Tweed

4,99

Formato: Epub, Kindle

Autore: Andrea Saratoga

Note sull’autore

COD: ISBN: 978-88-5539-303-4 Categoria: Tag:

Descrizione

Bianco è un ladro, questo è certo. Il falsario più ricercato d’Italia, anche. Il più sagace, sosterrebbero alcuni. Il più elegante, affermerebbero i giornali che per lui hanno coniato lo pseudonimo: L’Uomo in tweed.

Sicuramente il meno avido, racconterebbe chi con lui ha condiviso gioie e dolori di un’avventurosa vita al di fuori della legge.

Eh sì, perché non è il luccichio del metallo prezioso ciò che anima le sue gesta, bensì la più torbida delle pulsioni umane: la curiosità.

In questo senso, ogni sua insolita refurtiva nasconde un tesoro dal valore immenso. Esistono oggetti di uso comune che racchiudono al loro interno storie di vita tragiche, incredibili e talvolta inenarrabili: ed ecco che l’oggetto in questione diventa un simbolo, una testimonianza, l’unica via d’accesso alla verità.

Coinvolto in una pericolosa e rocambolesca avventura dopo l’altra, Bianco può contare sul giusto gruppo di amici, molta pazienza e una buona dose di intuito, come racconta il suo più caro amico Rocco Pedrelli al poliziotto che li ha perseguitati per vent’anni.

INCIPIT

I – Il Richiamo degli angeli

 “Toc – Toc”

“Toc – Toc”

 

Il bussare alla porta si fece insistente mentre l’eco dei tonfi sul legno risuonava tra le pareti sbiadite. L’uomo in cucina sorrise soddisfatto.

Giusto in tempo, pensò. Finì il caffè in tutta calma e andò ad aprire con passo goffo e stanco.

«Carissimo ispettore Leblanc, buongiorno. Aspettavo con ansia una sua visita.»

L’uomo mostrò all’ospite il suo più ampio sorriso poi si fece da parte e lo lasciò entrare nell’appartamento.

Quest’ultimo si guardò attorno con aria spaesata, non era così sicuro di trovare davvero qualcuno al numero 12 di via dei Cigni, a Torino. L’alloggio era piccolo, angusto e le stanze disanimate rivelavano l’assenza di una mano femminile. Finalmente il poliziotto era riuscito a rintracciare l’abitazione dell’anziano signore che due giorni prima era inspiegabilmente penetrato nel suo ufficio. Nessuno lo aveva notato, era entrato e uscito dall’edificio senza che decine di agenti lo scorgessero. François Leblanc a stento riusciva a credere che quell’anziano indolenzito dai reumatismi potesse essere l’artefice di quel che custodiva nella tasca interna del giubbotto.

Il proprietario di casa scortò l’ospite nei meandri del piccolo appartamento fin dentro uno stretto cucinino. L’occhio clinico dell’ispettore scivolò sul quotidiano aperto al centro del tavolo. Sulla prima pagina del giornale campeggiava l’articolo che lo aveva spinto fino a quell’anonimo palazzo del capoluogo piemontese. Il titolo era scritto a caratteri cubitali e riportava una notizia di tre giorni prima.

 

TORINO MESSA A FERRO E FUOCO NELLA NOTTE

Muore durante un inseguimento l’Uomo in tweed, il falsario più ricercato d’Italia

 

Per anni ci siamo interrogati su chi fosse veramente l’Uomo in tweed, che viso avesse, se fosse un uomo o addirittura una donna. Per più di un decennio le sue sembianze sono rimaste avvolte dall’oscurità.

Oggi possiamo annunciare con orgoglio che ogni segreto è stato svelato: Alessandro Bianco è il suo nome ed è finalmente stato fermato. Il blitz della Polizia è avvenuto nelle prime ore del mattino a Torino. Dopo un lungo inseguimento e un feroce scontro a fuoco consumatosi tra le vie del centro città, hanno perso la vita Alessandro Bianco, fondatore e capo della banda del Tweed, e i suoi tre complici. I fratelli Claudio e Davide Scalzi, conosciuti nell’ambiente con i soprannomi di Ucio e Febo, e Camilla Zorzi erano tutti incensurati. La banda era specializzata in falsificazione di mobili antichi e opere d’arte. Ma il quartetto non si ferma a questo, negli anni compie una lunga serie di violenze e rapine spargendo il terrore nelle colline del nord ovest d’Italia. Il merito dell’ottimo risultato ottenuto è da attribuirsi all’ispettore capo François Leblanc e alla sua squadra, alle calcagna della banda da quasi un ventennio. I malviventi erano sempre riusciti a sfuggire alla giustizia, ma questa mattina Torino può finalmente tirare un sospiro di sollievo. Nei prossimi giorni il Capo della Polizia Arturo Vanni premierà con un encomio solenne l’Ispettore per l’ottimo contributo offerto all’intera nazione. È proprio il caso di dirlo: la Giustizia ha fatto il suo corso.

 

«Se lei è qui, mio buon ispettore, presumo che abbia ricevuto il mio messaggio.»

Il padrone di casa invitò il poliziotto a sedersi.

L’altro non si scompose ma estrasse dalla giacca un foglietto ripiegato in quattro, abbandonandolo sul tavolo con disprezzo.

L’anziano osservò il lembo di carta ma decise di ignorarlo.

«Gradisce un caffè o una tazza di tè?»

«Gradirei sapere perché sono qui» rispose Leblanc con la sua tipica inflessione francese, ultima traccia di una lontana giovinezza a Lione. Erano ormai più di vent’anni che viveva nel capoluogo piemontese, tutti spesi nel tentativo di rintracciare e acciuffare l’Uomo in tweed. L’accento che aveva messo in valigia per seguire Paola in Italia non lo aveva abbandonato e non aveva mai fatto nulla per liberarsene.

«È tutto scritto lì.»

«Non mi prenda in giro, Rocco Pedrelli, non lo merito.»

L’uomo fu piacevolmente sorpreso nel constatare che il poliziotto ricordasse il suo nome.

Raccolse il foglietto e lesse con attenzione le poche righe in esso contenute.

 

Caro ispettore, sono certo che lei sia un uomo rispettoso, onesto e un degno difensore della legge.

Proprio per questo motivo mi sento in dovere di farle notare quanto ciò che è avvenuto ieri tra le strade della sua città sia ingiusto e deplorevole per l’intera comunità. Ha perseguitato un uomo innocente.

Se vuole conoscere la verità sull’Uomo in tweed, l’aspetto in via dei Cigni 12.

Suo, come sempre

A.B

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