Descrizione
Vanni, abbandonato con la sorellina da una madre giovanissima, che non riesce ad assumersi la responsabilità di due bambini da allevare da sola, riuscirà a costruirsi una famiglia, ma resterà per sempre segnato dal passato. Con lui dovrà confrontarsi la figlia Donatella, per liberarsi dal bisogno di controllo e di dominio del padre, ma questa liberazione non potrà prescindere dalla comprensione e dal perdono.
Questo romanzo è una storia di resilienza, di amore, di abbandono, di ricerca di sé, di senso di maternità, ed è al tempo stesso una finestra aperta sulla società piemontese del Novecento, con le sue profonde trasformazioni e con la possibilità, per le generazioni del secondo dopoguerra, grazie al cosiddetto “ascensore sociale”, di migliorare le proprie condizioni di vita attraverso il lavoro e lo studio.
INCIPIT
Mondovì, Maria 1919
Lo vedeva di nascosto da lontano. Emergeva per altezza fra i suoi tre amici ed era bellissimo.
Maria aveva sedici anni e sapeva che lui si chiamava Luca, un nome soave.
Non avrebbe mai avuto il coraggio di avvicinarlo, ma il giorno della festa del paese forse sarebbe stata l’occasione giusta per conoscerlo.
Ballava benissimo, e faceva piroettare la ragazza bionda che rideva e lasciava che il valzer le scoprisse le gambe lunghe e bianchissime.
Faceva un gran caldo quel giorno e Maria si era messa un vestitino a fiori, appena scollato davanti.
Aveva le fattezze di una ragazza già adulta e nessuno le avrebbe dato i suoi sedici anni.
Lo guardava, non perdeva un istante dei suoi movimenti.
Un amico di Luca gli aveva fatto notare quella ragazza a bordo pista che lo stava fissando.
Luca l’aveva osservata da lontano, poi si era avvicinato e le aveva chiesto di ballare.
A Maria non sembrava vero che si fosse accorto di lei, ballando le girava la testa, ma si sentiva in Paradiso, poi lui le aveva chiesto come si chiamava e dove abitasse.
Il giorno seguente se l’era trovato davanti al cancello della cascina e lei, piacevolmente sorpresa, gli aveva fatto cenno di andare sul retro, dove c’era il fienile.
L’aveva portata a passeggiare fra i campi coltivati a granoturco e l’aveva baciata.
Era la prima volta che Maria assaporava le labbra di un ragazzo, le era sembrato di svenire e si era innamorata di lui a tal punto che non era più riuscita a dormire, né a lavorare nei campi, senza pensare a lui giorno e notte.
La domenica pomeriggio Luca veniva a prenderla e lei, di nascosto dai suoi genitori, si faceva trovare dietro al grande fienile, mentre suo padre Domenico si riposava dopo pranzo e la madre cuciva e rammendava in cucina.
I due giovani correvano verso i campi di frumento, si sdraiavano fra le pannocchie e facevano l’amore.
Lui sapeva come toccarla, la baciava dappertutto, lei si lasciava andare al piacere e non pensava ad altro che alla vita che avrebbero trascorso insieme. Avrebbe saputo come renderlo felice, per tutte le attenzioni che gli avrebbe dedicato.
Luca aveva delle braccia possenti e, quando la baciava e la stringeva stretta a sé, a Maria mancava il respiro.
Non avrebbe mai amato nessuno così intensamente.
Si sarebbero sposati, e avrebbero avuto tre figli, un maschio, il primogenito, che avrebbe lavorato con Luca, e due femmine, che avrebbero aiutato lei nei lavori di casa.
Maria fantasticava e non diceva ad anima viva quello che le stava capitando.
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