Descrizione
Presentazione di Consuelo Taccani
Il rifiuto del diverso può legittimare a uccidere?
Con Sortilegio d’aprile Stefano Santarsiere ci offre una storia di intensa e magica suggestione.
Nicola Gregori (Nik), ora docente quarantenne, è stato un giovane violento. Questo suo passato, mai confessato alla moglie, riaffiora un giorno, quando nella sua classe arriva Hamid.
Il racconto di Santarsiere è uno strumento di impagabile, intima riflessione. È prorompente la voce della sofferenza quanto forte è il senso di impotenza che, di fronte a tanta violenza, può provare l’animo del lettore più sensibile.
Il racconto trasuda odio e ricerca vendetta e verità. E quella verità che il lettore sente di volere, di dovere conoscere, Santarsiere la riserva alla fine, senza toglierci la possibilità di costruirla riga dopo riga, parola dopo parola.
Il finale è intenso, inflessibile, come densa di magico realismo è l’intera storia; l’animo del lettore non trova più via di fuga.
Sortilegio d’aprile propone con una scrittura essenziale ma non arida, moderna ma non grossolana, il riscatto di un giovane nero ucciso da chi odia il colore della sua pelle; con una descrizione asciutta e struggente esplora lo spazio di due esistenze che si scontrano e rincontrano.
La brevità del racconto denota l’abilità dell’autore a sviluppare la sua idea creativa con concisione ed essenzialità seguendo una univoca direzione narrativa e consentendo quindi al lettore di non distrarsi.
Sortilegio d’aprile è un racconto denso, vero, drammaticamente imperdibile.
INCIPIT
Un sussulto lo svegliò.
Ma non aprì gli occhi, respirò e avvertì un sentore pastoso nella bocca. Ebbe anche un rigurgito di immaginazione sospesa, un lampo onirico che svaniva dietro le palpebre chiuse. Piastrelle macchiate di scuro e un’eco stridula in lontananza: residui di un sogno che si dissolveva.
Poi sua moglie venne a muovergli una spalla.
“Ehi…”
“Hmmm…”
“Dai, pigrone. Sono in piedi da mezz’ora.”
Stavolta aprì gli occhi.
“E la sveglia?” Gli era venuta fuori una cosa tipo ‘elaèllia?’
“Suonata da un pezzo. Ma cos’hai stamattina?”
Nik scostò le coperte. Avvertì un freddo inatteso in tutto il corpo e un lezzo di sudore venir fuori in una ventata.
“Perché non mi hai svegliato?” esclamò scendendo dal letto. “Ho lezione alla prima ora.”
“Come alla prima ora! Oggi è martedì.”
“De Giorgi mi ha chiesto uno scambio per motivi personali. Mi sono dimenticato di dirtelo.” Le persiane erano socchiuse e lui le tirò su, la luce lattiginosa dilagò nella camera. Sentiva ancora freddo e non volle aprire la finestra.
“Stanotte ti sei agitato,” disse Susi. “Non sapevo se stavi facendo un brutto sogno o era ancora febbre. Perciò ti ho lasciato risposare.”
“Mi dovevi svegliare.”
“Magari se mi avverti dei tuoi cambi di orario…”
Si era infilato i pantaloni e stava rovistando nell’armadio in cerca di una camicia. Poi vide sua moglie in piedi davanti allo specchio, alle prese con la crema idratante, e si rabbonì.
“Ti ho disturbata stanotte?”
“Ma no. Non deve essere durata troppo, altrimenti ti avrei svegliato.”
Le si avvicinò e la prese per i fianchi, le appoggiò le labbra nell’incavo del collo.
“Piantala.”
“È che ho sempre voglia di sentire quel tuo profumo al mattino.”
“Anche quando sei in ritardo?” gli rispose lei.
“Scusa…”
Lei si voltò. “Se si vede che hai dormito male…”
Nik si guardò allo specchio. Era pallido, aveva occhiaie profonde.
“Non sarà colpa del tuo sformato?” sussurrò in tono pensoso.
Lei gli diede uno schiaffetto sul braccio. “Ehi! guarda che m’offendo. Lo sai quanto ci ho impiegato?”
“Massì, lo so bene,” le baciò il collo godendosi il profumo. “Vado a buttarmi un po’ di acqua in faccia, almeno.”
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