La melodia nascosta

4,99

Formato: Epub, Kindle

Autore: Andrea Lonigro

Note sull’autore

COD: ISBN: 978-88-5539-141-2 Categoria: Tag:

Descrizione

La perdita della madre segna uno strappo nella vita di Sofia, adolescente appassionata studentessa di pianoforte, che da allora rifiuta di suonare. Il padre Simone la sostiene e non smette di sollecitarla, ma invano.

Non lontano da Spoltore, paese in cui vivono, c’è un bizzarro edificio, una villa il cui cancello ricorda la tastiera di un pianoforte e sulla cui recinzione è inciso uno spartito musicale: è quello il deposito in cui Simone si reca tutti i giorni per il carico degli strumenti.

Sofia, che dovrebbe altrimenti rimanere a casa da sola, accetta di seguire il padre e, esplorando il seminterrato del deposito, casualmente si imbatte in una stanza dove vengono lasciati gli strumenti imperfetti, perciò inadatti alla vendita. Si affeziona a un pianoforte bianco e magico, che suona da solo… un “incontro” che sarà ricco di conseguenze.

Incipit

Era difficile arrivare a fine mese, specialmente con una figlia da crescere, specialmente quando non si poteva contare che sulle proprie forze, dentro e fuori casa.

La fabbrica per cui lavorava Simone, nella zona industriale di Pescara, avrebbe chiuso i battenti dalla metà del mese di luglio fino alla fine di agosto. Sarebbe stato il momento per andare in ferie, godere del meritato riposo, ma non era il suo caso. Oltre a non potersi permettere una vacanza degna del nome, Simone aveva proprio bisogno di incrementare le esigue entrate; poter contare su un lavoro extra in quelle sei settimane gli avrebbe fatto comodo.

Come già in passato, iniziò a diffondere la voce nel paese in cui viveva: senza pretese di sorta, l’importante era mettere a frutto quel tempo che gli sembrava di non poter perdere. Chiacchierando al bar della piazza in cui lavorava un suo amico, venne così a sapere che un tale stava cercando un sostituto per le consegne di strumenti musicali. Avevano lasciato un recapito telefonico; non gli parve vero di aver già un’opportunità e chiamò immediatamente.

«Buongiorno, telefono in merito al lavoro. Sarei molto interessato e disponibile da subito…» esordì educatamente.

«Buongiorno, sì, certo. Cerchiamo una sostituzione temporanea per il trasporto e la consegna di strumenti musicali.» Seguirono istanti di silenzio. «Eppure, ho l’impressione di conoscerla, anche se potrei sbagliarmi. Vuole dirmi cortesemente il suo nome?»

«Simone, Simone Pisani.»

«Ecco perché mi sembrava di conoscerti! Sono Renato, Renato Martoni, ci siamo visti un paio d’anni fa in occasione della rimpatriata con i compagni del liceo, ricordi?»

«Eccome! Che piacevole sorpresa!»

«Se non ti sei appesantito in questi due anni, hai il fisico adatto per questo lavoro. Ci vuole forza, ma bisogna anche essere svegli, non so se mi capisci… Non ho bisogno di un armadio tutto muscoli e niente cervello!»

«Ah, beh, se lo dici tu…»

«Dai, su con la vita! Preparati, che tra un po’ passo a prenderti! Iniziamo subito.»

Non aveva immaginato che sarebbe stato tanto facile e così improvviso!

Come la metteva con Sofia? Avrebbe dovuto farle sapere che non avrebbero trascorso neppure un giorno insieme, a passeggiare o al mare. Chissà come l’avrebbe presa… Rientrò in fretta, sperando di trovare la figlia in casa.

L’enorme sala dell’appartamento si affacciava sul centro della piazza di Spoltore, ma Sofia non era là.

Simone amava la sua città e amava la sua casa, che era piena di ricordi. Aveva trascorso momenti bellissimi là dentro: ripensò alla disperazione dei primi mesi dopo la scomparsa di sua moglie. Il pensiero di lei aveva ora una sfumatura triste, ma gli evocava sempre la grande dolcezza che la donna sapeva spandere intorno a sé. Guardò gli arredi, rammentando quando li avevano scelti, e i suoi occhi infine si posarono su un pezzo speciale. Accanto alla finestra un vecchio pianoforte dominava la stanza. Da tempo nessuno lo suonava più. Sofia, che aveva cominciato a studiare lo strumento da piccina, aveva improvvisamente smesso alla morte della madre e, nonostante le continue e amorevoli pressioni di Simone, i tasti non erano più stati sfiorati dalle sue dita agili e leggere e non lo aveva più nemmeno aperto. Ancora pieno di speranza, Simone aveva continuato a pagarne il noleggio ogni mese, ricordando che lui e la giovane moglie avevano immaginato di poterne possedere uno tutto loro, un giorno.

Il dolore della perdita si era allora sommato a quella di una tristezza indicibile e continua, provocata dall’assenza di quel suono a volte allegro, altre triste, ma che comunque accompagnava sempre la vivacità della giovanetta e riempiva le stanze della casa.

Un rumore improvviso gli fece capire che Sofia era nella sua camera.

«È stato davvero più facile del previsto quest’anno, tesoro. Il tempo di chiamare, e il posto è già mio! Merito anche del fatto che l’altro operaio è un mio vecchio compagno di scuola, sai.»

Dallo sguardo un poco ansioso del padre la ragazza comprese quanto la decisione di accettare il posto gli fosse costata: le aveva promesso almeno un paio di giorni di tranquillità, tutti per loro. Non era colpa sua se era costretto a rimangiarsi la parola.

«Va’ pure, papà. So bene che i soldi ci servono. Non ti devi preoccupare per me. Ma di che lavoro si tratta, stavolta?»

«Accompagno Renato a ritirare e consegnare strumenti musicali. Sembra ci sia un magazzino proprio da queste parti, ma poi le consegne vengono fatte in tutta la regione. Non so quanto starò fuori oggi. Non aspettarmi alzata, tesoro. Se tardo troppo te lo faccio sapere» disse Simone, dandole un bacio sulla fronte, e uscì di nuovo.

Si recò sul luogo dell’appuntamento e rimase in auto in attesa dell’amico Renato, che qualche minuto dopo arrivò con il suo furgone.

«Parcheggia l’auto e sali» gli disse.

«Eccomi.»

«Allora, come stai?» gli chiese Renato dopo avergli dato una pacca sulla spalla.

«Benone, e tu?» gli rispose Simone, allacciandosi la cintura di sicurezza.

«Non c’è male, ma starei meglio con qualche migliaio di euro in più in tasca.»

«A chi lo dici…»

Partirono, e dopo pochi chilometri si addentrarono in una viuzza di campagna fra alti alberi, intervallati da lampioni altrettanto alti. Percorsi un centinaio di metri, si trovarono di fronte a una grande villa dall’aspetto futuristico: sul cancello scorrevole enormi tasti bianchi e neri riproducevano alla perfezione la tastiera di un pianoforte. Ma non era finita. Sul muro perimetrale era inciso per tutta la lunghezza uno spartito con rispettiva chiave di violino e di basso, note e pause, un vero capolavoro. Simone era trasecolato.

«Mi piace questo posto. Chi è il proprietario?»

«È un anziano signore che vive prevalentemente in Toscana, ma possiede diversi edifici di questo genere, sparsi un po’ ovunque in Europa. Io non l’ho mai incontrato, ci siamo solamente parlati e visti attraverso la webcam. È sul sito della sua compagnia che vengono raccolti gli ordini, smistati poi dal responsabile, Sibuà, che organizza anche le varie spedizioni. I prezzi sono appetibili, con diritto di recesso, naturalmente. E ti assicuro che funziona! Sibuà, poi, lavora ventiquattro ore al giorno!»

«Uno stacanovista.»

«Di più…»

 

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