Luisa e Fabio

22,00

Formato: Libro cartaceo pag. 308

Autore: Laura Valera

Note sull’autore

 

COD: ISBN: 978-88-5539-271-6 Categoria: Tag:

Descrizione

Luisa e Fabio, amici da sempre, hanno scelto entrambi di vivere in piccoli paesi di montagna, Luisa subito dopo il matrimonio con Marco, Fabio dopo anni di lavoro in giro per il mondo come giornalista freelance.

Alle soglie dei 50 anni, i due amici restano in contatto soprattutto tramite internet, per scambiarsi opinioni, impressioni, raccontarsi l’una all’altro per vedere più chiaramente in se stessi.

Ma è davvero possibile l’amicizia uomo-donna? Si può essere completamente autentici con qualcuno, senza bisogno di innalzare barriere difensive?

Laura Valera esplora con profondità e delicatezza il tema dell’amicizia, del radicamento in un luogo come scelta di vita, e i rapporti di coppia, le relazioni che ci fanno stare bene.

INCIPIT

1 – Luisa, febbraio 2022

 

 

Accidenti, se non prendo sul serio questa scritta, “memoria piena”, che appare e scompare sullo schermo del cellulare, di punto in bianco mi lascerà a piedi e non riuscirò più a mandare nemmeno un messaggio. Ignorarla mi sa che non paga, ma io svio, odio perdere tempo con tutti questi marchingegni tecnologici che mi assediano la vita!

Odio e amore.

Opportunità e limiti.

Ma le troppe opportunità non sviliscono la libertà, come un tranello costruito ad arte? Forse, chissà: irretiti, siamo, interconnessi, e l’istinto di fuga talora prende il sopravvento, come una scintilla che riattizza il fuoco, e allora l’unica libertà possibile pare tirarsene fuori, sconnettersi.

È dunque un atto furtivo inconscio di ribellione, questo mio ignorare l’avvertimento del cellulare, come quando lo dimentico a casa ed esco senza.

Leggera.

Come sarebbe vivere senza?

Fuori dal mondo, ma quale mondo? Resta un mondo fuori dalla rete?

Comunque sia, mi conviene darci un taglio a queste elucubrazioni mentali, piantare i piedi ben fissi a terra e soprattutto fare un po’ di pulizia tra tutti questi messaggi: ecco, basta selezionare tutto e cliccare sull’icona del cestino: voilà, fatto!

Che brivido, sadico piacere: puff! e migliaia di parole si volatizzano nel nulla, un punto di non ritorno; che poi è ciò che succede anche quando si parla, no? Dove se ne vanno, una volta dette, le parole? Nell’aria? O nel cuore degli altri? O forse creano connessioni tra i neuroni e si trasformano in azioni, cambiano la realtà. Le parole diventano azioni? Forse sì, talvolta, come un “grazie”, “prego”, “scusa”.

Fatto, ora ho eliminato un sacco di foto, e anche i video che mi hanno inviato, tutto nel cestino e non pensiamoci più, che poi la gran parte non li ho neppure mai guardati, figurarsi se lo faccio adesso!

O mamma, la chat con Fabio!

No, questa no, non la cancello! Tutto tace da più di un mese, chissà come sta, che combina. Sarà più di un anno che non ci incontriamo e il solo filo che ci tiene legati sono questi messaggi e le mail, ci sono anni di nostre conversazioni impresse qui, parola su parola.

No, non la cestino la nostra chat, anzi, mi viene voglia di rileggerla, sarebbe come fare un viaggio attraverso i miei pensieri di questi ultimi tempi, in gran parte condivisi con lui: tutti i tentativi di dare una forma, un ordine, o perlomeno provarci, in quel che vedevo, fuori e dentro di me; e Fabio sempre lì a leggere tutto quel che mi ribolliva in mente e riversavo qui, con la certezza, mai delusa, di una sua attenzione, un suo feedback, che diventava a sua volta uno stimolo per me.

Abbiamo mixato pensieri ed emozioni in parole qua dentro.

Anche se poi, riflettendoci, non posso essere altrettanto certa di che valore e significato abbia attribuito lui a questi scambi tra noi. Comunque non metto in dubbio la sincerità delle parole che ha scritto, anche se mancano i gesti, il tono a darmi il peso e l’emozione che ci sta dietro le parole, e le faccine, gli emoticon aggiunti qua e là, non bastano a renderne conto e a compensare la mancanza della sua presenza, in carne e ossa davanti a me.

Ogni volta che comunichiamo qualcosa, infatti, il contenuto è soltanto una minima parte del messaggio, poi, nei toni, i gesti, le pause c’è tutto il resto: come ti vedo, che significato do alla mia relazione con te, che importanza hai tu per me. Da qui non si scappa; e allora farei bene anche a chiedermi perché mai scrivo a lui tutte queste cose e non a qualcun altro? Forse perché penso che gli interessi quel che dico, e mi sento ascoltata, altrimenti probabilmente non lo farei. Non mando a tutti gli stessi messaggi, ho centinaia di contatti nella mia rubrica ma, stringi stringi, a ben guardare, le persone con cui scambio messaggi più spesso sono molto poche, uno sparuto gruppetto che a malapena occupa le punte delle dieci dita. Posso credere d’amare l’umanità, ma in concreto mi curo solo di poche persone, quelle con cui condivido pezzi di vita o l’intera vita.

Ecco, mi sono persa un’altra volta nei meandri dei miei pensieri e il tempo intanto sfugge: no, non cancellerò questa chat con Fabio, anzi, prima o poi la rileggerò.

Mi ha fatto bene in questi anni il nostro dialogo, mi ha aiutato a fare chiarezza, a darmi un ordine mentale. È stato come un avamposto di difesa frapposto a quel nemico invisibile che mi sembra voglia far della mia testa un frullatore, che mischia le parole e gira così in fretta, sminuzzandole, fino a farne una pappetta omogenea e indistinta: ma a me non piacciono i frullati e odio le salse!

Voglio tenere ben distinti gli ingredienti, io, sapere che sapore ha quel che mangio e da dove viene, e così è anche per i miei pensieri: ho bisogno di tenerli in ordine, di costruirmi rappresentazioni di senso, un orizzonte in cui muovermi, scegliere, agire. Non sono una che cavalca a caso l’onda che arriva, e nemmeno Fabio, perlomeno così a me pare che lui sia.

Ecco qui il suo ultimo messaggio, è di un mese fa.

 

Sto procedendo alla grande con i lavori, ci ho preso gusto! Guarda, non avrei mai immaginato di essere capace di costruirmi un impianto elettrico e tanto meno di abbattere un muro, ma con al fianco le persone giuste che t’insegnano, si impara. Mi sento come uno scolaretto che si emoziona quando riesce a dar forma di frase a un pensiero: ti fa sentire potente, abbattere un muro, scavare le canaline per farci passare i fili elettrici; sai, quando finivo un mio reportage e cliccavo l’invio sul pc per spedirlo al giornale, per quanto fosse esaltante, era diverso, forse perché non c’era di mezzo questa stessa fatica fisica e poi il vedersi tutti i giorni stagliato davanti agli occhi il risultato del lavoro che io stesso ho fatto, mi fa vibrare l’anima. Bello! Oramai non manca molto, sono a buon punto, chissà, forse tra qualche mese avrò finito e, se vorrai venire qui in Valsassina a trovarmi, sarò felice di ospitarti a casa mia! Vorrei vedere la tua faccia dal vivo nel momento in cui la vedrai. Stavo per inviarti qualche foto, ma resisto e non lo faccio, voglio che sia una sorpresa! Non l’avresti mai detto eh che mi sarei messo a costruirmi con le mie mani un nido tutto per me, in un buco di mondo, felice come una pasqua di starci, proprio io, un vagabondo come me, che ha girato mezzo mondo, e tu sai con che fare sprezzante stavo alla larga da quelli che fan di tutto per non staccarsi mai dal loro paese d’origine, fedeli seguaci dell’ideale dell’ostrica di Verga, e invece si cambia mia cara, si evolve.

E tu, come stai? Come va?

Buona giornata di sole, qui oggi è una meraviglia!

 

E io gli ho risposto dopo tre giorni, con calma.

Tanto non c’era nessuna fretta, nessuna novità di rilievo, la mia vita è abbastanza prevedibile e Fabio la conosce già. Lui sa dove vivo, è stato a trovarci in Valcuvia, e anche in biblioteca, ci teneva a vedere dove lavoro, dove trascorro i miei pomeriggi. Anche a cena da noi è venuto, due o tre volte, ha visto i nostri ragazzi, poi mi ha scritto che gli aveva fatto un certo effetto rivederli così cresciuti, quasi adulti oramai, lui li ricordava bambini, e con Marco erano forse vent’anni che non si vedevano né si parlavano più.

A quest’ultimo suo messaggio ho risposto con due frasi così, un po’ banali forse, e ho finito lì, un saluto e via.

Però ho glissato sul suo invito.

Chissà adesso come sta? E i lavori, li avrà conclusi?

No, non la cancello la nostra chat.

Ora devo muovermi o aprirò tardi la biblioteca.

Stasera magari gli scrivo.

 

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