L’esteta dell’albero dei limoni

3,99

Formato: Epub, Kindle

Autore: Renato Gattuso

Note sull’autore

COD: ISBN 978-88-6690-196-9 Categoria: Tag:

Descrizione

Vittorio Scuchi è un anziano collezionista di opere d’arte; in gioventù, ha acquistato per pochi soldi opere di autori allora sconosciuti, ma divenuti poi molto famosi: Renoir, Gauguin, Matisse, Courbet, Picasso… Ora, Scuchi vive in una masseria molto isolata, in compagnia di questi capolavori e di una bellissima, misteriosa ragazza. Nel cortile del rustico, cresce rigoglioso in ogni stagione un albero di limoni, che rappresenta la  capacità di godere della Bellezza, un piacere che non si rivela a tutti, men che meno a chi le attribuisce un valore puramente materiale. Scuchi è il simbolo dell’uomo che, rifiutando ogni compromesso, è alla ricerca del piacere puro. Ma la Bellezza sfugge all’uomo, è sovrumana e irreale; forse, è soltanto un sogno torturante o un’illusione.

Nebbia è un dramma che affronta il tema della sincerità e della verità. I protagonisti sono Alberto e Astolfo, un’anziana coppia gay che vive da trent’anni in una casa circondata dalla nebbia. Ora, dopo trent’anni, compare anche una figlia, frutto di una relazione adulterina della moglie di Alberto. La nebbia, vero personaggio del dramma, rappresenta l’isolamento e la solitudine, ma anche l’elemento che prepara la tragedia, perché è il teatro stesso della finzione: fuori dalla nebbia, Alberto ha dovuto fingersi uomo e negare la propria omosessualità, anche a costo di coinvolgere e di far soffrire una giovane donna; dentro la nebbia, ha invece finto per anni di essere felice e non ha mai rivelato al compagno di essere stato sposato.

I drammi di Renato Gattuso propongono allo spettatore  un “teatro di idee”  filosofico ma non ideologico, capace di intrigarlo con situazioni e personaggi che non sono soltanto umani: infatti, nell’Esteta dell’albero dei limoni i quadri sono veri personaggi, così come lo è la nebbia nel dramma omonimo, ma le soluzioni non vengono offerte, non ci sono tesi da dimostrare già fornite in partenza, bensì suggestioni e stimoli di riflessione che il pubblico è invitato a cogliere in modo attivo. Un teatro da vedere, che si esprime attraverso il linguaggio scenico, il movimento, l’ambientazione, i costumi, gli oggetti, ma anche, volendo, un teatro da leggere come un racconto costruito sulla parola e sulle idee.

INCIPIT

PRIMO ATTO

Dalla porta, dopo aver bussato varie volte, ma senza ricevere alcuna risposta, entra Nunzio Scuchi.

È un uomo alto, massiccio e dai capelli rossastri. È impapuccato in un pesante cappotto nero e avvolto da una spessa sciarpa di lana verde. Entra timidamente; fa qualche passo in avanti; poi si ferma esitante, ammiccando verso il fondo della stanza e scosso da brividi di freddo.

Nunzio (Timorosamente) Vittorio…Vittorio…(Un fulmine illumina la stanza e un tuono lo segue…) Vittorio!

Vittorio (Con tono seccato e con voce rauca) Che c’è?

Nunzio Spero di non averti svegliato…, spero di non averti disturbato…, spero di…

Vittorio Che uso maldestro fai tu delle tue speranze!

Nunzio Ti assicuro che spero veramente e di cuore…

Vittorio Se tu imparassi a dare il giusto peso alle parole, che così inopportunamente impieghi, useresti un altro verbo al posto di sperare. (Pausa) Ma tu non ne conosci il vero significato e ne sprechi inutilmente il suono e il senso, confidando che io ti creda.

Nunzio (Confuso) Perché mai non dovresti credermi?

Vittorio Conosci il senso vero del verbo sperare?

Nunzio Credo proprio di si.

Vittorio Spiegamelo allora!

Nunzio c.s. Cosa con precisione dovrei spiegarti?

Vittorio (Insofferente) Il significato di sperare; cos’è per te una speranza; coraggio!  Cosa aspetti a farlo?

Nunzio (Balbettando) Sperare è come avere un desiderio…, e una speranza equivale ad una brama…

Vittorio.   E poi?

Nunzio Come quando si desidera che qualcosa succeda…, o quando si sente il bisogno di avere una cosa che non si ha…. Insomma, desiderare fortemente che…

Vittorio (Incalzante) Come desiderare una sigaretta o un gelato oppure una donna. È questo che vuoi dire?

Nunzio Non proprio…

Vittorio Spiegati più soddisfacentemente, allora; dai fondo a tutte le tue capacità lessicali. Devi necessariamente essere chiaro con me, non credi?

Nunzio (Sempre più intimidito) Se desidero una sigaretta, metto la mano in tasca e la prendo, senza alcun bisogno di sperare.

Vittorio E col gelato? E via! Rispondi velocemente; cosa fai quando desideri un gelato?

Nunzio (Che stenta a capire dove Vittorio vuole andare a parare) Entro in un bar e ne compro uno…

Vittorio Basta mettere la mano in tasca e prendere i soldi. È cosi?

Nunzio Appunto.

Vittorio Quindi desiderare qualcosa non comporta sempre la necessità di sperarla…

Nunzio No, per niente.

Vittorio Poc’anzi avevi detto il contrario, ossia che sperare corrisponde a desiderare.

Nunzio (Infastidito) Era solo un modo di dire…, per farti capire meglio.

Vittorio (Ridacchiando, schermendo il fratello e declamando con voce sostenuta) Dicasi modo di dire il tentativo malaccorto di dire tanto per dire, senza dire niente che corrisponda al vero, né a ciò che si vorrebbe veramente dire, ma non sì dice…, chissà poi perché?

Nunzio Io veramente intendevo dire…

Vittorio E con la donna, dimmi, che fai? Afferri la prima che passa o ti basta, anche in questo caso, mettere la mano in tasca e accaparrartene una? (Con tono di rimprovero) Tu mi avvilisci, fratellino…Ma come fai, me lo dici, ad andare a letto con una donna, con la prima che riesci a prendere, senza prima aver sperato di farla tua e averla anelata con tutte le tue energie, con tutte le tue fantasie.

Nunzio (Sempre più impacciato e agitato) Ma io non vado a letto con la prima che passa!

(Mostrandosi risentito) Forse dimentichi che io sono un uomo sposato e fedele…

Vittorio   (Riprendendo il tono sarcastico di prima) …e volgare mentitore.

Nunzio (Facendo qualche minaccioso passo avanti) Io non sono per nulla un volgare bugiardo.

Vittorio Peccato! Quest’ultima avventata affermazione ti toglie anche l’opportunità di sperare di non esserlo.

Nunzio Per via della donna?

Vittorio (Trasecolando) Di quale donna stai parlando?

Nunzio Ma di quella a cui si accennava prima.

Vittorio La conosco? È attraente, passionale, ardente? È femmina? Descrivimela! Ha delle belle ginocchia?

Nunzio Ma di chi stai parlando?

Vittorio Ma della donna che brami giorno e notte; quella cui scrivi lettere infuocate e indecentemente erotiche e…anonime; quella che nelle tue notti insonni svegli alle tre del mattino, standotene muto dall’altra parte del telefono ad ascoltare il suo fiato eccitato, voglioso e seducente, che ti accende e ti stordisce, (pausa) mentre tua moglie dorme.

Nunzio (Trasalendo allarmato) Chi è quell’infame venuto fin qui a raccontartelo… come fai a saperlo?

Vittorio (Con tono severo e scandendo le parole tra un susseguirsi frenetico di tuoni e fulmini) Se veramente speravi di non svegliarmi, di non disturbarmi, non avresti bussato a quella porta, né saresti entrato, né mi avresti ripetutamente chiamato, né saresti venuto fin qui a raccontare bugie e ad usare maldestramente verbi che non si prestano a libere e fuorvianti interpretazioni, né a doppi sensi, né ad equivoci modi di dire.

Nunzio (Visibilmente offeso e parandosi gli occhi allo scoccare dell’ennesimo fulmine) Baderò bene la prossima volta a non farti sapere le mie speranze… Ti va bene così o devo far altro per farmi perdonare la mia ignoranza?

Vittorio E quando sarà la prossima volta?

Nunzio Che ne sò; (Ironico) semmai dovesse capitare ancora, preparerò con cura, in tempi opportuni, la giusta frase d’ingresso e…

Vittorio E perché non subito? Chissà se ci sarà mai una prossima volta.

Nunzio Subito, quando?

Vittorio Subito significa adesso.

Nunzio Continuo a non capirti.

Vittorio Ma è semplice: esci, chiudi la porta, aspetta qualche minuto fuori, poi bussi, entri di nuovo e fai che tutto avvenga senza spreco d’inutili parole né di bugie…, e senza nutrire false speranze, prima d’ogni altra cosa.

Nunzio (Mostrando a gesti tutto il suo disagio e la sua remissività) Va bene, va bene, ti accontento, se è questo che desideri.

(S’avvia borbottando verso la porta, esce e dopo qualche secondo rientra di corsa affannosamente ed in preda ad una strana eccitazione) Vittorio…, Vittorio…, di là c’è una donna nuda…, completamente nuda.

Vittorio (Senza scomporsi) Si chiama Ester.

Nunzio Ma è nuda come un verme…

Vittorio Credo che il paragone col verme sia oltremodo azzardato. Ester è la mia badante.

Nunzio (Balbettando) Mi ha anche salutato…, con un sorriso…e con un cenno della mano (mimando innocentemente il gesto)…, come se nulla fosse…

Vittorio Ester è una donna a modo…

Nunzio …che circola nuda per casa. (sorride maliziosamente) Non c’è che dire! Ti sei sistemato proprio bene quassù.

Vittorio I tuoi occhi l’ hanno trovata bella?

Nunzio Definirla bella è poco.

Vittorio Sono contento per te.

Nunzio Contento di cosa?

Vittorio Che i tuoi aridi occhi abbiano avuto la ventura di vedere un’incontestabile espressione del Bello, (pausa) evento sicuramente raro nella tua vita, credo.

Nunzio.   (Mostrando maschia competenza) Beh, non ci sono dubbi che la donna di là sia un esempio di rara bellezza.

Vittorio È una fortuna vedere il Bello sorriderti…non pensi sia così?

Nunzio Sono d’accordo con te.

Vittorio …e sperare instancabilmente che ciò possa accaderti sempre più spesso.

Nunzio Magari fosse sempre cosi.

Vittorio (Esternando grande compiacimento) Hai visto! Senza volerlo, stai anche tu coltivando una speranza che prima d’ora non ti apparteneva; coltivala…, coltivala fratellone…, non ti farà certo male.

Nunzio (Avendo capito il nesso) Veramente non mi pare tanto fondata come speranza, nel senso che perderei il mio tempo, se sperassi instancabilmente di veder sbucare ad ogni angolo di strada donne nude che delizino la mia vista con la loro bellezza.

Vittorio Impareresti, però, a sperare nel senso più puro della parola. Non è poca cosa, se ci pensi un po’ su.

Nunzio Vuoi affermare che si può sperare solo l’improbabile, se non addirittura l’impossibile? È questo il senso che tu attribuisci allo sperare?

Vittorio Grosso modo ti sei avvicinato di qualche passo al nocciolo della questione, ma ne sei ugualmente distante anni luce. (Pausa) Ad ogni modo, cosa ti ha spinto a venire fin quassù.

Nunzio (Dandosi una posa professionale e schiarendosi la voce) Credimi, non sarei venuto fin qui a disturbare la tua quiete, se non fosse stato necessario.

Vittorio Lascia stare dov’è la mia quiete! Piuttosto, dimmi: vuoi una limonata?

Nunzio (Sbigottito) Hai detto una limonata?

Vittorio.   Non c’è niente di meglio quando si ha bisogno di una botta di vitalità.

Nunzio rimane ancora pensieroso, mentre una sequenza veloce di fulmini e lampi illumina a giorno la stanza. Una forte scarica di corrente colpisce in pieno il vecchio giradischi, che si ammutolisce di colpo, scoppiettando e liberando una densa nuvola di fumo. Vittorio rimane immobile e impassibile, Nunzio, invece, impaurito e frastornato.

Cigolando si apre la porta. Ester entra reggendo un pesante vassoio d’argento sul quale sta un bicchiere pieno di limonata.

Ha i lunghi capelli neri stirati e raccolti dietro la nuca e indossa un costume di morbida e trasparente seta bianca, da ballerina. Anche ai piedi porta le classiche scarpette da danza classica.

Con estrema grazia e accompagnata da un suono delicato di pianoforte, che sembra provenire da lontano, si spinge verso il fondo della stanza, a piccoli passi, danzando e sostenendo soavemente il suo splendido corpo sulle punte dei piedi. Poi, con elegante garbo, porge il bicchiere a Vittorio; fa un dolce inchino e ritorna, con lo stesso passo cadenzato e leggero, aleggiando, verso la porta, sfiorandoNunzio e sorridendogli amorevolmente.

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