Descrizione
È pretendere la luna non accontentarsi di un amore che non fa sentire “le farfalle nello stomaco”? Perché mai si dovrebbe rinunciare alla ricerca di un momento d’amore e di passione unico e irripetibile? Per Sara, però, ciò non è facile da realizzare, giacché l’educazione che le viene impartita le insegna che una ragazza deve conservare la verginità per scambiarla con un buon matrimonio, ed è un baratto che a Sara fa orrore. Il suo torto è di pensare che la luna, un giorno, si sarebbe potuta abbassare per farsi più vicina a lei, ma la luna rimane lontana nel cielo, inafferrabile, per Sara e per tante altre donne, come la zia, come la signora Camilla, l’amica Laura, forse per mancanza di coraggio. Così, se per caso un giorno l’amore arriva, è difficile da riconoscere, e questo vale per le donne, ma vale altrettanto per gli uomini, anche loro imprigionati nella logica del baratto o dell’interesse. E quando ci si rende conto di ciò che avrebbe potuto essere e non è stato, è ormai troppo tardi. Così i sentimenti si logorano, la capacità di amare resta, ma si perde il coraggio e la voglia di lottare, fino ad arrivare a scelte laceranti. Un romanzo in cui tante donne potranno riconoscersi, e che tanti uomini dovrebbero leggere.
INCIPIT
1 – Oggi mi sposo
Quel giorno la sua immagine allo specchio le rimandava una figura di donna persa in uno splendido abito bianco.
Ma lei non si riconosceva, e il trucco non riusciva a nascondere le occhiaie. Adesso ci si metteva anche il vestito: così ampio e stracolmo di veli, quasi le impediva di ritrovare quel po’ di sé … che sentiva di stare perdendo!
Uscendo dalla stanza da letto, trasformata per l’occasione in sala trucco, sfilava tra lo sguardo compiaciuto dell’estetista e le lacrime, unite a sospiri di ammirazione, delle amiche e vicine di casa.
Eppure, sentiva quell’abito troppo pesante per permetterle di arrivare fino in chiesa. “Il mio analista” le venne da pensare “avrebbe detto che ho scelto un abito così pesante per percepire da subito il grosso peso che dovrò sopportare da sposata.”
Tra gli applausi e i confetti (che tentava di evitare le finissero in faccia), più volte inciampò durante il tragitto fino in chiesa e ogni volta le tornò in mente una scena della Via Crucis durante il periodo pasquale appena trascorso. La “Naca” quell’anno era uscita dalla chiesa di S. Giovanni; la piazza era gremita di gente, anche se, man mano che avanzava la processione, si creavano due ali di folla ai lati della strada..
L’uomo che impersonava Gesù, più volte inciampava e s’inginocchiava sotto il peso dell’enorme croce e ogni volta c’era lì pronto un giudeo a sostenerlo. Anzi, erano più di uno, tutti prodighi a rialzarlo per farlo proseguire.
Avrebbero fatto così anche con lei…
In chiesa, tra l’eccessivo profumo di fiori e gli innumerevoli bagliori degli apparecchi fotografici, non le riuscì di vedere il volto del Crocefisso, che pur dominava l’altare maggiore, né vedeva il volto del prete o quello dei presenti.
Le voci le pervenivano all’orecchio come un fastidioso ronzio, col sottofondo di una musica troppo triste.
Chissà, forse, non era poi vero quanto le avevano raccontato da piccola e cioè che le spose (quelle che lei aveva visto, piangevano tutte!) durante la cerimonia piangevano di gioia… Lei non avrebbe pianto, perché non sarebbe servito a nulla, ma sentiva dentro tanta voglia di piangere.
“Da domani” le ripeteva con orgoglio sua madre “sarai la signora Ferruzzi! Ti rendi conto figlia mia della fortuna che hai avuto? Lui ti darà il suo nome!”
Sara, troppo stanca per ribattere, pensava che lei un nome lo aveva già e di un altro non sapeva che farsene.
E alla sua amica Laura aveva scritto:
Oggi mi sposo, e vendo la mia identità a chi si è dimostrato il migliore offerente!
In cambio di un cognome, di una casa e di altre cose, tutte banali,
verso la colla sulle mie piccole ali.
Avrei voluto che fossero già grandi, forti abbastanza da farmi spiccare il volo…
Invece erano deboli e non mi han dato il tempo di farle irrobustire.
Oggi mi sposo! E giurerò a un uomo di amare lui, di amarlo eternamente.
Se poi per caso mi accorgerò che sbaglio e quell’amore non era proprio niente, dirò a me stessa: quest’uomo è mio marito!
Questa parola farà da toccasana alla mia anima che tenterà di sussurrare: c’è un altro uomo che può farti sognare ancora un po’… può farti volare!!
Ma io dirò che non ho più le ali, che non le ho mai avute.
Nessuno si curerà di controllare quanta colla ho dovuto adoperare!
Oggi mi sposo! Mi han detto che son grande,
che alla mia età non si può stare a sognare.
Io ho provato a spiegare che senza sogni potevo anche morire.
Non mi hanno dato retta.
Poi mi han detto di andare, verso un destino che non riconoscevo…
Ti abbraccio.
Sara
P.S.
Da domani sarò la signora Ferruzzi.
Fino a oggi non ero nessuno… ma ero così felice di esserlo!
Persa com’era in quei pensieri, Sara si fece più attenta quando tra le navate della chiesa echeggiarono le parole del prete: “Da questo momento voi due sarete una cosa sola!”
E a lei venne da domandarsi chi di loro due si sarebbe perso, giacché per diventare una persona sola, uno dei due nella coppia doveva annullarsi. Già, ma chi?
“Io” fu la risposta che si diede.
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