Il sogno segreto di Zekharia Blum

12,00

Formato: Libro cartaceo

Autore: Claudio Oliva

Note sull’autore

COD: ISBN 978-88-6690-249-2 Categoria: Tag:

Descrizione

Zekharia Blum, nato nel 1930, di modestissime origini, riesce a costruire una discreta fortuna finanziaria, sempre operando con grande onestà e offrendo lavoro a persone bisognose. Intanto, si costruisce una famiglia e insegna ai suoi figli la serietà nel lavoro, l’altruismo e la generosità. Quando nasce il nipotino Mykhael, però, Zekharia muore d’infarto e il suo più grande desiderio, quello di trasmettere le sue conoscenze al nipotino, come suo nonno aveva fatto con lui, rimane inesaudito.

“Qualcuno”, però, non soltanto troverà il modo di esaudire Zek, che entrerà in modo molto singolare in contatto col nipote Mykhael ormai dodicenne, ma anche di portare aiuto a una coppia che soffre per la perdita di un figlio.

Questo romanzo, che piacerà ai ragazzi, ma di certo anche agli adulti, lascia ai lettori un insegnamento morale, insieme ad un messaggio di ottimismo e di speranza.

INCIPIT

Zekharia era in procinto di portare a termine la solita passeggiata quotidiana.

Egli era giunto alla soglia degli ottantacinque anni e pareva, in qualche momento, che la sua vita fosse passata in un lampo.

Era di famiglia ebrea ed era nato nel 1930, anni difficili per gli Stati Uniti d’America.

Gli anni dell’infanzia li aveva trascorsi senza comprendere esattamente quanto stava capitando attorno a lui, alla sua famiglia e nel mondo.

I suoi genitori lo avevano concepito quando erano già un po’ avanti negli anni e suo padre si era prodigato moltissimo per quel figlio giunto come una benedizione dal cielo.

La loro casa era situata in zona povera, al margine di una palude.

Il padre e la madre di Zekharia, al contrario di tutte le persone a cui era stato offerto quel sito abitativo, avevano saputo comprendere le occasioni che potevano derivare dal vivere così vicini a una palude.

La casa era stata edificata su una collinetta di roccia compatta che aveva al suo culmine un avvallamento, probabilmente dovuto all’erosione di una sezione di roccia più tenera da parte degli elementi naturali. Lavorando di mazza e piccone, l’avvallamento era stato allargato e su di esso erano state posate le travi del basamento. La cantina era quindi un anello di roccia compatta che non lasciava trapelare la minima umidità e le eventuali riserve di cibo, o materiali, non subivano alcun deterioramento.

Una piccola nicchia era stata eletta da Zekharia a suo personale nascondiglio segreto. Lì, inseriva gli oggetti più preziosi che possedeva, compreso un dollaro d’oro che aveva trovato nella palude.

Qualche volta, i suoi genitori ospitavano delle persone che volevano cacciare nella palude. In tali frangenti, Zekharia veniva fatto dormire in salotto, davanti al camino, e la sua cameretta diventava la “camera degli ospiti”.

I turisti, talvolta, lasciavano una piccola mancia o qualche dono. Un signore di New York aveva donato a Zek addirittura un libro: Pinocchio.

Lui sapeva leggere e scrivere poiché come tutti gli altri aveva studiato la Torah e aveva eletto quel libro come suo preferito.

Zekharia ricordava molto bene tutti i luoghi dell’infanzia e gli insegnamenti ricevuti dai genitori. Il nonno era stato il suo miglior compagno di giochi e gli aveva insegnato a fabbricare le trottole o dei pupazzi in legno. Dalla madre aveva imparato a ricavare dei colori dalle piante o dai fiori con cui fare dei disegni sul cartone recuperato dagli imballi o nella immondizia dei ricchi. In compagnia del padre e del nonno, andava per i boschi o nella palude a raccogliere funghi e aveva appreso dai genitori i luoghi in cui potersi recare con la sicurezza di trovare quelli più buoni e succulenti, da seccare o mangiare subito. Aveva imparato a riconoscere, raccogliere e conservare delle erbe particolari con cui preparare degli arrosti di pollo indimenticabili. La pesca: rane, gamberi o anguille di palude che poi la madre cucinava utilizzando la stufa economica a legna donatale dagli suoceri.

Il padre era un agricoltore senza terra. Aveva dei poderi a mezzadria e da questi ricavava di che vivere. Allevavano polli e conigli e li vendevano anche. Nei giorni di festa, la madre preparava delle superbe frittate di erbe.

Poi l’America era entrata nel conflitto mondiale, per certa misura trascinata dal Giappone e per altri versi perché era inevitabile. La gente era semplice ed era facile giocare sull’orgoglio nazionale e insinuare nelle menti delle persone storie di eroi e giustizia, talvolta anche veritiere.

Quando i primi reduci erano rientrati in patria, i loro racconti avevano dato una versione molto chiara degli avvenimenti. La guerra significava morte, distruzione, povertà, fame. Tutto era però attutito dalla vittoria sui vari dittatori.

La guerra era finita prima che lui raggiungesse i diciotto anni.

Dopo le scuole primarie, all’età di dodici fu mandato dai genitori a lavorare da un meccanico. Il datore di lavoro non gli andava a genio e il lavoro non gli piaceva, ma guadagnava dollari. Dollari che gli sarebbero serviti dopo, ad acquistare un furgone e iniziare a trasportare polli vivi. Li portava dalla campagna alla città dove venivano macellati e venduti. I polli erano quelli dei genitori ma anche quelli dei vicini allevamenti.

Si guadagnò le grazie di un padrone di negozio, anche lui ebreo, solo, senza figli, e quasi al termine della carriera. Un giorno, questi decise che era ora smettere di lavorare e lasciare a Zekharia prima la conduzione e poi la proprietà del negozio.

Zekharia non lasciò arrugginire il furgone, anzi. Assunse un uomo e sua moglie: due polacchi da poco giunti dall’Europa, fuggiti dalla Cortina di ferro.

La donna si chiamava Agnes e il marito Marek. Non avevano dove andare e Agnes era entrata nel negozio per domandare se vi fosse possibilità di lavorare.

“Qualsiasi lavoro” aveva precisato.

Zekharia l’aveva guardata dritta negli occhi color del mare e le aveva detto: “Signora, indossi un grembiule, il negozio apre tra pochi minuti.”

Quando Agnes aveva ancora la bocca aperta per lo stupore, le aveva fatto scivolare dieci dollari in mano e aveva aggiunto: “Di sopra c’è una camera libera e dì a tuo marito di non attendere fuori, c’è anche lavoro per lui e potete sistemarvi tutti e due lì, se volete.”

Quello che aveva lasciato di stucco la donna era sicuramente la risposta ma anche che quell’uomo dietro al bancone le aveva detto il tutto in… lingua polacca.

La madre di Zekharia era infatti di tali origini ed egli conosceva perfettamente l’idioma. Fino all’età di diciotto anni aveva mangiato polacco, pensato in polacco, respirato in polacco. Suo padre lasciava fare, ammaliato com’era da quella donna, dal cuore caldo e dalla mente pronta.

Poi, grazie all’ottima conduzione e al lavoro, erano arrivati anche i guadagni e i furgoni erano diventati due e anche i negozi erano raddoppiati.

Agnes curava la gestione del primo, una polleria-rosticceria, mentre se ne era aggiunto uno che trattava spezie. Zek lo aveva affidato a una coppia di indiana, originaria della stato di Goa. Erano maestri nel mescolare, consigliare e non ultimo scegliere gli aromi da acquistare. Il loro curry era il migliore e arrivava gente da molte città vicine ad acquistarlo. Tra i loro clienti vi erano anche ristoranti molto rinomati e gli chef si fidavano ciecamente dei consigli che ricevevano dai due anziani indù: Chitra e Nalin.

3 recensioni per Il sogno segreto di Zekharia Blum

  1. Marina A

    Un bel sogno segreto che si rivela nella speranza di un futuro m

    L’essenza del libro di Claudio Oliva si racchiude in queste poche righe dello stesso autore: “Quando i brutti momenti passano bisogna accogliere il futuro senza guardare il passato”. Perché parlo di essenza? Perché ho appena finito di leggere un buon libro fatto di sostanza. In questa storia il protagonista, Zekharia è un uomo che non ha nulla a che spartire con il sentimento dell’egoismo, infatti lavorando duramente riesce a creare attorno a sé un impero di altruismo. I suoi valori non sono quantificabili con il denaro che riesce a guadagnare, rappresentano ciò di cui ha bisogno, oggi più che mai, la nostra generazione futura: onestà, generosità, condivisione. Sopraggiunge la morte dello stesso, si spegne così, prematuramente anche il desiderio di tramandare qualcosa a suo nipote Mykael. Ma il sogno segreto di Zekharia trova ugualmente la strada della speranza grazie a una “figura speciale” (devo dire tra l’altro davvero ben studiata), che affianca gli eventi e i personaggi come una sorta di coperta, li avvolge e nel contempo li protegge. Gli aspetti positivi in questo romanzo sono diversi. Si parla di lavoro, di responsabilità, di dedizione, ma soprattutto di tendere la mano a chi è meno favorito dalla sorte, di condividere la propria fortuna e regalarne una parte a chi davvero non ne conosce il significato. Il messaggio di questo manoscritto contiene speranza e positività, confesso di averla colta fino in fondo e di essere rimasta piacevolmente colpita da una serie di insegnamenti pedagogici dietro ai quali c’era sempre qualcosa di importante da imparare, che non poteva essere lasciato al caso e che mi è rimasto. La società moderna purtroppo si perde dietro alle futilità, questa storia non lo prevede, anzi pagina dopo pagina si comprende l’intenzione di Claudio Oliva, lasciare le porte aperte alla fiducia, credere in un domani migliore soppesando ciò che dovrebbe contare nella vita di ogni individuo. L’autore definisce la palude come la vita dell’uomo, gli ostacoli sono all’ordine del giorno, la paura è dietro l’angolo ma la voglia di riscatto e l’affetto incondizionato per la famiglia sono più forti, rivelandosi il rifugio ideale nei momenti più difficili. Concludo con uno tra i tanti passaggi che mi hanno colpito positivamente. “La vera felicità è una grande e magnifica sensazione che puoi trovare nelle minute cose della vita.” Consiglio la lettura di questo romanzo ai ragazzi, ma anche agli adulti che desiderano prendere parte al loro percorso traendo qualche spunto di riflessione interessante, per nulla banale e perché no… anche per sognare segretamente e non, proprio come Zekharia, e chissà, magari un giorno, poter rivelare di aver contribuito nel nostro piccolo a creare una società migliore.

  2. Manuela L

    Una fiaba importante

    Molti anni fa, vicino a una palude degli sconfinati Stati Uniti d’America, un uomo di nome Zekharia moriva con un sogno irrealizzato nel cuore.
    Dicono che i sogni abbiano una vita propria e infatti quello di Zekharia non morì insieme a lui, ma crebbe.
    Molti anni dopo il sogno tornò a quella palude e vide che tante cose non erano cambiate, c’erano anguille, rane e funghi da inventare, c’era una bambina che cercava fantasmi, un bambino che amava i cetriolini e c’era Mykhael che forse è il personaggio principale. Così il sogno decise che quel posto era ancora la sua casa, e ciò è strano, perché di norma, il sogno, un posto che fa casa non ce l’ha.
    Si potrebbe dire che questa sia la storia di quel sogno, ma se fosse solo così non sarebbe valsa la pena raccontarla. Ci sono di mezzo vite e persone, bisogni e cuori generosi, c’è la ricerca di ciò che conta davvero nella vita e c’è la storia di un uomo che ha smesso di cercare, perché il senso della vita non si trova altrove. Molti direbbero allora che si tratta di una fiaba, perché le storie così belle oggi si chiamano fiabe.
    Forse è vero, Il sogno segreto di Zekharia Blum è un libro per ragazzini. E in effetti delle fiabe questo libro ha la gentilezza e l’armonia. E la magia che solo gli occhi incantati di un ragazzino riescono a vedere.
    Potremmo dire che non c’interessa, noi, che ci sentiamo saggi perché abbiamo smesso di sognare. Chissà quando ci accorgeremo di non averci guadagnato niente. Resta il fatto che le fiabe non le leggiamo, e dei sogni abbiamo paura, perché i sogni rivelano la nostra faccia nascosta quella che non riusciamo ad accettare.
    Non c’è nulla di sbagliato nei sogni e non c’è nulla di sbagliato nell’avere paura, l’ errore è solo nel binomio.
    Così alla fine il nocciolo della storia è proprio qui. Un insegnamento grande raccontato con la semplicità e il candore delle storie belle. Per questo Il sogno segreto di Zekharia Blum resta una fiaba ma è una fiaba importante in grado di parlare a tutti, anche a quella parte in ognuno di noi, piccola e smisurata, che adulta non lo vuole proprio diventare.

  3. Cinzia M

    UN’AVVENTURA PER IMPARARE

    Ci sono libri, molti sono diventati classici della letteratura per ragazzi, che inducono a sognare di andare a scoprire angoli di mondo più sorprendenti e misteriosi del quartiere in cui viviamo, ne ricordo almeno un paio che da piccola mi facevano desiderare di avere una cascata o un labirinto di grotte in giardino.
    Ne Il sogno segreto di Zekharia Blum anche Claudio Oliva riesce in quest’intento e se supereranno il primo capitolo, lungo antefatto utile per comprendere i presupposti della storia, i giovani lettori si troveranno a desiderare che il parco giochi sotto casa si allarghi e si approfondisca fino a comprendere non solo una vecchia dimora abbandonata, infestata forse da spiriti benigni, ma anche una luminosa palude in cui addentrarsi alla ricerca di risorse preziose, e dell’opportunità di rendere più operose e utili le proprie giornate.
    Un bel libro, insomma, che non fa sognare di diventare grandi per cominciare a vivere, ma suggerisce ai ragazzi di vivere con pienezza e di fare del proprio meglio fin da subito.

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