Descrizione
Un antico castello in Auvergne: una sera Reynaud, uno dei figli del conte di Lachapelle, viene ucciso nel suo studio con un colpo d’arma da fuoco al petto. L’arma è una delle sue pistole da duello, il colpevole senza dubbio qualcuno di casa; tutti i famigliari, anche le donne, sanno maneggiare una pistola.
A condurre le indagini è un precettore che vive al castello, Loïc Pelletier, che racconta il suo percorso investigativo al suo antico maestro in lunghe lettere attraverso le quali si delinea progressivamente il ritratto di una famiglia nobile di stile patriarcale nella profonda provincia francese nei primi anni del Secondo Impero e si compone un grande affresco a tinte fosche, dove tra ipocrisie, diffidenze, colpevoli silenzi o sensi di colpa tutti sono, in definitiva, infelici e soli.
E quando Pelletier risolverà infine il mistero, nonostante la drammatica verità che emerge dalle sue indagini, si aprirà per qualcuno dei personaggi un piccolo spiraglio che è ancora difficile chiamare speranza.
Un romanzo epistolare stringato e coeso, che cattura il lettore e lo fa penetrare nell’antica dimora, per guardarla attraverso gli occhi di un detective singolare e non imparziale.
INCIPIT
[Da Loïc Pelletier ad Antoine Chausson]
10 aprile 1854
Stimatissimo padre Antoine,
da qualche giorno mi trovo nel vecchio maniero dei de Lachapelle. Ho avuto modo, in questo breve tempo, di poter conoscere il mio allievo, figlio del secondogenito del conte Bertram de Lachapelle. Raoul de Lachapelle è un bambino decisamente timido e taciturno, poco incline al riso ed al gioco, come invece dovrebbe essere alla sua età. Non riesco a comprendere ancora se questo suo comportamento sia dovuto alla morte del padre oppure alla freddezza della madre.
Da che sono giunto, Madame Constance de Lachapelle, vedova di Monsieur Albert de Lachapelle e madre di Raoul, non è mai venuta a rendere visita al figlio, al contrario di quanto ha fatto Mademoiselle Eugénie, figlia minore del conte, la quale sembra essere genuinamente interessata alle sorti del nipote.
In maniera simile, questo giovedì, ho avuto modo di incontrare Monsieur Rodolphe, altro figlio del conte, che si è informato dei progressi del bambino. Naturalmente non posso dire di conoscere il minore dei figli maschi del padrone di casa, ma mi è sembrato, se possibile, ancora più taciturno del nipote e cupo, tanto quanto la vecchia dimora.
Mi sembra, alle volte, che l’antico mastio, che domina il piccolo borgo dalle case di pietra nera, soffochi gli abitanti della vecchia casa, risucchiandone quasi le vite. So che è un’immagine decisamente poco realistica, ma v’è qualcosa di tragico che pare aleggiare su tutti loro e su queste antiche mura.
Mi è sembrato, tra l’altro, di cogliere la parola tragedia, tra alcuni componenti della servitù.
Sicuramente Madame Séverin, la governante della magione, mi ha confidato che spera che io resista più a lungo dei miei predecessori. Sostiene che il vecchio conte, un uomo dal volto affilato e dall’espressione dura, li abbia a tal punto scoraggiati da farli quasi fuggire.
Di questa informazione non so francamente cosa poter pensare, mio buon padre.
Il conte de Lachapelle sembra governare la casa ed il destino dei suoi figli, come un signore uscito da un racconto del passato, ma vi sono momenti in cui anch’egli appare sovrastato da quell’atmosfera di tragedia che si respira nella vecchia dimora.
Me ne sono reso conto ieri, al pranzo domenicale. Mi è stato fatto l’onore di sedere al tavolo della famiglia, insieme al mio giovane allievo. Madame Constance non ha quasi posto lo sguardo sul figlio. Si è seduta lontana da lui, accanto a Madame Henriette Tolbert, cugina sia dei de Lachapelle che della famiglia di Madame, i de La Roche. D’altronde Madame Constance è prima cugina dei suoi cognati, il che spiega per quale motivo abbia lo stesso raro colore d’occhi di Mademoiselle Eugénie.
La famiglia del visconte Reynaud de Lachapelle sedeva alla destra del vecchio conte. Madame Joséphine ha tentato di intrattenere una conversazione piacevole con Delphine de Lachapelle, la maggiore dei figli del conte, senza ottenere molti risultati. Tra le due donne non potrebbe, d’altro canto, esistere maggior contrasto. Se la moglie di Reynaud de Lachapelle, figlio maschio primogenito, è una giovane donna vivace, la cognata, una donna vicina alla quarantina, è inacidita dalla vita.
Tra tutti coloro che erano seduti al tavolo padronale, il visconte è colui che spicca di meno. È un uomo anonimo, dai modi cortesi, che sembra vivere, quasi, nell’ombra della moglie e del padre. Ben diverso, quindi, da qualcuno che sa che erediterà il titolo ed un’immensa fortuna.
La storia della famiglia de Lachapelle parla di personaggi dotati di scaltrezza e di indubbia capacità di saper leggere i cambiamenti politici. È uscita indenne dalla Rivoluzione, senza perdere alcuna delle sue ricchezze, grazie all’operato di un intendente che ha saputo vigilare sulle sorti del castello e dei beni della nobile famiglia, mentre questa si trovava rifugiata in Inghilterra, fin da pochi giorni dopo la presa della Bastiglia.
Richiamata da Napoleone I, è riuscita a raggiungere nuovo lustro, grazie all’eroismo dimostrato dal fratello maggiore dell’attuale conte, morto sul campo di battaglia ad Austerlitz.
Bertram de Lachapelle è riuscito ad aumentare il prestigio della famiglia nei decenni successivi sotto Luigi XVIII e Carlo X, senza perderlo dopo la Rivoluzione di Luglio. Per riuscire ad attraversare indenni tanti sconvolgimenti occorre di certo una buona dose di lungimiranza e di scaltrezza.
Sono queste due caratteristiche di cui Reynaud de Lachapelle manca totalmente.
Aggiungerò a questa mia lettera, unicamente che il castello è spesso frequentato da Mademoiselle Leblanc, la sorella del curato del borgo. Da quel che ho potuto comprendere è amica di Mademoiselle Eugénie da lungo tempo o, almeno, è quello che mi ha riferito Mademoiselle Herriot, la bambinaia del piccolo Louis, figlio del visconte.
Non ho quasi visto il figlioletto di Reynaud de Lachapelle. Il bambino non ha mai reso visita al cugino, di soli pochi anni maggiore. Ho trovato questo fatto singolare, considerando che sono gli unici due bambini presenti nella vecchia dimora, un luogo fin troppo cupo per loro. Ritengo che la compagnia di Louis potrebbe giovare a Raoul, ma so perfettamente che non è mio compito immischiarmi nelle decisioni dei miei datori di lavoro.
Sempre a voi devoto
Loïc Pelletier
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