Il volo dell’albatro

18,00

Formato: Libro cartaceo

Autore: Laura Pituello

Note sull’autore

 

COD: ISBN 978-88-6690-174-7 Categoria: Tag:

Descrizione

Un’antica villa di un piccolo paese occitano è stata teatro, anni addietro, di un misterioso omicidio rituale rimasto insoluto.

I fatti accaduti alla villa tornano oggi in primo piano, poiché sembrano in qualche modo connessi a più azioni di pirateria informatica ai danni di una banca e dei database dei servizi segreti francesi, israeliani e del Vaticano.

Miguel Martinez, un ex programmatore, che dopo una grave depressione si è ritirato a fare l’impiegato in un’anonima filiale della banca madrilena attaccata dall’hacker, si ritrova a collaborare con il centro internazionale antiterrorismo informatico.

Ben presto la “caccia all’uomo” virtuale si trasformerà in una estenuante partita a scacchi con il geniale hacker, e Miguel Martinez si ritroverà a doverlo affrontare di persona, unico interlocutore a cui verrà concesso conoscere la vera identità del pirata che si nasconde dietro allo pseudonimo di “Nemesi”.

Tra manoscritti antichi, sette segrete che affondano le loro origini in un lontano passato e moderni programmi che viaggiano come dei virus all’interno della rete, Miguel Martinez dovrà essere capace di scegliere la strada giusta da seguire, e parallelamente dovrà percorrere un cammino interiore lungo le contorte vie della sua mente, costretto a fare i conti con le proprie paure, fino ad estirpare il seme del suo malessere.

In un continuo passaggio dal mondo reale a quello virtuale, il protagonista camminerà sul sottile confine che separa il bene dal male, il giusto dall’ingiusto, scoprendo quanto sia a volte difficile individuare questa immaginaria linea evanescente.

INCIPIT

Un venerdì di inizio luglio

Muriel si cacciò sulla testa il cappello di paglia, si buttò alla meglio sulle spalle lo scialle di cotone colorato ed uscì di corsa lasciando che la zanzariera si chiudesse da sé. Scese i gradini del portico a due a due ed inforcata la bicicletta si avviò con pedalata energica verso il villaggio.

A quell’ora del mattino il sole era alto sull’orizzonte e la giornata prometteva di essere impietosamente afosa, come del resto tutti gli altri giorni di quella torrida estate.

Muriel attraversò senza rallentare la strada principale di Campagne sur Aude, un tranquillo villaggio pigramente immerso nelle verdi colline occitane. Lei abitava al limite del paese, sulla provinciale, mentre la casa della sua amica Sophie si trovava esattamente sul lato opposto dell’abitato.

Si trattava di un piccolo paese tranquillo, uno di quelli dove tutti si conoscono e dove niente accade senza che tutti lo sappiano.

Attraversato il ponte sul fiume Aude, Muriel rallentò un poco per la lieve salita, si alzò in piedi sui pedali ansimando e superò gli ultimi metri di sterrato che portavano al gruppo di quattro villette, raccolte intorno ad un ampio spiazzo disseminato di ghiaietto, che scricchiolò rumorosamente sotto le ruote della bicicletta in frenata.

Di corporatura piuttosto robusta, per la sua età poteva definirsi decisamente arzilla. I capelli castani erano ormai abbondantemente spruzzati di grigio, ma gli occhi verdi avevano un’espressione vivace ed intelligente, che dava al viso qualche anno in meno. Il portamento fiero ed eretto, il passo svelto, volevano dare l’idea di una donna con mille cose da fare e poco tempo da perdere.

Appoggiata la bicicletta alla staccionata, entrò in giardino e si diresse sul retro, sicura di trovare l’amica indaffarata nella cura dell’orto di piante aromatiche, dove sapeva essere sua abitudine trascorrere tutte le mattine.

Sophie era infatti inginocchiata tra le piantine, che curava con l’affetto e la dedizione di una madre; alzò gli occhi vedendo arrivare l’amica così di gran carriera, sollevando un poco la tesa del cappello di paglia per poterla meglio guardare.

Rispetto all’amica, Sophie dimostrava tutti i suoi anni, ma li portava bene. Né alta né bassa, né magra né grassa, capelli biondi e ondulati ed occhi azzurri. Quando era giovane era stata molto bella e ancora si scorgevano, nei lineamenti un po’ alterati dall’età, i segni dell’antica bellezza. Nonostante l’aspetto fragile era in realtà molto in forma, il suo essere calma e cauta in qualsiasi movimento era dovuto più al carattere che a reali problemi fisici, ma lei non si preoccupava di apparire diversa: in fondo le piccole attenzioni e le gentilezze che la gente le riservava le facevano piacere.

“Muriel!” esclamò “Che succede? Sembra che tu abbia il diavolo alle calcagna!”

“Ho delle novità importantissime!” esordì lei ansimante, i vivaci occhi verdi lucidi e le guance arrossate per l’eccitazione.

Sophie si alzò tranquilla, togliendosi i guanti da giardinaggio e spolverandosi le ginocchia dei pantaloni da lavoro, e altrettanto tranquillamente invitò l’amica ad entrare in casa.

Si conoscevano da vent’anni e da vent’anni andavano d’accordo, avendo due caratteri diametralmente opposti: tanto era impulsiva ed energica Muriel, quanto era riflessiva e pacata Sophie, la quale, abituata agli slanci spesso sproporzionati dell’amica, si dispose ad ascoltare le novità, sicura che sarebbero state molto meno importanti di quanto premesso.

“Posso offrirti qualcosa di fresco?” propose aprendo il frigorifero.

“Grazie! Ne ho proprio bisogno” rispose Muriel sedendosi al tavolo di cucina. “Non puoi immaginare quello che sta succedendo. Proprio non puoi.” Scuoteva la testa con aria grave, aspettando che l’amica la pregasse di vuotare il sacco.

“Beh, non tenermi sulle spine, sei arrivata come una furia, coraggio, dimmi” la esortò Sophie versando della limonata fresca nei due bicchieri che aveva appoggiato sul tavolo, ben sapendo che Muriel si sarebbe presa del tempo per riferirle l’ultimo pettegolezzo, gustandosene ogni piccola parte.

“No, proprio non puoi immaginare” ripeté continuando a scuotere la testa. “Hai presente la villa maledetta?”

“Certo” rispose Sophie.

“Qualcuno l’ha affittata” sentenziò solenne, poi attese che l’amica la incitasse a proseguire, ma lei si limitava a guardarla con il bicchiere in mano, come se non avesse capito bene o non volesse crederci, così proseguì: “Stamani presto è stata aperta, e c’era un’auto parcheggiata nel viale, ma non sono riuscita a vedere chi è. Tuttavia ho visto delle valigie appoggiate sotto al portico. Capisci? Qualcuno si sta trasferendo nella villa” concluse fiera.

“Ma dai? Ne sei sicura? Non stai scherzando?” Gli occhi azzurri e limpidi di Sophie esprimevano tutta la sua sorpresa.

“Ti sembra che potrei scherzare su un fatto del genere? Sono rimasta appostata tutta mattina per riuscire a vedere, ma la vegetazione è talmente cresciuta che a malapena s’intravedono il portico e le finestre del piano superiore. Che da oggi sono aperte. E poi c’è un’auto nera parcheggiata, una di quelle nuove, col bagagliaio grande.”

“Questa è davvero una notizia! Dobbiamo scoprire di più. Ne hai già parlato con qualcuno?”

“Con chi? La signora Blanchet è in villeggiatura. No, sono venuta dritta qui da te.”

In quel momento fece capolino dalla porta che dava sul giardino un’altra donna, loro amica, che abitava vicino a Sophie.

Si trattava di Joëlle, una donna alta e magra, dai capelli bianchi e gli occhi scuri, sempre un po’ trasandata ma dal piglio energico, che insieme alle altre due completava l’inseparabile terzetto.

“È permesso? Ho visto la bicicletta di Muriel fuori, c’è qualche novità?”

“Vieni Joëlle, entra, c’è una grossa notizia!”

Sophie si affrettò a riferire quanto appena appreso e le tre comari iniziarono a discutere animatamente congetturando sull’importante avvenimento.

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