Legami

10,00

Formato: Libro cartaceo pag. 72 – Libro illustrato

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Autore: Vilma Buttolo

Note sull’autore

 

 

COD: ISBN: 978-88-5539-247-1 Categoria: Tag:

Descrizione

Ci sono momenti, nella nostra vita, in cui la “domanda di senso”, fondamentale per gli esseri umani pensanti, si fa pressante. Il periodo del Covid 19 è stato uno di questi. I segni della mascherina non li abbiamo soltanto sul volto, sono molto più profondi, dentro di noi. I racconti di questo libro sono uno sguardo intorno e fuori di sé, alla ricerca di quel senso. Sono uno sguardo sui rapporti umani, sull’amore, sulla violenza, sulla sofferenza, sulla speranza…

Il respiro

 

Cammino. Devo camminare ancora un po’ su questo sentiero di montagna. Voglio camminare per allontanare i pensieri molesti, le fatiche dei giorni passati. Le gambe fanno fatica, le sento pesanti non sono più abituate a queste asperità. Anche le braccia mi pesano lungo il corpo ma sento che ce la posso fare. Il cuore e i polmoni sono al loro posto ma non funzionano più come prima. Sento però una strana energia che mi invade e un passo dietro l’altro cerco la vetta, il mio punto di arrivo.

La montagna è rassicurante: c’è una partenza, una strada a volte difficile, dura. E poi c’è l’arrivo un punto che ti aspetti, che prima o poi raggiungerai. Ed era quello che noi cercavamo in ogni giorno, in ogni notte di lavoro. Una fine. Ma c’era solo salita, dolore, morte, così tanta da non poterne più.

«Non è riuscito a dirmi quello che voleva» sono, ciò che ricordo delle parole, del mio collega in lacrime.

 

C’è tranquillità tra questi sentieri, qualche fischiettio stridulo di chissà quale uccello e api e mosche ronzanti nel loro continuo volare. Sarà questa luce così netta, a tratti accecante, sarà il cielo, di un azzurro interrotto da qualche nuvola, a farmi sentire di aver raggiunto un minimo di pace. Forse è solo l’immensità di questo paesaggio di montagna che mi confonde, facendomi pensare ad una vicinanza a Dio, a far crescere in me il bisogno di credere in qualcosa, in qualcuno che dia un senso a tutto ciò che è accaduto.

Sul mio viso sento i segni profondi della mascherina sotto gli occhi, intorno al naso.

«Chissà quando ritornerò come prima» mi chiedo. Risposta difficile.

Questi occhi hanno visto anime boccheggianti come pesci fuori dall’acqua. Occhi straniti e bocche che volevano dire. Le parole non si potevano udire, non c’era aria a sufficienza per far vibrare le corde vocali. Le uniche voci erano le nostre, attutite da maschere pesanti, calate nella nostra carne. Voci senza sorrisi apparenti ma calde che consolavano tra la fretta delle azioni veloci, necessarie per ridare il respiro.

Questa salita è così dura ma io voglio arrivare fino in cima, voglio vederla questa vetta per dire: «Ce l’ho fatta!» Ma sono così stanca, le gambe sono dure come due blocchi di cemento. Ciò che mi spinge avanti è questo paesaggio, la maestosità di queste montagne e laggiù quel lago, quel pezzo di cielo rovesciato in mezzo agli alberi che si stagliano verso le nuvole bianchissime. Chissà se il paradiso assomiglia un po’ a questo posto. Sarebbe bello, per tutte quelle anime che ho conosciuto e non ho saputo trattenere su questa terra. Ora qui mi sento al mio posto, al sicuro. Sento delle voci in lontananza e voglio andare lontano da loro. Cerco silenzio di parole e di pensieri. Ma loro mi inseguono su, su per questa cima che sto quasi raggiungendo di corsa. Sento il battito sempre più forte del mio cuore, forse non ce la fa più a reggere il ritmo di questo passo. Batte, batte velocemente e quelle voci sono sempre più vicine. Adesso le sento distinte. Mi chiamano. Chiamano il mio nome.

«Cristina. Cristina apri gli occhi, ti prego, aprili» mi ripete quella voce.

Apro gli occhi. Respiro. Finalmente in cima.

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