Nubi, Spettri e Mulini a vento

4,99

Formato: Epub, Kindle

Autore: Marina Atzori

Note sull’autore

COD: ISBN 978-88-6690-342-0 Categoria: Tag:

Descrizione

Scalpelli pietre e sculture di A. Leonelli

Una pietra, senza scalpelli e scultore, è destinata a rimanere pietra. Uno scalpello, senza pietra e scultore, è destinato a rimanere solo uno strumento. Uno scultore, senza pietra e scalpello, è destinato a rimanere un artista potenziale inespresso.

Questa raccolta, che ci parla con un linguaggio estremamente diretto, affronta molteplici tematiche base e lo fa mantenendo una sua coerenza stilistica che, come dicevamo, non è frutto di una sola ricerca fatta “ad hoc” per la poesia ma figlia di una ricerca stilistica dell’autrice in toto. Non è figlia del bisogno momentaneo ma è patrimonio dell’autore in ogni suo scritto, poetico o in prosa. Ed è proprio questo che le permette di affrontare con naturalezza entrambi i campi della scrittura: la sua ricchezza di strumenti. Ma come ben sappiamo, gli strumenti senza l’artista non rendono lo scrivere arte. Per quello ci vuole l’anima, la sensibilità ed una consapevole conoscenza di sé. Marina, in veste di poetessa, ci dimostra che di poesia ce n’è ancora, basta scoprirla in sé e non aver paura di condividerla con gli altri.

L’esordio in poesia di Marina Atzori si poteva, in un certo senso, preventivare leggendo quello che ha già prodotto in prosa. La sua è una poesia originale, fresca, che, anche se spogliata dal linguaggio aulico che caratterizza spesso molti poeti, anche moderni, non perde di significato in nessuna maniera.

L’esprimere la poesia in versi liberi, sconfinando, ma solo a tratti, nella prosa, è indice di una libertà e di una maturità che va a esprimersi oltre i canoni prescritti dalle “regole poetiche”. Al di fuori delle composizioni che danno il titolo alla raccolta, voglio citare Pietra”, una poesia molto breve ma che affronta due concetti in modo molto particolare e ribalta il punto di vista dell’umano sulla materia, trasfigurando gli stessi sentimenti in quelli provati dalla pietra stessa.

La sua silloge “Nubi Spettri e Mulini a vento” è composta da poesie scritte in un linguaggio attuale, quasi quotidiano, come l’esprimersi della vita di ogni giorno e rende, attraverso le sue costruzioni, l’idea di una personalità riflessiva e attenta. Si dimostra intimamente consapevole di ciò che la circonda e ha ben chiaro in mente, anche se le scaturisce spontaneo, uno stile linguistico personale. Diretta e incisiva, ci porta a vedere il mondo attraverso la sua sensibilità fine e ricercata anche se, dicevamo, immediata e naturale.

Il titolo della raccolta è mutuato dall’unione dei titoli di tre delle poesie che la compongono.

Da Nubi” traggo la chiusa

Vestita di nubi

aspetto il temporale

Come a dire che il mondo esterno e gli eventi che accadono si riflettono all’interno di ognuno. Ognuno di noi è anche cielo e ogni temporale del mondo esterno, in qualche modo, ci colpisce con le sue piogge scroscianti, con tuoni e fulmini. Al contempo, ognuno di noi è anche responsabile di ogni temporale che per primo scatena.

Da Spettri” ho estratto una frase, ma forse non la più significativa perché un estratto è fuori contesto. Va letta nell’interezza per compiere un percorso arduo, ricco di delusione e sofferenza: una poesia che definirei violenta nel suo esprimere rabbia e frustrazione.

Te ne vai

uomo senza volto

di me sai poco

di me ti sei preso tutto

L’abbandono da parte di uno sconosciuto che poco interesse ha per la sua “vittima”, che lascia priva di qualunque cosa. Un razziatore, quasi un vampiro che abbandona una sventurata, esanime e dissanguata, priva di qualunque energia vitale. Ma mettersi ad analizzare una semplice frase di questa poesia, estraniandola dal resto dei versi, la impoverisce di forza e significato. L’impatto della sua interezza è una sferzata e lascia il segno.

Da Mulini a vento” cito

Degli scudieri

non possiedono il coraggio

inermi affrontano il vento

Qua, nonostante i protagonisti siano i mulini a vento, il punto di vista è quello di chi assiste a una lotta dall’esterno: sono i mulini che lottano per proteggersi dall’attacco di un vento fatto di quei ricordi che cercano di respingere. Tuttavia, sono solo mulini, costretti da ciò che dà loro forza, le fondamenta, a subire un attacco senza la possibilità di fuggire. Imponenti strutture, solide e inamovibili, prigioniere del proprio essere così massicce e costruire per resistere a tutto, fragili e forti allo stesso tempo. Pensandoci, è una situazione che, anche nella realtà, molti sono costretti ad affrontare, a causa di correnti improvvise e avverse.

Adesso che la scultura è finita, l’artista si chiede da dove lui stesso abbia potuto trarre l’opera. Ma l’opera semplicemente era già presente nella pietra, è stato il talento dello scultore a trarla dalla sua forma bruta e renderla arte.

Così ha fatto la nostra poetessa, lavorando sul materiale contenuto nell’anima e rendendolo opera plasmata attraverso gli strumenti della sua sensibilità e conoscenza della parola (i suoi scalpelli). Adesso quest’opera è destinata a essere vista e apprezzata dal pubblico, mediante la lettura e l’interiorizzazione dei contenuti espressi tramite la complessa semplicità dei versi poetici che l’autrice ha scolpito per noi.

Andrea Leonelli

INCIPIT

Nubi

Nubi dietro e davanti al cielo

nubi dentro e fuori dal cuore

Mi sento mutevole

come il tempo

Vestita di nubi

aspetto il temporale

***

Rugiada e brina

È mattina nei pensieri

foglie ricoperte di zucchero

rintanate nell’ombra del bosco

a godersi il silenzio

È mattina nell’anima

alberi e gocce

radici e germogli

rugiada e brina

riposano sulle rocce

1 recensione per Nubi, Spettri e Mulini a vento

  1. Oliviero Angelo F

    Un esordio poetico che lascia il segno

    Questo esordio poetico della bravissima Marina Atzori lascia indubbiamente il segno. “Nubi, spettri e mulini a vento” è una silloge nuova, fresca, intensa e originale per cifra stilistica e lessicale.
    Le parole sono amiche della Atzori e le si possono incontrare in ogni pagina di questa silloge al meglio del loro immenso potere creativo ed evocativo.
    Poesie scritte in un linguaggio apparentemente semplice ma altamente incisivo, ed ogni immagine si lega inesorabilmente a sensazioni tattili ed organolettiche che possiamo intimamente decodificare. Filo conduttore rimane sempre la Natura, vera musa ispiratrice della scrittrice e Poetessa, come lei stessa vuole rimarcare nel suo presentarsi in questa veste sfolgorante e per noi inedita. Già nel titolo è intrinseca la natura di questo viaggio esplorativo dentro “ed oltre” sé stessa.
    Una silloge ricca di metafore che inebriano il percepire di ogni lettore attento a questi versi e soprattutto alle pause riverberanti tra una riga e l’altra.
    “Nubi” a rispecchiare i momenti non trasparenti nei quali sapersi guardare dentro non è mai stato facile, “spettri” quali fantasmi del passato che sanno fermarci nei nostri tentativi di volo e “Mulini a vento” quali conflitti interiori tra contrapposti stati d’animo che ostacolano la libertà di vivere pienamente se stessi, lasciandoci “prigionieri della corrente”.
    Con questa silloge Marina Atzori si offre realmente per la persona che è o comunque che sente di essere, al netto di parole che sa ottimamente ed emotivamente addomesticare: “…Fuori dalle pagine tuona il dolore/ Nube e paura/ Questa sono io”.
    Ma nella contraddittorietà tipica della Vita vera, dell’Esistenza, Marina Atzori sa identificarsi ed elevarsi proprio nello scrivere: “( …) per una volta io scrivo/ scrivo e mi sento vera, stabile, dritta sulla schiena/ come un soldato che torna a casa/ Scrivo/ mi copro/ di vita/ di eternità.” (Gocce)
    Amo realmente questa silloge e la forza che da essa ne scaturisce, la forza vitale, creativa, evocativa, l’immenso potere della parola specchio sincero dell’anima. Poesie testimoni di un crescere esistenziale, di un cadere e di un rialzarsi caparbio e tenace, di un amore come “acqua limpida di sorgente/ sgorga, sconvolge, passa attraverso/ investe e asciuga/ scalda il corpo come un raggio di sole/ è audace/ forte/ caparbio/ non tocca mai il fondo/ mi avvicina a sé …”, un amore che Marina sa riscoprire accanto a sé stessa.
    Marina Atzori erroneamente non si considera poeta ma lo è in ogni sua infinitesimale molecola d’inchiostro che ci offre perché la parola scritta la vive come libertà assoluta e ad essa nulla preclude. Emblematici gli ultimi versi di questa sua meravigliosa silloge meritatamente premiata al Concorso poetico proprio della Casa Editrice E.E.E. :
    “La poesia è come un vaso capace e generoso/ si confida con il mondo al posto mio/ si riempie di vuoti e non è mai sazia.”
    Certamente non sazio del mio poterla leggere lo sono io. Chapeau, Marina!

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