Descrizione
Dopo la laurea e senza uno straccio di lavoro, il giovane Virgilio Medici si vede costretto ad accettare l’offerta di una presunta detective. L’investigatrice in questione si chiama Esmeralda Collins ed è un’eccentrica anziana signora in sovrappeso, zoppa, dal carattere esuberante e, soprattutto, cieca.
Come si può svolgere il mestiere dell’investigatore privato senza poter fare affidamento sulla propria vista?
Il primo caso che vede coinvolta la strana coppia tocca da vicino Virgilio, in quanto la vittima è imparentata con il suo coinquilino. Secondo gli inquirenti, però, la sorella di Luca è morta per cause naturali e non cambiano idea nemmeno quando una seconda studentessa universitaria perde la vita in circostanze simili. Tuttavia, Esmeralda e Virgilio non sono dello stesso avviso e, avvalendosi dell’aiuto di un cane guida di nome Quasimodo, se ne andranno in giro per la subdola e pungente città universitaria di Bologna dando la caccia a un pericoloso serial killer.
INCIPIT
Un malore in via del Guasto
Camminando, la ragazza lascia dietro di sé il cigolio emesso dai suoi stivali ancora nuovi di pacca. Ignora quel fastidioso scricchiolio così come ignora il fatto che mancano solo cinquantadue secondi alla sua morte.
I suoi stivali neri sono talmente lucidi che quell’infantile di suo fratello li ha definiti “gli stivali di Batman” e, a ogni cambio di direzione, il cigolio diventa così forte da attirare l’attenzione degli altri passanti su di lei.
Ma la ragazza non ci fa caso e ha due motivi per non pensarci. Il primo è che non ha tempo e il secondo, e più importante, non vuole dare ragione a quel clown di suo fratello Luca.
Lui e le sue stramberie.
È appena uscita da Ribelli & Contenti, una boutique in formato mignon che si affaccia timidamente in Via delle Belle Arti. Stefania conosce Carla, la proprietaria, da più di cinque anni e adora il suo gusto. Il limitato assortimento di Ribelli & Contenti ha tutto ciò di cui ha bisogno: campionario esclusivo delle grandi case di moda e poca scelta in cui perdersi. Altrimenti spenderebbe pomeriggi interi, provando gli abiti più disparati, confondendosi e smarrendo la cognizione del tempo.
Quel negozietto senza insegna, che dall’esterno si può scambiare per il covo di un inquietante contrabbandiere di cuccioli di animali o di un annoiato rigattiere dai capelli bianchi, è il segreto del suo successo. Grazie ai capi di Ribelli & Contenti può andare a ballare al Numa Club con outfit ogni volta unici e impossibili da copiare. Le sue hater non sarebbero riuscite a rintracciare quel posto neanche rovistando alla ricerca di qualche indizio nella sportina che ora tiene in mano e che le sfiora la coscia a ogni passo. Infatti, Carla non batte lo scontrino e, non avendo né marchio e né insegna, ripiega i capi in sportine generiche, a volte persino di altri esercizi commerciali, totalmente anonime.
Anonime come la casa in cui vive Stefania, al terzo piano di un vecchio condominio malandato dove l’ascensore non funziona e le scale interne, crepate, hanno una ringhiera che puzza di carciofo. Il suo appartamento ha un pavimento a macchie e un mobilio in legno lucido che è talmente fuori moda da far accapponare la pelle. Per non parlare della cucina che ad occhio e croce potrebbe avere più anni di lei. Le padelle, le pentole e i piatti che le ha lasciato la proprietaria, spacciandole per regalo, potrebbero avere più anni dei suoi genitori.
A parte la senescenza che quell’appartamento emana da ogni angolo, Stefania non può dire nulla sulla zona. Vive nel Ghetto ebraico, in una posizione centrale della città e la proprietaria, la signora Maestri, è una vecchietta tanto cara e gentile che, se non fosse che cena alle quattro del pomeriggio, inviterebbe volentieri a mangiare fuori. Inoltre, sforna ottimi biscotti al cocco.
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