Eroi nel nulla

12,00

Formato: Libro cartaceo

Autore: Paolo Fiorino

Note sull’autore

COD: ISBN 978-88-6690-118-1 Categorie: , Tag:

Descrizione

Il tranello più insidioso che si presenta all’autore di un romanzo storico, probabilmente, è l’introduzione di uno sguardo contemporaneo sugli eventi narrati.

Paolo Fiorino si sottrae abilmente alla tentazione e ne viene fuori con un racconto in cui l’immersione nel clima culturale dell’Italia dei primi anni quaranta è totale, grazie anche al modo in cui riesce a coinvolgere il lettore nelle vicende dei protagonisti.

Questo punto di forza della costruzione narrativa, però, per ragioni differenti, finisce col rendere Bir El Gobi un testo controverso.

I settanta anni che ci separano dalle vicende di Franco e Antonio, volontari nell’esercito italiano impegnato nella lotta per la spartizione colonialista della Libia tra le potenze europee belligeranti, hanno inevitabilmente prodotto mutamenti di gerarchia e di senso dei valori socialmente condivisi, in special modo in rapporto a quel periodo oscuro della storia italiana che va dall’inizio degli anni venti alla fine della seconda guerra mondiale.

Le scelte dei due personaggi principali sono orientate, fondamentalmente, sulla base della rispondenza a un principio etico: il senso di responsabilità; entrambi i protagonisti, immersi in un contesto storico che comprendono solo marginalmente e che sentono di non poter affrontare in altro modo che abbandonandosi alla corrente impetuosa che li trascina, sanno soltanto una cosa: che è giusto “fare la loro parte” e che il rispetto di questo imperativo morale è il fondamento dell’eroismo.

In questo, Bir El Gobi rivela tutta la sua fedeltà al clima culturale dell’epoca.

L’assunzione di responsabilità per Franco, come probabilmente per molti tra gli appartenenti alle generazioni vissute in quegli anni, è nei confronti dei commilitoni, dei compagni di reparto, anche se conosciuti pochi mesi prima, magari in conseguenza di un’assegnazione casuale ad un battaglione, piuttosto che nei confronti della compagna di una vita o della figlia che ha messo al mondo.

Una prospettiva difficilmente condivisibile dal lettore degli anni dieci del ventunesimo secolo, che vive in un mondo in cui, oltretutto, non esistono più soldati, ma soltanto professionisti della guerra e in cui non è più un dogma unanimemente accettato che “gli ordini si eseguono, non si commentano!”.

È probabile che lo stesso lettore faccia fatica sia a individuare i meriti del giovanissimo Antonio, la cui maggiore aspirazione è quella di essere inviato al fronte, non importa se a difendere uno sperduto crocevia nel mezzo del deserto, sia a riconoscere valore alla sua scelta di arruolarsi volontario, sfiorato soltanto per un istante dal dubbio che il suo entusiasmo possa essere stato manipolato dalla propaganda del regime.

Nel giudizio sull’episodio narrato in queste pagine come eroica difesa di un avamposto o insensato massacro causato dal regime ci sono settanta anni di storia e di cultura italiana.

Ma, a ben vedere, il ruolo di un romanzo storico è anche quello di fungere da specchio, per uno sguardo di rimando sulla contemporaneità e in tal senso Bir El Gobi si rivela un racconto ben congegnato, perché viene da pensare che se Franco e Antonio ci guardassero dal lontano deserto libico del 1941, probabilmente direbbero che in fondo non è poi cambiato molto, se oggi, ad esempio, ci sono di nuovo milioni di italiani che si dicono disposti a fare la loro parte di sacrifici per riconquistare la Fiducia degli Investitori, un concetto non meno astratto (e, come quello, sufficientemente mistico da giustificare le maiuscole) della Patria dei difensori del presidio di Bir El Gobi.

Gianluca D’Urso

INCIPIT

3 Giugno 1940

La timida luce che filtrava attraverso il vetro del finestrino, sporco di polvere e fuliggine, era l’unica cosa che riusciva ad alleviare la sua tensione. I tiepidi raggi del sole di primavera gli riscaldavano il viso e allontanavano da lui il ricordo della rigida stagione invernale che aveva trascorso a Trento con il suo battaglione. Si spostò sulla panca di legno della carrozza per trovare una posizione più comoda, mentre lo sferragliare ritmico del treno lo cullava e il vapore del locomotore, misto al fumo del carbone che bruciava nella caldaia, sfuggiva lontano, spinto di lato da un vento che lui, chiuso com’era nel suo scompartimento, poteva solo immaginare. Nonostante tutti i suoi sforzi non riusciva a liberarsi nemmeno per un istante dell’inquietudine che da giorni incupiva i suoi pensieri. Era un viaggio lungo e scomodo quello che aveva davanti. In quello scompartimento di terza classe, polveroso e angusto, avrebbe dovuto trascorrere molte ore di un tempo che pareva avanzare con un’insolita ed esasperante lentezza. Il suo pensiero andò all’ultima lettera che aveva ricevuto dalla moglie solo un paio di giorni addietro: poche pagine vergate con calligrafia elegante dalle quali traspariva tutta la preoccupazione di Zelmira per l’andamento della sua gravidanza. Non era stato facile ottenere una licenza perché il comandante del battaglione aveva programmato un’esercitazione e sospeso ogni tipo di permesso a tempo indeterminato. Non era un evento usuale, ma vista la situazione internazionale non c’era da meravigliarsi per tutto quel nervosismo. Solo quando Franco si era messo a rapporto dall’ufficiale superiore e aveva insistito per fargli leggere la lettera della moglie questi si era convinto e gli aveva concesso di tornare a casa per un’intera settimana. La divisa da libera uscita che era stato costretto a indossare per il viaggio lo rendeva immediatamente identificabile come un militare e questo se da una parte gli dava qualche vantaggio, come quello di viaggiare gratis, di contro lo sottoponeva agli sguardi di tutti. Le persone che aveva incontrato alla stazione, per esempio: alcuni lo avevano osservato ammirati, come un esempio di virtù fascista, altri con malcelato disprezzo, probabilmente per lo stesso motivo. Lui in realtà si sentiva estraneo a questo gioco di ruoli. Sapeva di essere solo un uomo, un comune operaio milanese come tanti, un marito che era stato costretto a lasciare il lavoro e la famiglia per servire la sua patria. Era stato un distacco doloroso ma inevitabile, negli ultimi mesi c’era stato un forte incremento degli arruolamenti. Molti altri suoi amici erano stati richiamati in quello stesso periodo ed erano stati meno fortunati di lui che, almeno, aveva ricevuto dal suo principale l’assicurazione che al termine del servizio avrebbe riavuto il suo lavoro. Al contrario la maggior parte dei suoi commilitoni con la chiamata alle armi aveva perso definitivamente il posto e il misero compenso di tre giorni di paga che la legge prevedeva in questi casi era ben poca cosa davanti alle necessità di chi aveva una famiglia da mantenere. L’incremento degli arruolamenti non lasciava presagire nulla di buono ma Franco cercava di scacciare quel pensiero negativo. Dopotutto, anche se l’intera Europa era lacerata dal conflitto e sembrava una polveriera sul punto di esplodere, non c’era motivo di credere che il Duce avrebbe cambiato la propria politica di non belligeranza. Si voltò e guardò le campagne che correvano veloci davanti ai suoi occhi, nel rettangolo di vetro del finestrino che a tratti dava l’impressione di essere un quadro animato dal pennello magico di un artista divino. La pianura era verde e punteggiata di macchie di alberi fitte e rigogliose. Di tanto in tanto il verde era interrotto da ampi rettangoli di colore, dove le fatiche di generazioni di contadini erano giunte a portare ordine nel caos naturale. I campi di grano entravano nella sua visuale per pochi secondi e poi sfuggivano veloci per essere sostituiti più avanti da altri campi e poi da alberi, da case rurali e poi di nuovo da campi in un continuo inseguirsi di natura selvatica e di civiltà. I binari del treno erano linee rette tracciate con fatica sul volto di quella terra, come uno spartito disegnato su un foglio bianco su cui ciascuno era libero di scrivere le proprie note. Il treno era la grande conquista di quegli anni, il mezzo con cui chiunque era libero di spostarsi lungo la penisola e addirittura attraverso l’Europa senza altri limiti se non quelli dettati dalla disponibilità di denaro.

Staccò lo sguardo dal finestrino, stanco di osservare quello spettacolo monotono, e rivolse la sua attenzione ai compagni di viaggio. Nello scompartimento c’erano un prete, dal volto ossuto sormontato da una chioma di capelli bianchi, intento a leggere un breviario consunto la cui rilegatura stava cadendo a pezzi, un uomo di circa trent’anni, massiccio e dai lineamenti piuttosto rozzi, che dormiva profondamente con le mani callose intrecciate e una donna di circa sessant’anni, dall’aspetto dimesso. Nessuno di loro era particolarmente interessante per Franco, che in quel momento aveva in mente solo la moglie e il bambino che sarebbe dovuto nascere.

Speriamo che sia femmina pensò, ritrovando per qualche secondo un pizzico di ottimismo. Sbuffò. Il caldo era già intenso, in quell’ambiente chiuso, e i finestrini a ghigliottina erano bloccati. Si allentò la cravatta e il colletto della camicia in cerca di un po’ di ristoro, ma senza esagerare.

3 recensioni per Eroi nel nulla

  1. Chiara Curione

    “Eroi del nulla” recensione a cura di Chiara Curione

    Eroi del nulla è un romanzo che ci racconta della battaglia nel deserto di Bir El Gobi, nel 1941, dove gli italiani sono costretti ad affrontare le forze britanniche: un nemico ben armato che difficilmente potranno fermare.
    I bersaglieri e i giovani volontari inviati in Africa sono inconsapevolmente calati in una realtà atroce fatta di sabbia, sete, armi inadeguate, e costretti a ingegnarsi per combattere. Ecco il volto degli eroi che mostrano la loro tenacia e che difendono la loro posizione in un incrocio strategico, dove, tentando il tutto per tutto con astuzia e forza di volontà, riescono miracolosamente a fermare il nemico.
    Ci s’immerge nella lettura di questo testo partecipando alle vicende umane del protagonista, Franco, un uomo legato alla famiglia ma che non si tira indietro quando deve difendere la patria. Lui e gli altri personaggi che si incontrano al fronte, in particolare un giovane volontario fascista, provengono da realtà diverse, hanno idee politiche diverse, ma si trovano uniti ad affrontare un evento terribile. Sono costretti a vincere la stanchezza e la paura che si provano in trincea in quella situazione estrema, combattendo in mezzo al niente per una causa già persa.
    Eroi del nulla è un libro che testimonia come erano gli italiani negli anni della seconda guerra mondiale, protagonisti di gesti di grande eroismo pur conservando quella semplicità di persone legate alla famiglia e a valori importanti. Un testo senza retorica sul fascismo e antifascismo, che mostra solo i sentimenti autentici di quegli italiani uniti nella volontà di difendere la patria.
    Da apprezzare la ricerca storica scrupolosa con cui vengono descritti gli avvenimenti. I personaggi sono ben delineati, con un’ottima ricostruzione dell’ambientazione e dei luoghi tanto da rendere l’atmosfera reale al lettore che si immedesima facilmente nella storia. Un bel romanzo che consiglio vivamente di leggere.

  2. Marina A

    Una girandola infernale di fuoco e sabbia

    Antonio, Franco ma anche e soprattutto la Guerra e la Storia sono i protagonisti del romanzo di Paolo Fiorino. L’autore in questo libro, conduce per mano il lettore, attraverso una sorta di viaggio-documentario sulle vicende relative alla battaglia di Bir El Gobi. Siamo nel 1941 e la realtà storica è quella del fronte e delle partenze dei soldati. L’impotenza e così pure la rassegnazione, camminano insieme agli eventi, fino a trasmettere esattamente tutti i passaggi crudeli legati al conflitto avvenuto nell’Africa del Nord. Tra le pagine di questo romanzo si evincono gli ideali e il senso del dovere nel servire la patria. In guerra si eseguono gli ordini. Non c’è tempo, né di pensare, né di decidere. Il nemico e le armi si insinuano nelle vite delle figure protaniste, sottraendo loro la possibilità di poter stare a casa con la propria famiglia. Una famiglia che vive in preda alle angosce di quei saluti che suonano quasi sempre come degli addii. Zelmira la moglie di Franco è prigioniera dell’ansia e dell’ eterna attesa. Teme la solitudine, e nel contempo vive nella speranza di sentire carezze rassicuranti che le mancano come l’aria. A tal proposito, ho potuto avvertire in alcuni passaggi la sofferenza, il dolore provocato dall’assenza di uomo che avrebbe dovuto starle accanto, ma la politica dell’egoismo che regna tra le mani dei potenti, non ha voluto che fosse così. I soldati sono come merce, gli uomini sono numeri, senza volti e ragioni sufficienti per negarsi a una volontà e a scelte imposte che non appartengono ad essi.

    Chi sono in fondo gli eroi nel nulla? Gli eroi sono fondamentalmente esseri umani, sono coloro i quali combattono, fino all’ultimo respiro, senza pensare alle ferite, senza poter sperare, senza poter credere che un giorno potrebbero tornare a vivere per se stessi e per i propri affetti. Franco riflette durante i suoi viaggi in treno, tentando di aggrapparsi a fotogrammi che scorrono troppo veloci e inclementi attraverso i finestrini. Quegli istanti scivolano via, così tanto rapidamente da rimanere a tratti disorientato. Un giorno diventerà anche padre della creatura che sua moglie porta in grembo, ma lui, in cuor suo sa, che non potrà proteggere fino in fondo, né lei, né quella creatura. Per lui la paternità sarà come non mantenere fede a una solenne promessa nei confronti della sua amata e del frutto del loro amore.

    Dal seguente estratto si può evincere quanto Franco potesse sentirsi in difetto in quanto padre, quanto gli pesasse la sua non presenza.

    “La bambina che lo attendeva a casa era quasi una sconosciuta per lui ma la speranza di poterla rivedere lo sosteneva in quei momenti di follia”

    Ma la guerra continua, incessante e disinteressata dei giorni che iniziano e dei giorni che finiscono.

    I battiti scandiscono il tempo, tra i corpi esamini dei colleghi, in mezzo ai boati silenziosi dentro e frastornanti fuori, in mezzo al deserto a cui ci si deve per forza abbandonare e abituare. A un certo punto della Storia, ogni cosa pare essersi fermata, una volta per tutte, tra quei granelli di sabbia che contengono la percezione assoluta di quel Nulla generato da raffiche di mitragliatrice e scariche di fucileria. Certo perché il prezzo più alto non è solo la lontananza, è il bene più prezioso che un essere possa avere: la vita. Una vita che, per un colpo ben inferto, può spegnersi da un momento all’altro, senza una ragione apparente. La guerra è una padrona severa e ingiusta, spegne e accende vite, come un interruttore impazzito. Dalla guerra, purtroppo, quasi sempre, non si torna più, neanche per prendere le ultime cose e ripartire per un’ennesima missione dettata dall’odio e dall’egoismo dell’uomo. Questo romanzo ruba alla mente e alla memoria qualche riflessione di cui potrete, fare tesoro, ne sono convinta. Il passato, forse somiglia ancora troppo al presente dei nostri giorni e a un futuro, dove le armi sembrano essere ancora l’unico modo per risolvere le questioni di Stato e di territorio.
    Fiorino è un abile scrittore che ama la Storia e ne rispetta il suo corso, la sua durezza, in tutti i suoi contenuti. Inoltre, detiene una capacità descrittiva davvero notevole, degna di alcuni passaggi letti sui più auterevoli libri di storia. La sua scrittura è un amalgama perfetto di arte narrativa, conoscenza e attendibilità dei fatti. Gli eroi nel nulla presenta diversi aspetti interessanti, sfumature chiare e scure di ubbidienza, di sudditanza, di gioco sottile delle parti sociali e delle fazioni politiche, di corrente fascista e antifascista. Le contrapposizioni non mancano e si fanno sentire tra le righe, nelle riflessioni nude e crude presenti nei dialoghi.

    Eccone qualche esempio stringato.

    “Non ci fanno paura. Che vengano!”

    Questa frase di Antonio, breve ma significativa, denota quanto si potesse essere sprezzanti del pericolo ed esserne quasi assuefatti. In mezzo alla paura inconsapevole, si trasportano i cadaveri lontano dalle linee di difesa. Tra le barricate non manca il coraggio. Sotto il sole cocente ogni sorso d’acqua diventa la possibilità di poter continuare, fino a dove le gambe e la forza potevano assisterlo. “La notte era ormai arrivata e la luna splendeva quando il bombardamento cessò, lasciando il posto ai soliti rumori distanti di mezzi corazzati in movimento e ai tiri sporadici dei cecchini.” I suoni fanno tremare, inducono a pregare per ogni anima che muore.

    Insomma, in questo romanzo troverete tutti gli ingredienti utili per entrare in un mondo che sembra a parte, ma che invece si avvicina in modo del tutto realistico e congruente alla contemporaneità della società attuale. Questo è un altro punto di forza della Storia. In conclusione, mi sento di consigliare questa lettura a tutti gli amanti della buona lettura e soprattutto del genere Romanzo Storico. A mio modesto parere, sentiremo ancora parlare di Paolo Fiorino, poiché è un ottimo costruttore di trama, e possiede uno stile asciutto, senza troppi fronzoli, che non ha nulla, ma proprio nulla da invidiare, ad altri autori più conosciuti.

  3. Andrea L

    Eroi nel nulla

    Eroi del nulla narra le gesta dei soldati italiani durante la seconda guerra mondiale visti attraverso gli occhi di due protagonisti “qualsiasi”. Niente generali e condottieri, ma semplici uomini, semplice “carne da cannone”.
    Si inizia, per i miei gusti un po’ a rilento, ma ammetto in modo funzionale al libro, a conoscere il protagonista principale, Franco.
    Soldato, neo padre, che parte per il fronte dopo essere fortunosamente sopravvissuto allo sterminio del suo battaglione imbarcato per la guerra e il cui battello è stato distrutto da un sommergibile.
    Il senso di colpa per essere sopravvissuto e le vicissitudini della guerra lo porteranno poi in prima linea a Bir el Gobi, un crocevia di piste nel deserto. Qua fra scontri di carri armati e pezzi d’artiglieria, inadeguati contro i mezzi alleati ma manovrati con eroismo e spirito di sopravvivenza, Franco, sempre pensando alla moglie Zelmira e alla figlia, si renderà conto di cosa e come veramente sia la guerra.
    Inoltre incontrerà qua anche Antonio, giovane fascista, cresciuto con tutta la propaganda e la mentalità eroica del ventennio, disposto al sacrificio per il suo ideale e per l’idea della patria e della forza della razza italica. Un lottatore che addirittura lotterà contro le stesse istituzioni che lo avrebbero voluto a cada fino ad ottenere il suo posto in prima linea.
    Questo libro, che è comunque una storia di guerra, trova la sua parte migliore nelle descrizioni, oltre che delle battaglie rese con ottima “visualità”, negli stati d’animo dei combattenti, nelle loro aspettativ, nella narrazione delle vicende dei protagonisti in quanto persone. Persone vere con storia e spessore, vissuti ed esperienze. Questo rende il libro godibile. Scritto bene e molto scorrevole, soprattutto dopo l’inizio, è un libro che non è “solo” per gli amanti del genere.

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