Descrizione
La linea poetica di Marconetti si snoda attraverso silenzi che rinsaldano legami o li creano perfino, che rendono “umani” gli esseri che si perdono e si ritrovano, si sfiorano e si intrudono. Sembrerebbero queste liriche un rincorrersi di attimi rubati all’amore, o trascorsi a fuggire e tornare, come recitano i versi di De André (Amore che vieni, amore che vai), in verità hanno anche una corda politica, una stagione di protesta civile, per cui l’uomo non è solo l’animale pronto al congiungimento e alla melancolia, ma è anche uomo del suo tempo che sa da che parte stare, cosa proteggere e conservare, per cosa lottare: “Al grigio dell’inverno nucleare,/preferisco i colori del ciliegio in fiore.” Chi legge i versi di questa raccolta si ritrova alla fine del viaggio con uno speglio fra le mani dove trasalisce non solo l’anima dello scrittore ma anche un brandello di se stesso, del lettore, insomma, che si ritrova “sembable” dell’autore per aver sfiorato contingenze e figure, appunto, quasi “simili” alle proprie. (Giuseppe Castrillo)
SISIFO
Se qualcuno un giorno mi chiedesse,
certo, gli risponderei.
Io scrivo solo quando amo
ma sono un uomo
incatenato ai suoi stessi sogni.
Il mio cuore è un macigno che rotola
nelle lande desertiche
della mia eterna solitudine.
Le mie parole sono briciole di vento
e, dei miei sbagli,
sono piene le pagine
di tutto ciò che ho scritto.
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