita è stato assente in tournée e poi pronto a far la voce grossa anche ora che lui è un giovanotto? E lui vuole veramente una vita diversa da quella attuale? Meglio lavorare quelle ore necessarie per la paga a fine mese e poi, se non si hanno ambizioni di far carriera, si può trascorrere il tempo allegramente con gli amici, giocando a carte nelle osterie o correndo dietro a qualche donnina nelle sale da ballo. A Teresa, per esempio. No, niente scuola. Le scuole sono per gli ambiziosi, gente che vuol darsi arie. Avrebbe detto no: Nereo aveva fatto la sua scelta.

 

Nereo è appena arrivato alla solita osteria quella sera, subito dopo essere uscito dalla fabbrica. Molti anni sono passati da quel giorno in cui aveva fatto la sua scelta di vita, e mai si era pentito di averla fatta. La vita è ancora facile anche in quest’anno 1942, con una guerra in atto, e lui a Torino come tanti altri del centro Italia, arrivati lì per lavorare in una fabbrica che paga bene, tanto da avere in tasca i soldi per il vino e le carte, cifre modeste che gli permettono di non sentirsi troppo in colpa quando sua moglie Teresa protesta per lo sperpero. Come al solito, appena lui è entrato, 1’amico Silvio ha preso la chitarra e accennato le prime note. Subito la voce di Nereo si è alzata, purissima voce di giovane tenore, nelle note romantiche. “Alba sul mar…”

Tutti ammutoliscono, anche i due carabinieri che prendono il caffè al banco. È quello che Nereo vuole, quello per cui vive: il piacere non delle folle ma di quei quattro o cinque amici che lo ammireranno anche domani ed i giorni a venire.

Gli orizzonti di Nereo non vanno oltre. Uno dei carabinieri si avvicina: ha la fidanzata a Milano e vorrebbe farle fare una serenata, “sei disponibile, amico?” Nereo è sempre disponibile se lo si chiama amico.

“Solo, devo essere in fabbrica domattina presto, ho cambiato turno.”

“Non c’è problema, ti assicuro che ti facciamo tornare in tempo. Puoi dormire un po’ in macchina durante il tragitto.” Figuriamoci se lui vuol dormire ora che ha trovato nuovi amici ed una avventura inaspettata.

Silvio deve andare a casa a dire a Teresa che non aspetti il marito (un gesto di gentilezza per far colpo sui carabinieri, perché Teresa è abituata a non vederlo tornare), uno spuntino in fretta con quello che c’è in cantina e via di corsa con i carabinieri fino a Milano.

 

Come può restare insensibile il cuore di una giovane ad un fidanzato che le offre questa serenata che dura un tempo immemorabile, a questa voce che non finisce più di cantare a pieni polmoni le più romantiche parole d’amore, e mette in subbuglio dietro le finestre tutto un quartiere? Poi di nuovo una rapida sosta in un bar e via verso Torino e la fabbrica. “Possiamo attaccare la sirena?” chiede Nereo come unico compenso. E così all’alba fa il suo ingresso trionfale, in una macchina dei carabinieri che con il suono assordante della sirena avverte tutti gli amici che l’impresa è compiuta.

Inizia la giornata di lavoro, dopo quella notte esaltante, Nereo pensa già con una punta di dispetto che questa sera dovrà andare a casa, visto che non si è né lavato né cambiato, dovrà affrontare Teresa ed i suoi cattivi umori, ora poi che ha quel pancione è una moglie ancor più esigente.

Se mai farà solo una breve capatina al bar prima di rincasare, vedrà… “Casa dolce casa” non è certo il motto preferito di Nereo.

Si avvicina il caporeparto, tutto sorrisi: c’è stata una telefonata dall’ospedale, non trovandolo in nessuno dei soliti bar la sera prima Teresa è andata da sola in clinica, senza poterlo avvertire, e all’alba è nata Ginevra.

 

Non è un bel mondo quello che accoglie Ginevra: al freddo d’un inverno torinese si aggiungono i bombardamenti, e con loro la fame e la paura. Poi, un brutto giorno, una bomba centra in pieno la fabbrica dove lavorava Nereo, un’altra si abbatte sulla sua casetta di periferia. Tutti e tre illesi, Nereo e Teresa non hanno tempo neppure di piangere: devono trovare di che sopravvivere, e dove passare la notte. Il pianto di Ginevra è in fondo una consolazione: sono vivi! Quella che segue è la solita odissea di gente disperata. Nereo ha trovato una soluzione: il bordello, più che attivo, affitta qualche stanza ai senzatetto, una volta finito l’orario di lavoro. Pazienza, si sta per strada sino alla mattina. Ma non si può far morire di freddo una piccola. L’unica cosa possibile è fuggire nelle Marche, dove la guerra non è così furiosa e ci si può rifugiare in paesetti tranquilli: la famiglia di Nereo sicuramente darà rifugio a Teresa e alla bimba. Anche le sorelle di Nereo, ormai sposate, hanno trovato una sistemazione in tal senso: ha organizzato tutto Laura, hanno affittato un grande frantoio in un paesino e lo hanno diviso tra tante famiglie. Laura è ormai una signora sposata, e che matrimonio! Non si sa come, sghignazza Marco, quella presuntuosa rinsecchita è riuscita a incastrarlo! Di sicuro lo ha fatto per interesse. Ma cosa ci ha trovato lui! Si è fatto raggirare. Ma si è accorto: la riempie di corna con tutte le donne che incontra, e lei deve stare zitta. Che matrimonio è? L’invidia di Nereo per la sorella è patrimonio comune di tutta la famiglia. Tutti ricamano su cosa fosse accaduto veramente e che cosa avesse causato quel matrimonio lampo. La storia invece è semplice ma originale. Laura si era impiegata. L’ingegnere che lavorava nella ditta era un bell’uomo, alto, imponente, di buona famiglia, corteggiato e donnaiolo.

Tutte le ragazze dell’ufficio, ovviamente, tentavano di mettersi in mostra, con grande divertimento di Guglielmo che le stuzzicava tutte, senza però dimenticare il ruolo che occupava sul lavoro. “Ingegnere, peccato che ieri lei non ci fosse. All’ora di pranzo il direttore ci ha fatto ridere tanto raccontando barzellette sugli ebrei.” Una volta Laura cerca di attirare l’attenzione. “Signorina, cosa ha il coraggio di dirmi? Non sa che sono ebreo?” risponde Guglielmo passando davanti ad una Laura di sale. Dentro di sé Guglielmo chiede scusa della bugia ai suoi cattolicissimi genitori. Ma alla fine vince Laura: la dedizione ingenua di quella ragazzina piena di vita fa breccia nel cuore dello smaliziato uomo di mondo. È dimenticata la grande differenza d’età, e Guglielmo è troppo anticonformista per tenere conto della grande differenza sociale. Tale handicap è superato inizialmente facendo un matrimonio senza invitati alle cinque del mattino, con partenza immediata per il viaggio di nozze. Non si scompone Laura, che riuscirà con il tempo ad imporre, uno per uno, genitori e parenti. I benefici economici risultanti dal matrimonio di Laura sono uno schiaffo per le sorelle e i cognati, e ogni volta che uno di loro bussa cassa, poi si sfoga a criticare il modo con cui Laura ha elargito quanto richiesto.

Laura non sa o non vuol sapere le cattiverie che si dicono, si è adattata alla nuova società imparando rapidamente quello che Guglielmo ha voluto insegnarle, Teresa può civettare tranquillamente con tutti, appagata da tutto quello che la vita le offre giorno per giorno. Unici nei sono la madre di Guglielmo, Milena, che vive con loro, e il fatto che Guglielmo corre dietro a tutte le donne, anche se non ha amanti fisse. Milena è la vecchia signora dell’800, sempre inappuntabile, sempre gentile ma ferma, difficilmente alza la voce e non è neppure cattiva con la giovane sposa a cui insegna molto, ma esercita un continuo controllo ed una ferrea gestione della famiglia. Altra spina nel fianco di Laura sono le sorelle Luisa e Loretta, che fanno le spiritose con Guglielmo per pura gelosia verso di lei. Loretta è riuscita ad infilarsi nel letto del cognato, ma lo scandalo è stato subito soffocato. Per maggior scorno delle due pettegole, Guglielmo ha occhi solo per la bellissima Teresa, che ricambia anche se con molta attenzione. La tresca ha comunque destato le chiacchiere di tutta la famiglia.

Laura ha un motivo vero, oltre l’invidia di donna brutta verso la bella, per odiare Teresa. L’unico che ha scelto di non sapere mai niente di Teresa è Nereo, che così può continuare a vivere sereno. L’ambizione fa sì che Laura impari rapidamente, se non nella sostanza almeno nella forma, le maniere del marito. Felice invece in questa situazione è Luciana, la sorella nubile troppo brutta e debole per essere un pericolo per Laura. Luciana si è praticamente trasferita a casa di Laura, e ricambia vitto e alloggio aiutando in casa. Ovviamente le altre sorelle gridano allo scandalo, che Luciana sta facendo la serva alla sorella, dimenticando che sino a ora ha fatto lo stesso a tutte loro. Ma Luciana non si scompone, felice della vita più agiata e serena (c’è anche una domestica ad ore ed una lavandaia!). Va molto d’accordo con Milena e con Guglielmo che la tratta con gentilezza, sempre pronto com’è a comprendere chi ha problemi di qualunque genere.

È a questo punto della storia che scoppia la guerra.

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