Isabella. Amori, intrighi e veleni

15,00

Formato: Libro cartaceo pag. 208

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Autore:Sergio d’Ormea

Note sull’autore

 

 

COD: ISBN: 978-88-5539-309-6 Categoria: Tag:

Descrizione

Nell’aprile del 1347 Isabella Fieschi, consorte di Luchino Visconti, signore di Milano, si mette in viaggio navigando il Po verso Venezia, per assistere alla festa della Sensa, l’Ascensione, e far benedire il figlioletto Luchino Novello a San Marco. Tra le dame del suo seguito si nasconde una spia del cognato, l’arcivescovo Giovanni, che vede nella Fieschi una potenziale nemica. Mentre Isabella raggiunge Venezia e ritrova vecchi e nuovi amori, Luchino è impegnato nelle lotte che coinvolgono le potenti famiglie dell’Italia: Este, Della Scala, Gonzaga. Intanto, nel 1348, arriva la peste, che si propaga rapidamente per l’Italia, mietendo numerose vittime. Luchino, al quale sono giunte voci sulla condotta spregiudicata della moglie, le impone di rientrare a Milano, ma l’uomo morirà nel gennaio del 1349 e sarà il fratello Giovanni ad assumere il potere, estromettendo il figlio di Isabella dalla successione. Fra la donna e l’arcivescovo si gioca l’ultima decisiva partita, mentre la neve, copiosa, scende su Milano.

PREFAZIONE di Daniela Messi

Nell’Italia settentrionale del 1347 si intrecciano destini e azioni dei membri di importanti casate: Visconti, Estensi, Scaligeri, Gonzaga… La vicenda si snoda nel corso degli anni successivi, fino al 1349.

Al centro dell’intreccio, presente o evocata, la figura della bellissima Isabella Fieschi, a cui del resto è intitolato il romanzo, ultima moglie di Luchino Visconti, affascinante quanto spregiudicata e incline ai giochi d’amore.

Ma altri sono i giochi delle nobili famiglie e assai meno piacevoli. Il potere, variamente inteso, è l’obiettivo a cui tendono le azioni dei protagonisti. E sono i Visconti che l’autore segue nel loro “ordire congiure e tradimenti”, come avrà modo di dire Isabella: «Voi, che appartenete a una famiglia di velenosi, corrotti, lussuriosi serpenti, come vi siete vantati di mostrare a tutti con il vostro stemma. Voi, che ordite congiure e tradimenti, che provate godimento nella vendetta. Voi, che avete la spudoratezza di nascondere la vostra perfidia dietro un’ipocrita maschera di clemenza».

Sergio d’Ormea guida la trama di Isabella, amori, intrighi e veleni con la stessa mano sicura della Ballata delle spade e del Tempo delle congiure. E si conferma maestro nel romanzo storico.

Il capitolo centrale e nodale della Pestilentia, la morte nera che lenta e inesorabile arriva dall’Oriente a colpire l’intera penisola italiana, segna davvero una pausa nella narrazione e getta un’ombra sulla vita dei protagonisti e non solo: in questo caso solo Luchino Visconti viene nominato, per ricordare le sue politiche efficaci (e crudeli) nel contrastare l’epidemia. Al tempo stesso il capitolo rappresenta uno snodo della vicenda che riprende il suo corso nel successivo, con l’arrivo di una nuova vita ad allontanare i fantasmi. È Pietra, la figlia di Fiorina, la giovanissima cugina di Isabella.

Intanto l’arte della guerra non tace, ordisce trame, stringe leghe, disegna inespugnabili fortificazioni…

Ma nella conclusione si annodano i fili e si sciolgono i nodi precedentemente stretti. Compaiono i personaggi principali ma la protagonista indiscussa è sempre Isabella. Disinibita, priva di scrupoli, audace, un’eroina a cui non si rimane indifferenti. E nonostante la sua assenza di scrupoli la renda un personaggio che si può definire amorale secondo l’etica vigente, è una donna forte e determinata che agisce secondo propri principi, in un’epoca che non lascia molto spazio né molta libertà alle donne. Donne che pagano la ricerca della propria indipendenza con un giudizio fortemente negativo. Come quello pronunciato dal cognato Giovanni Visconti: «Quella donna, per lui, rappresentava l’essenza del male, il demonio. Con la bellezza e la lussuria aveva ottenebrato le menti degli uomini della famiglia; con la sua condotta libidinosa l’aveva disonorata, concedendosi senza la minima riservatezza».

In realtà l’anima nera del romanzo è proprio Giovanni, indegno arcivescovo e abile e cinico conduttore di un gioco di spie. Un gioco intrigante che l’autore disegna con mano sicura, senza nulla rivelare: nulla più di quanto è necessario.

Il romanzo si chiude con un’intensa nevicata su Milano: tutto appare bianco, bello e pulito.

Ma Isabella non si fa illusioni: l’indomani tutto tornerà grigio e sporco.

Così è la vita.

Daniela Messi

 

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