Il fiordaliso spinoso

4,99

Formato: Epub, Kindle

Autore: Marina Atzori

Note sull’autore

COD: ISBN 978-88-6690-247-8 Categoria: Tag:

Descrizione

Petronilla, quarantenne single nata in Sardegna ma residente in Liguria, decide di trascorrere una decina di giorni di vacanza nella sua terra d’origine: sarà un modo per partire alla ricerca di se stessa, con lo spirito di una ragazzina che si addentra in una favola. Il principe azzurro c’è, anche se forse di un azzurro un po’ appannato; la fata madrina c’è pure lei, però rappresentata da uno Zio affezionato, e c’è anche una centenaria e bizzarra tartaruga di nome Zippo. Una scrittura poetica e leggera, coinvolgente per noi lettori, chiamati a entrare a piè pari nella storia, perché la ricerca di noi stessi, della nostra identità e di un amore sincero che dia senso alla nostra vita è un bisogno per tutti.

INCIPIT

La prima volta che venni qui in questo piccolo paese, fu subito dopo la scomparsa di mio padre. Volevo spiccare il volo. Quello sfilare tra le briglie del vento che permette a un aquilotto di diventare padrone dei cieli. Rimasi colpita da alcuni particolari che mi lasciarono senza parole. Ho sempre vissuto in città, quindi l’idea di “ricominciare” in una realtà più piccola mi allettava parecchio. Mio Zio, che vive a Genova, decide di affittarmi un piccolo alloggio a Boccadasse, uno degli scorci più pittoreschi e romantici della Liguria. Per me è stato come fare una passeggiata sulla tela di un quadro: barche multicolori, sfumature sbiadite dal tempo, che pareva si fosse fermato, in quei brevi attimi, sul mio sguardo incantato dal loro dondolio sull’acqua di quel porticciolo. Mi appoggio su una panchina logora, ed è proprio nell’istante in cui mi sporco la mano destra con un velo di ruggine, che decido di trasferirmi qui.

Inizio col dire che non è stato un passaggio spontaneo, le mie origini sarde bussano alla porta di casa ogni giorno, con prepotenza, si incollano sui vetri come pioggia d’estate. Vorrei, però, raccontare a tutti una donna nuova. È esattamente questo che voglio fare: tornerò nella mia terra d’origine a fine luglio, proprio quest’ anno, non vedo l’ora di provare un paio d’ali nuove, per volare sulle mie emozioni, ancora prive di calore, umide e sofferenti. Stavolta sarà un viaggio diverso, desidero andare sull’Isola dell’Asinara, non sto nella pelle, sapete, per fortuna non manca molto, quindici giorni più o meno, e tutti Voi potrete ammirare la mia anima da molto vicino, sarà un invito a seguirmi e disegnare con me stelle dai bordi dorati che non avete mai visto prima.

Che la Favola abbia inizio…

Tutto inizia ad agosto del 2010. Ricordo come fosse ieri quell’articolo sul giornale: “cedesi piccola attività casalinghi ben avviata”; era un mercoledì, il giorno della settimana che preferisco, non ho neanche alzato del tutto le serrande, ma ho socchiuso le finestrelle, dalle quali si scorgevano timidi raggi di sole. Si sente un gran vociferare fuori, sin dalle prime ore del mattino. È il mio momento, continuavo a pensare. Finalmente, non vedevo l’ora di andare a concludere l’affare. Lo zucchero del mio caffè, rigoro-samente decaffeinato, finisce per metà sul top del mio cucinino. Mi preparo in tutta fretta e, con la puntualità che mi contraddistingue, mi fiondo a piedi, tra un pensiero e l’altro, nella bottega dei miei sogni. Dunque: sembravo Pinocchio nel Paese dei Balocchi! Pentole in vetroceramica e pietra ollare, bicchieri piccoli, grandi e medi, blu, verdi, trasparenti, insieme a piatti con cui immaginavo già la mia tavola apparecchiata. Questo è esattamente il Paradiso di Petronilla! Dimenticavo, questo è il mio nome, (frenate l’entusiasmo, è un po’ strano, e avete ragione). Tuttavia vi accorgerete che nulla di quello che faccio è definibile “normale”. Bando agli indugi, vi lascio immaginare le tempistiche da record con le quali acquisto l’attività: no no, credetemi, non ho avuto neanche mezza esitazione.

Chiunque avrebbe controllato se il locale fosse a norma, se ci fossero infiltrazioni d’acqua nel bagnetto del retro, ma a me interessavano tazze, tazzine, barattoli con e senza tappo. Vi dirò di più: non ho neppure pensato a quanta fatica avrei dovuto fare per mandare avanti tutto questo. Ma ormai era fatta. Il pensiero di costruire qualcosa di mio per cui avevo una passione sfrenata ha avuto la meglio, a braccetto con una buona percentuale di incoscienza.

Realizzo il mio progetto; sono trascorsi oramai quattro anni, ogni giorno passato nel mio negozietto, togliendo polvere dagli scaffali in legno scuro con estrema cura, poi c’è il mio sgabello, e per finire la mia inseparabile “socia”: la matita. I clienti sono i più svariati, tanti turisti, visi di cui scordo l’identità in un batter di ciglia.

Tratto i miei casalinghi con una cura smisurata, pari a quella di un gioielliere coi suoi preziosi. Questa è, per il momento, l’unica forma d’amore che conosco.

2 recensioni per Il fiordaliso spinoso

  1. Claudio O

    Una ricerca

    Una analisi interiore, che emoziona e cattura dolcemente il lettore. Una donna che gioca, ad un gioco pericoloso quale può essere il gioco dell’amore, e sogna. Una donna che gioca come una bimba o a tratti una bimba, anche capricciosa e testarda, che desidera diventare finalmente donna. “Mi piace immaginarla mentre percorre chilometri con un borsello colmo di lettere.” dice la bimba. A volte presuntuosa: “rimango colpita da un certo ordine che francamente non mi aspettavo” oppure “fallo immediatamente perchè ho freddo in questi giorni senza di te” ribatte la donna. In un certo senso è un’analisi introspettiva magnificamente scritta da una Signora Scrittrice che temo non possegga solo la ‘S’ maiuscola ma anche tutte le altre lettere.

  2. Cinzia M

    Un amore da favola

    Simpatica ed eccentrica come il suo nome: Petronilla, la protagonista de Il Fiordaliso Spinoso cade presto preda del Maestro della Confusione, come l’autrice magistralmente definisce l’amore, benché sia incline a sfuggirla la confusione, ed anche l’amore.
    Ha organizzato la sua esistenza in modo quieto e ordinato, rifugiandosi in un angolo pittoresco di mondo in cui ci accoglie fin dalle prime righe, un animato borgo ligure, dove gestisce un negozio di casalinghi.
    Se la sua vita è tranquilla fin quasi a essere monotona non lo è invece il suo vissuto interiore, irrequieto e scabro, come il suo diminutivo: Petra. A quarant’anni qualcosa le manca, lo dice lei stessa deplorando di non essere né mamma né nonna e affermando di amare, finora, solo i suoi barattoli.
    Spera di poter cambiare nel breve spazio di una vacanza, e come meta sceglie la Sardegna, sua terra d’origine, più precisamente l’isola dell’Asinara, dove sarà veramente lontana da tutto, immersa nella natura senza computer, cellulari né tutto quanto ci serve ormai per sentirci collegati alla realtà.
    Avviene così che il lettore si immerga con lei in una parentesi che per metà è sogno. Il desiderio romantico che ci portiamo dietro dall’infanzia, che le onde facciano rotolare ai nostri piedi una bottiglia contenente un messaggio da terre lontane si incarna nel romanzo in una tartaruga, creatura leggendaria che si diletta a recapitare biglietti, ogni abitante dell’isola lo sa, gelosamente custoditi in barattoli da cucina, messaggi provenienti da cuori distanti che, ai tempi del web, faticano a parlarsi. Petronilla si getterà all’inseguimento di questa creatura che viaggia tra le due dimensioni del sogno e della realtà, combattuta tra l’attrazione per due diversi uomini, un biologo marino che teme di immergersi nell’acqua, come lei teme di abbandonarsi all’amore, e un misterioso avvocato, tagliente e distaccato.
    Il lettore la segue, trascinato dallo stile autoironico e poetico del suo racconto, tra incantevoli scenari, a far la conoscenza con personaggi usciti dal cuore dell’isola, vale a dire dal cuore del sogno.
    Il risveglio alla realtà è piuttosto brusco. La delusione porta Petronilla a rinunciare di nuovo ai sentimenti e a fuggire di nuovo nel suo rifugio.
    La tartaruga però la raggiungerà, aiutandola a comprendere di essere abbastanza forte per vivere l’amore anche al di fuori dei sogni.
    Insegnandoci che anche, o soprattutto, ai tempi del web, l’amore si alimenta di sogni e un pizzico di follia, di cui e ghiotto il cuore degli uomini.

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