La resa degli innocenti

14,00

Formato: Libro cartaceo

Autore: Irma Panova Maino

Note sull’autore

 

COD: ISBN 978-88-6690-191-4 Categoria: Tag:

Descrizione

Cosa fareste se rapissero uno dei vostri figli? E cosa sareste disposti a fare per ritrovarlo? Queste le domande di partenza che si è posta Irma Panova Maino per scrivere un romanzo duro, a tratti crudo, che non lascia indifferenti. Con quel pizzico di sovrannaturale che caratterizza tutte le opere di questa autrice.

Barbara è una donna dolorosamente segnata dalla vita per la morte del marito in un grave incidente, ma supera il momento terribile quando si accorge di essere incinta: è il piccolo Marco a darle, per dodici anni, la forza e il coraggio di continuare a vivere. Ma un giorno, una nuova tragedia la travolge: il figlio scompare nel nulla, senza lasciare alcuna traccia. Questo le permette ancora di sperare, di ipotizzare che il piccolo non sia morto, ma che sia stato rapito. Inutile farsi illusioni, certamente la verità che si cela dietro quella scomparsa non può essere che drammatica, ma una madre ha il bisogno di sapere. Marco è stato rapito da chi voleva venderne gli organi, per farlo entrare nel lubrico circuito della pedofilia o per quali altri abietti motivi?

Dopo un terribile periodo di depressione, la donna reagisce a suo modo, trasformando se stessa in un’arma letale, disposta a tutto, nascondendo sotto una scorza impenetrabile un cuore che non smette di sanguinare, mostrando all’esterno soltanto durezza e feroce determinazione. Barbara diventa Rian, spietata giustiziera, alla ricerca di qualche traccia del figlio.

Una singolare figura maschile le sarà accanto fino alla fine, fino a quando lei troverà tutte le risposte che cerca e anche l’unica pace possibile.

INCIPIT

Mi chiamo Joe Masseri, sono un single accanito e un cacciatore di mostri e non sono io il protagonista di questa storia, non è mio il resoconto di quanto accaduto, ne sono stato solo un testimone involontario e, fino a un certo punto, anche inconsapevole. Ciò che riporterò sarà solo un quadro dipinto con i colori cupi della disperazione di colei che, a causa di una serie di incidentali conseguenze, ha finito per cambiarmi la vita.

Rian… questo era il suo nome. Un nome creato dalla necessità e scaturito dalla tragedia. Il nome di una donna che per molti non ha avuto un volto né un’identità, non ha avuto nemmeno una consistenza fisica riconoscibile, ma solo un’ombra che per talune persone ha rappresentato la fine. Non ha mai fatto parte di alcuna leggenda metropolitana e non è mai comparsa in alcun preciso fatto di cronaca. Rian è stata solo un nome, uno fra tanti, ma che è rientrato a far parte delle statistiche. Statistiche fatte di numeri incolonnati in serie, a indicare cifre spaventose. Volti anonimi di cui nessuno terrà mai veramente conto, se non coloro che li hanno perduti per sempre.

Ciò che riporterò fra queste pagine è nato da una conoscenza acquisita quasi per caso, in circostanze rocambolesche e francamente, ancora adesso, poco chiare per come si sono verificate. Avvenimenti, emozioni e percorsi mentali che mi sono stati trasmessi, facendoli diventare praticamente miei, anche se in origine miei non erano. Mi è stato passato un testimone scomodo, ma non mi sono mai pentito di averlo accettato.

Emozioni e sentimenti che non vorrei mai dover avere la sfortuna di provare personalmente, riducendomi a diventare così come era diventata lei. Eppure lei era speciale, ora lo so, ma l’ho capito dopo. Lei era una donna distrutta nel suo interno da strati di angoscia e tormenti che non avrebbe potuto condividere con nessuno. Supplizi e torture mentali che, come fantasmi incancreniti, hanno afflitto anche me per lungo tempo, dopo che mi era stata data la conoscenza degli accadimenti. Eventi che hanno reso le mie notti infernali e le mie giornate infestate da presagi terribili.

Proprio per questo io non ho famiglia, nessuno da perdere e da smarrire a causa di situazioni terrificanti. Nessuno da compiangere e vendicare. E, forse, questa mia scelta di vita, questa mia quasi forzata solitudine, è scaturita proprio a causa di quanto è avvenuto.

Questa è la storia di Rian e, di conseguenza, è anche la mia storia.

4 recensioni per La resa degli innocenti

  1. Marina A

    Non voleva ricordare… ma la MEMORIA non svanisce a comando.

    I gialli non sono il genere che preferisco, tuttavia spesso desidero mettere alla prova le mie preferenze da lettrice spaziando in diversi ambiti. Inizio a leggere questo libro col distacco necessario a darvi qualche indicazione sulle sensazioni che pervadono la lettura in questione. Il tema affrontato è molto delicato, fa tremare i polsi. Barbara la protagonista, in seguito alla morte del marito, esperienza tremenda, sufficiente a renderla fragile, riesce ad aggrapparsi al figlio Marco, sua unica ragione di vita. Un figlio che sparisce nel nulla, una donna che si improvvisa giustiziera di un fenomeno che purtroppo risulta sempre più diffuso: la pedofilia. Un argomento che si affronta troppo poco, forse per sgomento, o meglio perché parlare di certe cose mette terrore. Irma Panova Maino è un’autrice senz’altro capace di affrontarlo, non solo, ci riesce molto bene. Emerge immediatamente un senso di angoscia, descritto veramente con dovizia di particolari. Telefonate che si accavallano una sull’altra nello sforzo disperato di trovare una risposta all’assenza ingiustificata del bambino. L’ansia perenne, a tratti molto forte inchioda il lettore alle pagine. Risulta inutile tentare di sottrarsi al ritmo battente degli eventi che incalzano alla velocità della luce; leggiamo qualche riga… “Nessuna prigione, per quanto meravigliosa sia, può giustificare la mancanza della libertà”. La terra da sotto i piedi manca, e lo sprofondare nel dolore di questa donna fa un gran chiasso nell’intero manoscritto. Un tamburo battente, che scandisce ogni esecuzione, al pari di un orologio che fatica a seguirne il tempo. Barbara non solo si sente prigioniera, si scopre anche l’artefice della sua mancanza di libertà, e la prigione in cui è rinchiusa è costellata di “demoni” interiori che faticano a trovare pace. Un animo distrutto che va alla ricerca forsennata di indizi, incontrando sofferenza e frustrazione; i due elementi non sono sufficienti, occorre qualcosa che la faccia stare bene. Non è l’amore, bensì l’odio. Ecco come lo descrive: “l’odio rinfranca, ti culla, ti nutre…” E’ forse in questo passaggio che la donna “si guarda intorno confusa, non riuscendo più a distinguere i confini tra l’orrido e il reale”. “Tutto il mondo pareva si fosse oscurato”, di fronte agli orrori che scopre durante le sue ricerche tese a capire l’amara verità. Una verità tanto ostinata, quanto assurda che poteva annientarla, e inferirle così il colpo di grazia. L’autrice scrive di questa realtà, che “gratta fastidiosamente l’uscio della coscienza” della protagonista. Il suo inconscio la bracca, suo figlio “era là fuori solo e nessuno avrebbe potuto aiutarlo” tranne lei. Tra “maledetti silenzi e una miserabile desolazione” Barbara assume il nome di Rian, neppure quello le appartiene più, lo spezza e ne crea un’abbreviazione, una sorta di lama atta a tagliarne il significato, proprio mentre il suo stesso fiato è divenuto troppo corto. Una voce la scuote dal torpore, è quella di Leonardo, una figura misteriosa, emblematica che la tiene per mano, la segue nelle sue azioni, sconvolgendone velatamente un’equilibrio già precario; a un certo punto si insinua qualche ripensamento, per pochi brevi attimi, il dopo come sarebbe stato? Questo interrogativo arriva come un fulmine sulla sua testa, si insinua al pari di un tarlo, tentando invano di ostacolarla. Il bisogno di vendetta, che aveva appannato ogni campo visivo della vita di Rian ricompare nuovamente. “Il suo pellegrinaggio doloroso fino alla verità” deve assolutamente proseguire. Da dove può nascere una forza tale? Da una disperazione altrettanto profonda, da un animo ferito, lacerato dalla scomparsa di un figlio che non si riesce ad accettare in alcun modo. Un thriller veramente ben articolato, con una storia e un finale decisamente mozzafiato. I personaggi sono ben messi a fuoco, hanno ruoli intricati e coinvolgenti. La tematica è decisamente molto forte, l’invito a riflettere sulla pedofilia e sulle scomparse dei bambini che troppo spesso restano sospese, senza vie d’uscita volte a un ritrovamento degli stessi. La triste realtà testimonia che questo fenomeno si è esteso a macchia d’olio. Tutto questo viene affrontato e raccontato da Irma Panova Maino attraverso colpi di scena degni di essere paragonati a quelli di un film. Da non perdere!

  2. Andrea L

    La resa degli innocenti

    Questo libro dell’autrice esce quasi completamente dai confini del paranormale su cui si è mossa nei suoi libri precedenti. É un libro decisamente più maturo e complesso, con tematiche di importante rilevanza sociale quali pedofilia, salute mentale, istituzioni e giustizia.
    Tematiche affrontate attraverso lo sguardo di una madre vittima del rapimento del figlio, caso che rimane insoluto per le forze dell’ordine, che subisce una metamorfosi completa e profonda passando da madre vedova a implacabile giustiziere. Il passaggio che affronta non è preso alla leggera, non ci sono magie né poteri occulti ad aiutarla nella sua ordalia. La protagonista difatti scende gli scalini dei valori umani uno alla volta, strisciando, cadendo e fratturandosi, disgregando la sua personalità per poterne poi scegliere solo i pezzi utili a ricreare la persona/personalità adatta a compiere quella che diverrà la sua missione, la sua ossessione.
    Non si parla di giustizia o di equità, ma di vendetta, vendetta personale che diviene comunque sinonimo non solo di rivalsa ma di pulizia, pulizia della propria coscienza per colpe che ci si attribuiscono, pulizia in un mondo “sporco”, pauroso, pulizia da quelli che sono in realtà “non valori” e che, di conseguenza, passano in secondo piano rispetto al fine ultimo che ci si impone di portare a termine. Nessuna pietà, nessuna cortesia, nessuno scrupolo e nessuna onestà nei confronti degli altri. Nessuna pietà nemmeno per sé stessi, solo la riduzione all’essenziale nel corpo e nel comportamento.
    Le vicende porteranno Barbara a diventare Rian attraverso un inferno personale interiore, che però verrà affrontato con serena rassegnazione andando incontro a dei rischi, in situazioni ambigue e potenzialmente mortali.
    Lo stile narrativo, diretto e incalzante, porta il lettore a non staccarsi mai dalla vicenda, a immedesimarsi negli stati d’animo di Rian descritti con perizia e profondità, acquisendo consapevolezza della tragedia vissuta da Barbara/Rian. Si arriverà alla fine del romanzo in un fiato, senza poter interrompere la lettura.
    Incontreremo per strada soggetti decisamente brutali, spietati e privi di ogni moralità e, per raggiungere i quali, Rian dovrà usare gli stessi metodi, percorrendo una strada lastricata di dolore e sangue rappreso.
    Nel suo percorso verrà accompagnata da un personaggio tanto enigmatico quanto all’apparenza inopportuno. Le motivazioni che spingo Leonardo, questo il nome del personaggio, verranno svelate lentamente durante la narrazione aggiungendo un tocco inatteso al romanzo.
    Ci sposteremo con la protagonista in varie località che si tingeranno di una tonalità rosso cupo al suo passaggio, come se fosse stato messo un filtro colorato sulla vicenda che stiamo seguendo, un rosso rabbia, spesso a stento controllata fino al suo catartico liberarsi; un rosso sangue, come quello versato dalle vittime della vendetta di Rian che ha cambiato la sua natura in quella di un implacabile belva, ma che non può comportarsi altrimenti. I passaggi affrontati, le lotte interiori vissute e sempre e comunque contemporaneamente vinte, perché la portano incontro al suo destino, e perse, perché a ogni passo compiuto abbandona pezzi del proprio equilibrio mentale e della propria precedente identità, la porteranno a modificare sé stessa verso un diverso stato, a una diversa natura. Natura che si muoverà in quella unica direzione possibile che è la distruzione. Un processo di annullamento che inizierà con uno squillo di telefono e si muoverà, come un’onda, fino a coinvolgere più persone.
    La natura però non si arresta e, come l’onda, che passa la propria energia cinetica allo scoglio sulla riva, il destino passerà il testimone, in una staffetta senza fine, a Joe Masseri, personaggio che apre e chiude il libro lasciando aperto uno spiraglio nell’anima del lettore, il quale continuerà a riflettere a lungo sui molteplici contenuti di questo romanzo. Infatti, visti i vari livelli di profondità che attraversano le pagine, anche noi, come Rian, continueremo a vedere nuove implicazioni ogni volta che ripenseremo alla vicenda narrata, interiorizzandola a livello emotivo personale.
    Se questo romanzo è una svolta negli scritti dell’autrice, non poteva esserci una nuova direzione più promettente.

  3. Anna C

    Chi è Leonardo? Me lo sono chiesto continuamente mentre leggevo questo libro con la curiosità ovvia e naturale di un lettore che segue una storia e non vede l’ora di sapere come va a finire. Ma ora che la trama si è svolta mi ritrovo all’epilogo con la voglia di ricominciare da capo.
    Introspezione, azione e riflessione.
    Questi sono i tre momenti che nell’ordine, pur divisi tra loro, si fondono perfettamente nel racconto.
    L’introspezione di Barbara a cui la vita riserva dolorose ferite che le lacerano l’anima irrimediabilmente, si trasforma in azione, e lei diventa Rian.
    La sua trasformazione passa attraverso fasi crescenti di disperazione per la perdita subita e istinto di ribellione che culminano nell’odio.
    Si pone tante domande e i suoi perché rafforzano un desiderio irrefrenabile di vendetta.
    Passare all’azione dopo tanto travaglio di sentimenti ormai distrutti diventa quasi una liberazione.
    Ma non basta mai.
    Le scene cruente dove la vedono protagonista folle d’odio seminare sangue si susseguono incalzanti e nella loro crudezza raccontano quasi visivamente tutto l’orrore che semina.
    La riflessione infine non le appartiene.
    Qualcuno la fa per lei.
    Se non c’è spazio per un’umana comprensione a quale riflessione giungere?
    Gli orrori non vanno dimenticati.
    Ma certi crimini sono così inumani che nemmeno il sangue può redimerli.
    Dolce testimone ed erede della memoria di Rian, Joe, conoscerà Leonardo.
    Ma chi è Leonardo?
    Ho messo questo libro tra quelli da rileggere.

  4. Cinzia M

    Romanzo avvincente e crudele

    La resa degli innocenti è un libro che invita a riflettere sull’indifferenza con cui accogliamo giornalmente la notizia di efferati fatti di cronaca, che entrano nelle nostre case attraverso gli schermi televisivi, ma i cui protagonisti rimangono “volti anonimi di cui nessuno terrà mai veramente conto se non coloro che li hanno perduti per sempre”.
    La scrittura di Irma Panova Maino riesce a penetrare oltre la corazza dietro cui ciascuno di noi si trincera alla notizia dell’ennesima ingiustizia perpetrata contro un più debole, e lo fa portandoci nella mente di una protagonista della tragedia, una madre a cui è scomparso il figlio. Potremo non riconoscerci in lei, non essere sicuri che, nelle stesse circostanze avremmo reagito con tanta lucida, violenta, sete di vendetta, ma siamo trascinati a percorrere la sua stessa dolorosa strada.
    Barbara, poi Rian, perde sé stessa, la sua identità, la sua intera esistenza; alla scomparsa del figlio non conserva di sé neanche il nome e, lentamente, dolorosamente, in una solitudine estrema in cui soltanto l’odio e la sete di vendetta le permettono di resistere alla disperazione, diventa qualcun altro, Rian appunto, capace, come non lo sarebbe mai stata Barbara, di perseguire obiettivi che nulla hanno a che fare con la tranquilla quotidianità di una vita comune.
    Con un ritmo incalzante, per cui gli occhi sono costretti a rincorrere le parole sulla pagina, l’autrice ci narra la metamorfosi di una bella donna, in una monomaniaca, cui poco rimane di umano, che di pagina in pagina si spinge sempre più a fondo oltre l’apparenza di un mondo perbenista, fino a scoprirne la nascosta crudeltà e il gretto egoismo.
    Rian si muove da sola sullo sfondo della sua personale tragedia, i mostri che le hanno sottratto il figlio rimangono in secondo piano, fin troppo umani al suo confronto: avidi, deboli e spregevoli. A lei fanno da contrappunto solo due ombre: quella del ragazzo scomparso, la cui sorte, cui viene accennato brevemente e crudamente, rientra in quelle “statistiche fatte di numeri incolonnati in serie, a indicare cifre spaventose”, ma alla cui sofferenza non si accenna: sparito, scomparso per sempre in un gorgo di orrori cui è lasciato alla sensibilità e all’immaginazione del lettore il compito di dare forma, e altra ombra, l’assassino enigmatico che la segue nelle tappe della sua vendetta, di cui è difficile carpire i pensieri e le motivazioni, e il cui ruolo verrà chiarito solo nella scena finale.
    L’unico altro alleato di Rian è il narratore, quasi estraneo alla vicenda, raccoglierà il testimone delle sue imprese, impossibilitato, unico fra tanti, a continuare a ignorare l’orrore di cui nessuno di noi vorrebbe essere spettatore.

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