Descrizione
Gli otto racconti – più un’appendice, omaggio allusivo a Roald Dahl – della presente raccolta formano un macrotesto nei cui intrecci diversissimi convivono tematiche ricorrenti, caratterizzate dal comune denominatore del paradosso tragicomico.
In un vortice spazio-temporale nel quale si alternano passati prossimi (Il sogno premonitore di Witold Grudsinzki) e futuri possibili (Sambadrez) a un oltretomba dantesco nei quali trionfano le stravaganze erotiche (Ordalia Infernale), spiccano crudeli storie di autoaffermazione mediatica che diviene gogna involontaria (Straforo, ispirato a una vera candid camera degli anni sessanta), sciarade clericali improntate alla sopraffazione sessuale (La Confessione) e manicomi nei quali si cerca, senza soverchi sforzi, di curare aberrazioni esilaranti (La Clinica).
In breve, la raccolta riunisce una serie di farse ilari e commedie nere i cui finali crudelmente beffardi sono congrui, se non addirittura equi, nella logica delle trame. Si tratta di una struttura rigorosamente aperta – come nel racconto omonimo che dà il titolo a questo libro – alle invenzioni e ai colpi di scena e che si pone come palcoscenico astratto sul quale si agitano personaggi di varia natura; guitti estrosi ma disperati, cardinali lubrichi, danzatrici ambiziose e politicanti in parabola discendente.
Il registro dissacrante delle storie non risparmia alcun protagonista, poco importa se vittima o carnefice, odioso o affascinate, perché, come ha affermato il fisico Norbert Wiener, noi siamo naufraghi nello spazio su un pianeta votato alla morte.
Un pianeta che ospita un’umanità caduta nel gorgo della propria euforia annichilente, unica labile certezza davanti all’arbitrio del caso beffardo.
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