Quasi sedici!

4,99

Formato: Epub, Kindle

Autore: Beppe Forti

Note sull’autore

COD: ISBN 978-88-6690-060-3 Categoria: Tag:

Descrizione

Nei libri per ragazzi di Beppe Forti si potrebbero individuare due distinti filoni: nel primo lo scrittore affronta temi d’attualità come la guerra, la droga, il bullismo, trovando sempre la chiave narrativa giusta per coinvolgere il giovane lettore dalla prima all’ultima pagina. Nel secondo, invece, si fa prendere la mano da una vena più affabulatrice e avventurosa, pur senza mai tralasciare un irrinunciabile intento formativo di cui ogni opera di narrativa rivolta ai ragazzi dovrebbe essere permeata.

È a questo secondo filone che appartiene “Quasi sedici!”, nel quale si narrano le avventure di Francesca Martini, un’inquieta adolescente di quindici anni che studia poco e male, ha un pessimo rapporto con il mondo degli adulti e possiede una straordinaria predisposizione per mettersi nei guai. La sua è una famiglia dimezzata: non ha mai conosciuto il padre e porta il cognome della madre con la quale è in perenne conflitto. Un giorno, cedendo alle sue insistenze, la mamma le rivela l’identità del padre e le mostra una cartolina che l’uomo le ha spedito oltre quindici anni prima da uno sperduto paese del Sud America nel quale era emigrato per fare fortuna. Oltre ai saluti, sulla cartolina c’è un indirizzo e Francesca concepisce un piano per ritrovare il fantomatico genitore che, forse, è del tutto ignaro della sua venuta al mondo.

La ragazza si accorge che sul nuovo passaporto della madre, appena ritirato dalla questura, c’è un errore nella data di nascita che la ringiovanisce, attribuendole diciotto anni anziché trentotto. Approfittando della loro straordinaria somiglianza, della foto sul documento un po’ sfocata e barando sulla propria età, Francesca s’impadronisce del documento e fugge di casa imbarcandosi sul primo aereo in partenza per il paese sudamericano in cui conta di trovare notizie del padre.

Una volta arrivata, la ragazza si accorge di essere piombata nel posto più sottosviluppato di tutta l’America Latina e vive una serie di avventure che la porta a districarsi in un ambiente degradato e pieno di insidie, tra piogge tropicali, fiumi in piena, minatori inferociti, trafficanti di droga, bestie feroci e resti di antiche piramidi Incas. Alla fine ritrova il padre che, tuttavia, si rivela molto diverso dalla mitica figura che la ragazza s’era immaginata. Di fronte alla sua palese inaffidabilità, Francesca rivaluta la forza di volontà e l’amore della madre che, pur tra mille problemi, ha deciso di allevarla da sola.

Negli altri suoi libri per ragazzi Beppe Forti tende sempre a inserire qualche tipo di messaggio. In “Quasi sedici!”, invece, si lascia trascinare da un puro e semplice divertissement narrativo che costringe il lettore a continuare a leggere per “vedere come va a finire”. L’unica sua “tesi” in questo lavoro, forse, è che accanto allo stereotipo che vede la famiglia formata da un padre, una madre e dei figli, nella nostra società esistono ormai, e hanno pari dignità, altri modelli familiari, come il pittoresco gruppo allargato in cui si troverà inaspettatamente a vivere Francesca Martini alla fine del romanzo.

“Quasi sedici!” è stato scritto per lettori dai tredici ai sedici anni, ma è ugualmente godibile da un pubblico più maturo.

INCIPIT

Fino a quel giorno Francesca ne aveva combinate di tutti i colori, ma questa le mancava proprio. Prima di allora, infatti, non le era mai successo di ritrovarsi all’una di notte in un commissariato di polizia, guardata a vista dallo sguardo accigliato di un agente pieno di sonno. Non c’erano riviste da sfogliare in quella spoglia sala d’aspetto e la stretta panca su cui stava seduta non avrebbe potuto essere più scomoda di com’era. Dopo due ore d’attesa si sentì il fondoschiena piatto come un asse da stiro, ma non appena accennò ad alzarsi per sgranchire le gambe, il poliziotto la fulminò con lo sguardo.

— Seduta! — le intimò.

— Ma io… — provò a protestare lei massaggiandosi una natica indolenzita.

— Seduta! — ripeté l’agente con l’aria di chi non ammette repliche.

Raramente Francesca subiva un’imposizione senza protestare. Chiunque provava a contrapporsi a lei, madre, insegnante o amica che fosse, si trovava impelagato in un lungo ed estenuante dibattito al quale non c’era modo di mettere fine se non con l’imbestialirsi o con il cedere. Quella volta, però, Francesca comprese subito che non era né il momento né il luogo per piantare una grana e si rimise a sedere senza fiatare.

Il poliziotto di guardia aveva l’aria assente di chi sogna la fine del turno di notte per rifugiarsi sotto le lenzuola. Un sogno talmente reale, che ogni tanto perdeva il controllo delle palpebre e le lasciava calare sugli occhi per qualche istante, in perfetta sincronia con il mento che gli pencolava sul petto. Il distacco dalla realtà durava non più di due o tre secondi, poi l’agente se ne rendeva conto e si scuoteva. Si guardava attorno con aria colpevole, gettava furtivamente lo sguardo sulla ragazza e, vedendola ancora al suo posto, tirava un sospiro di sollievo. Se fosse dipeso dall’agente, l’avrebbe sbattuta in cella di sicurezza senza pensarci due volte, ma il commissario aveva il cuore troppo tenero, e ora toccava a lui tenerla d’occhio in corridoio in attesa che qualcuno si facesse vivo a riprendersela. A un tratto, in uno dei suoi piccoli cedimenti al sonno, l’agente iniziò perfino a russare e Francesca si lasciò sfuggire una piccola risata, dimenticando per qualche istante dove si trovava e perché.

— Che ridi a fare? — la rimproverò l’agente tornando improvvisamente in sé.

Il sorriso della ragazza si spense in un nanosecondo. Quell’uomo aveva ragione, non c’era proprio niente da ridere. Una pattuglia l’aveva beccata con due amici mentre scorrazzavano in auto a più di cento all’ora in pieno centro, e nessuno di loro aveva la patente. Non poteva averla Francesca, poco meno che quindicenne, ma nemmeno i due ragazzi che lei credeva più grandi e che invece avevano appena diciassette anni, nonostante le arie da uomini fatti e vissuti che si erano dati quando li aveva conosciuti nel cortile della scuola qualche giorno prima.

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