Descrizione
Dalla solitudine della sua personale tricea, Lu Paer ci racconta la gioia di vivere che appartiene agli animali, all’erba, agli alberi. Per gli uomini è solo un’illusione, troppo impegnati a fuggire dal dolore, finanche dalla memoria della sofferenza.
Il dolore, però, non è mai fine a se stesso, ma è invito a vivere il presente nel rispetto di sé e dei propri ideali.
Una poesia limpida, sincera, sofferta.
Forse
Forse sono sempre stata un poeta
per tutti i vagiti incompresi che ho urlato alla vita
Forse sono sempre stata un poeta
per tutte le volte che ho allestito squadre di calcio
coi compagni di scuola grassi o claudicanti che nessuno voleva
Forse sono sempre stata un poeta
per tutte le volte che senza riserve ho creduto possibile
cambiare il mondo
Forse sono sempre stata un poeta
per tutte le volte che mi sono salvata
perché le vite dei poeti son guidate dalle stelle
Ora forse sono un poeta
perché vomito parole che non posso fermare
e ho un fremito nelle mani
a raccontare oltre i muri.