Descrizione
Lisbona, marzo 1574: caracche e galeoni salpano verso oriente. Tra i passeggeri che affrontano la perigliosa traversata fino all’India e oltre, c’è il gesuita Alessandro Valignano. Gli è stato assegnato dal Generale della Compagnia l’incarico di Visitador (ispettore) delle missioni in Africa e Asia. Si avvera per lui il sogno di una vita, abbandonato dopo una giovinezza turbolenta e poi riapparso, quasi suo malgrado: varcare gli oceani fino al remoto Japòn.
Oda Nobunaga, il signore della guerra che sta riunificando il paese, protegge i cristiani. Questi però non sono che pedine nel gioco politico/militare dell’epoca e rischiano di essere sacrificati a ogni nuovo sviluppo. Il personaggio più temibile è lo stesso Nobunaga, che lunghi anni di lotta per la supremazia hanno trasformato in un tiranno sanguinario.
Alessandro si prepara all’incontro cruciale con Oda Nobunaga ma proprio in quel momento, il destino aprirà sotto i suoi piedi la trappola di un ricordo.
– I –
Giappone, fortezza di Sawayama
1° anno di Tensho, annuncio d’autunno (agosto 1573)
«Cosa vuoi, tu? Chi sei?»
Isono Kazumasa, comandante della fortezza, squadra perplesso l’uomo di fronte a lui. Le guardie gli hanno tolto le spade, gli frugano addosso in cerca di armi nascoste, eppure quello continua a chiacchierare come se fosse tra amici.
«Vi siete dimenticato di me, Isono-san? Sono Hashiba Hideyoshi: ci incontrammo in battaglia, tre anni fa. Quel giorno i vostri uomini sembravano inarrestabili. I miei fecero una pessima figura, invece… oh, ma in seguito li ho addestrati a dovere! Se li doveste affrontare adesso, non ve la cavereste tanto facilmente.»
Isono ha sentito parlare di questo Hideyoshi, il senza casta che è diventato uno dei generali di Nobunaga, però non ricorda di averlo mai visto. Si è presentato al cancello chiedendo di lui, ha accettato di entrare nella fortezza da solo: davvero strano.
«Dev’essere un impostore» sussurra il capo delle guardie. «Una spia, venuta a tenderci qualche tranello.»
«Le mani» risponde lui in un bisbiglio. L’uomo le tiene alzate sopra la testa: entrambe hanno un dito in più sotto l’attaccatura del pollice. Pare che Nobunaga, il suo signore, si rivolga a Hideyoshi chiamandolo “sei dita” oppure anche “scimmia”. Il secondo soprannome non è meno azzeccato: la faccia piatta dell’uomo, la sua statura bassa, lo sguardo curioso degli occhietti scuri fanno davvero pensare a un babbuino.
«Che vuoi?» ripete Isono con diffidenza. «Se hai qualcosa da dire sbrigati, sono molto occupato.»
«Mi spiace farvi perdere tempo» risponde Hideyoshi con aria contrita. «Mi rendo conto che è una cosa insolita tra chi combatte in schieramenti opposti, ma vorrei farvi un favore.»
«Davvero?» Isono scoppia a ridere: suo malgrado, trova simpatico quello sfacciato. «Sentiamo cosa ti sei inventato per cercare di ingannarmi.»
«Non c’è nessun inganno!» protesta l’altro abbassando le braccia: la perquisizione è terminata. «Si tratta di questo: abbiamo conquistato un fortino degli Asai dove c’erano alcuni prigionieri. Tra gli altri una donna, che sostiene di essere vostra madre.»
Isono trasalisce. Un ordine emanato tempo addietro da Asai Nagamasa faceva i nomi di alcuni vassalli, compreso il suo. Dovevano consegnare in ostaggio un parente stretto, che sarebbe stato crocefisso “qualora il vassallo in questione non si fosse dimostrato all’altezza dei suoi compiti”.
«Andrò io» aveva detto sua madre. «Ho vissuto abbastanza.»
Da allora Isono aveva fatto l’impossibile per evitare che la fortezza fosse presa dai nemici.
Della madre non aveva più saputo nulla.
«Non è studiata male» risponde, fingendosi divertito. «Suppongo che in cambio di questa donna, chiunque ella sia, mi chiederai di consegnarti la fortezza: puoi scordartelo, non sono un traditore.»
L’uomo dalle sei dita apre le braccia. «Isono-san, io non vi ho chiesto nulla! Vi rendo vostra madre senza condizioni.» Abbassa la voce. «La poveretta mi ha raccontato tutto. Possibile? Asai Nagamasa ripaga così il valore che avete mostrato in battaglia? La guerra rende crudeli, ecco: ma non è giusto, non verso un uomo come voi.»
Dentro di sé Isono è più che d’accordo. Cova rancore per il ricatto di Nagamasa, però non è così sciocco da ammetterlo di fronte a un nemico.
«Ti sbagli, Hideyoshi. Il mio signore non imprigiona i parenti dei vassalli.»
«Allora vi chiedo scusa di nuovo» sorride l’altro. «Sarà una stordita che non ricorda più neppure il proprio nome: l’avevano dimenticata lì nei sotterranei, senza acqua né cibo. Mia moglie Nene ha fatto ciò che poteva per lei, ma sono prove molto dure alla sua età.»
«Frottole!» sbotta Isono. «Non ti credo.»
«Ah, l’avevo previsto, siete un uomo prudente… se guardate nella borsa che i vostri uomini mi hanno preso, troverete un pettine. Lo avevate regalato a vostra madre quando compì cinquant’anni.»
«Datemi quella borsa» ordina Isono.
La rovescia. Tra sacchetti porta amuleti, micce per archibugio e cianfrusaglie c’è davvero l’oggetto, che riconosce subito: un pettine laccato su cui è scritto in argento il nome di sua madre, Masako.
«In ogni modo basta guardare fuori» aggiunge Hideyoshi in tono amichevole «l’ho portata qui».
Isono sale di corsa la scala della torretta. A un centinaio di passi dal cancello ci sono gli uomini di Hideyoshi. Tra loro si vedono due donne: una giovane vestita come un samurai, e…
Sembra davvero lei! Che storia è questa, dannazione?
«Portate su il prigioniero!» grida. Quando arriva, Isono sfodera il katana.
«Di’ ai tuoi scagnozzi di lasciarla subito» ringhia. «Deve venire da sola fino al cancello… e se qualcuno si azzarda a farle del male, bada che t’infilzo.»
«Va bene, va bene! Non c’è bisogno di agitarsi così.»
Mentre lui lo tiene sotto tiro, Hideyoshi si affaccia dal parapetto e urla: «Fate venire al cancello Masako-san, da sola!»
Le due donne si rivolgono un inchino, poi la più anziana si incammina verso la fortezza. Con il fiato sospeso, Isono si aspetta che le arrivi una freccia o una pallottola, ma non succede niente.
«Cosa aspettate?» grida ai suoi. «Fatela entrare, svelti!»
C’è il rumore del cancello, aperto e subito richiuso. Lui fa cenno a Hideyoshi di precederlo giù: gli sta alle costole con il katana in pugno ma quando arriva nel cortile, rinfodera e le corre incontro.
«Mamma! Siete proprio voi?»
«Perché, cosa ti aspettavi, Kazumasa?» chiede la donna con aria stupita. Poi si accorge della presenza dell’altro e si lascia cadere sulle ginocchia malferme. «Grazie, Hideyoshi-dono! Vi sono debitrice, in questa vita e per sempre. Kazumasa, il signore è un tuo amico, suppongo: non hai mai avuto amico migliore, te lo dico io.»
«Diciamo piuttosto un nemico leale» ridacchia Hideyoshi. «Bene, sono contento di avervi riunita a vostro figlio. Vi auguro di trascorrere ancora molti anni insieme, benché non sia probabile.»
«Cosa vorresti insinuare, tu?» sibila Isono, sentendo riaffiorare i suoi sospetti.
La madre gli rivolge un’occhiataccia. «Kazumasa, come ti permetti di parlare così a chi mi ha salvato la vita? Nemico o no, verso di me si è comportato bene: mentre il tuo signore…»
«Mamma, ne parleremo dopo» bisbiglia lui. Poi si rivolge a quell’essere scimmiesco in tono del tutto diverso. «Perdonate la mia scortesia, Hideyoshi-san. Posso sapere a cosa alludevate?»
«Stiamo tornando dal nord con la testa di Asakura Yoshikage, il vostro alleato. Gli Asai sono destinati alla sconfitta.» Hideyoshi si inchina alla donna. «Peccato, Masako-san! Se vostro figlio fosse ragionevole, Oda Nobunaga gli assegnerebbe un ricco feudo. Non insisto, Isono-san è un uomo d’onore. Preferisce sacrificare la sua vita, la vostra e quella dei suoi figli, per Asai Nagamasa… tanta lealtà in un vassallo è davvero ammirevole. Posso andare?»
Infila alla cintura la spada lunga e quella corta, che le guardie gli rendono. Isono gli restituisce la borsa, dopo avere aggiunto al contenuto qualche pezzo d’argento. Hideyoshi ne tira fuori il pettine.
«Questo appartiene a vostra madre: ecco, Masako-san, credo che sia prezioso per voi.»
«Datelo alla cara Nene perché si ricordi di me, con tutto il mio affetto» risponde lei commossa.
«Grazie, lo apprezzerà.» Si rivolge al comandante. «Isono-san, vi prego di tenere segreta questa faccenda: il mio Signore non tollera la pietà verso i nemici. Eppure, come potevo non provarne? Foste stato al mio posto, di certo voi avreste agito nello stesso modo.»
Il cancello si riapre. Mentre varca la soglia sente gridare alle sue spalle: «Aspettate, Hideyoshi-san! Tornate dentro, vi prego, ho alcune cose da chiedervi».
Sorride sotto i baffi: è quello che sperava.
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