Dopotutto la vita non è complicata

15,00

Formato: Libro cartaceo pag. 132

Autore:Rossella Guadagno

Note sull’autore

 

 

COD: ISBN: 978-88-5539-227- Categoria: Tag:

Descrizione

Angelica vive in un mondo parallelo, non capisce la natura della sua attuale situazione, ma impara a convivere con il suo corpo trasparente. Seguendo la sua famiglia in questa nuova dimensione, riesce a scoprire e a vedere cose che in “vita” le erano sfuggite.

Si rende conto degli errori che ha fatto nell’educare i suoi figli, finalmente e per la prima volta vede e capisce le loro personalità.

Adesso ha molto più tempo per se stessa e, anche se di animo insicuro, solo ora riesce a porsi tante domande che la porteranno a riflettere su cosa ha dimenticato di ottenere nella sua vita passata.

In questa introspezione Angelica viene aiutata da altri personaggi e, discutendo con loro, saprà cosa cercare nella sua eventuale prossima vita.

Un personaggio forte e al tempo stesso fragile che riesce a fare un viaggio nelle proprie insicurezze, comprendendo il valore dei problemi che ha dovuto affrontare, scoprendo così che sono stati essi stessi dei grandi doni.

Domande su domande, curiosità, incomprensioni, fino ad arrivare a capire cosa sia il vero Amore.

 

Capitolo 1

 

 

Io sono morta.

Non in questo momento ma circa tre quattro giorni fa, non ricordo bene quando; perché fra pianti, lamenti, funerali e tutto quel marasma di gente, non ricordo più che giorno fosse o quanto tempo sia passato.

Dopotutto, non è importante saperlo con certezza ora.

Il mio nome è Angelica, anzi, mi chiamavo Angelica.

Mi pare un po’ una presa di giro dirlo, ma che ci posso fare se mi chiamavo così in vita?

Di certo ora, non sono angelica e neanche un angelo, io direi che sono in standby, ancora non mi è dato sapere la mia attuale natura.

Chi sono ora o cosa sono ora? Oltrepasserò questo pensiero, in fin dei conti, forse non sapevo chi fossi neanche quando ero in vita…

Ancora ci devo capire qualcosa e non me lo so spiegare, so solo che riesco a sentire tutto, a vedere tutto, senza che gli altri mi ascoltino o mi vedano. Per ora mi sembra una gran figata, nei prossimi giorni, non so se mi piacerà ancora… ci penserò dopo e capirò.

Sono morta a 58 anni, mi pare un tantinello prestino, ma ormai è successo.

Per fortuna è stato un attimo, non ho sofferto, una morte da augurarsi.

Ora ci sei, l’attimo dopo no. Dicono che in punto di morte fai il resoconto della tua vita, dove tiri le somme per capire cosa hai sbagliato e cosa caspita hai combinato di buono durante tutta la tua vita che vedi scorrere sotto gli occhi a una velocità stratosferica.

Dicono.

Io vorrei sapere come fanno a dirlo o almeno a riportarlo come tale.

Di sicuro per me non è stato così.

Io non ho avuto il tempo.

E ora eccomi qua, sono un fantasma? No, non direi… Non mi vedo il corpo, mi guardo una mano, non la vedo ma so che c’è. La sento la mano, così come so che ho un corpo, solo che non lo vedo, nei film di fantasmi, l’ectoplasma si vede in trasparenza, lo figurano con un po’ di alone di luce intorno trasparente… io niente, non vedo niente, non mi vedo. Ma ci sono.

Sensazione strana, ho paura?

No, non ho paura, in fondo non sto sentendo dolore, sono solo un po’ perplessa di questa mia nuova essenza.

Essenza o presenza, sono aldilà o aldiquà?

Per ora ho una gran confusione e non riesco a rimettere i pezzi insieme… so solo che mi sto ripetendo come un mantra di stare tranquilla; Angelica, cerca di raccapezzarti, non ti scoraggiare.

Mi muovo lentamente, cerco di comprendere, per ora ho capito che sono al coperto, sono in una stanza, non sono all’aperto, sarà notte sarà giorno? Non comprendo molto, c’è parecchio buio in questa stanza. Che poi non è proprio buio pesto, qualcosa riesco a distinguere. Vedo una finestra con le imposte chiuse in fondo a questa lunga stanza che mi fa intravedere qualcosa – allora fuori è giorno, c’è ancora luce – guardo i muri che ho attorno a me, mi avvicino al muro che ho più vicino e a tentoni cerco di toccarlo, mi sento una cieca che tenta di orientarsi in un mondo che non riconosce, sposto il mio tocco sulla parete mentre continuo a guardarmi intorno e così intravedo le sagome della mobilia.

C’è qualcuno a cui chiedere istruzioni?

Ehilà!!… C’è nessuno?? Che modo strano di dire, non mi è mai piaciuto neanche in vita dirlo… chi cerchi? Se non c’è nessuno, non c’è nessuno. Chiedi invece se c’è qualcuno!

Un cavolo di qualcuno per chiedere qualche indicazione ci sarà pure. Ma che mi lasciano qui da sola a far che?

Va bene Angelica, riappropriati del tuo self-control, della tua pazienza, stai tranquilla, respira, concentrati, cerca di capire dove sei.

Forse sto sognando, un gran brutto incubo direi, no, non sto sognando, li ho visti tutti i parenti e gli amici piangere per davvero, e ho visto veramente il mio funerale. Quindi scartiamo questa opzione.

Ecco, magari accendi una luce così vedi dove sei, lo posso fare?

Sì, la luce si è accesa, perché non ci ho pensato prima?

Non riconosco questa stanza, in questa casa non c’è nessuno, come mai sono qui? Cosa caspita ci faccio in una casa che non riconosco, non so di chi sia… di certo non è casa mia… cerchiamo un indizio, una foto, qualcosa che mi faccia capire.

Mi giro sul mio fantomatico corpo per guardare tutto e avere una visione d’insieme, dunque: casa sontuosa, piena di mobili, sono in un salotto, doppi divani, un camino, piena di tappeti e quadri. Direi che questa persona o chissà, la coppia che abita qui, se la passi molto bene, tutto è molto signorile e di buon gusto. Una libreria piena di libri e… ecco una foto, speriamo che mi aiuti…

Niente, i volti ritratti non li riconosco, non so chi siano. C’è una donna molto elegante, anche se con una gran “cofana” di capelli biondi sul capo, stile anni Cinquanta, che non è certo di mio gusto, posa insieme con due ragazzi giovani, forse i suoi figli. Indago.

Manca il marito, il marito non c’è… Sarà morto pure lui?

O forse si tratta di una donna separata con prole?

Chi è questa famiglia?

Come ho fatto a ritrovarmi qui?

Cosa devo capire?

Che stupidità morire a cinquantotto anni e ritrovarmi, da morta, in casa di uno sconosciuto. Non ha un senso.

Stare qui non mi aiuta, devo assolutamente uscire o divento pazza. Pensa, pensa, pensa…

Sì, penso, penso: morta e pazza! Andiamo bene!

Basta! Voglio uscire da qui, ho bisogno di aria fresca per schiarirmi le idee. I fantasmi attraversano i muri, ci provo.

Mi concentro, guardo il muro, mi avvicino, ho paura, provo, e mi ci avvento contro.

Ahi! No, ho preso proprio una bella botta, con tanto di rinculo sul collo, credo di aver picchiato la fronte, a patto di avere una fronte, ora mi fa male sia il collo che la fronte…

Ma come, anche da morti si sente dolore? Urca, che disgrazia!

Insomma, vorrei sapere chi ha inventato nei film che i fantasmi possono passare attraverso i muri, bella fregatura! Neanche questo posso fare, comunque mi fa male la testa, quindi una testa ce l’ho!… Non ci capisco niente e nel frattempo sento salirmi in gola un po’ di angoscia, ma allora dove mi trovo? Che cosa sono e più che altro ora che faccio?

Ma morire e andare nel tanto agognato “Aldilà”, no eh?

Manco questo mi capita… che vita di stenti! Anzi, pure una morte di stenti…

Suvvia, voglio proprio smettere di lagnarmi, vediamo cosa capita in questa dimensione e cerchiamo di cogliere il lato positivo.

In fondo esisto ancora.

Ah! Questa deve essere la porta di entrata… ora la apro. Bene!

Anzi, male!

La porta è chiusa con le mandate, sono morta, sono invisibile anche a me stessa e sono chiusa in una casa che non so di chi sia. Bell’inizio!

Ho bisogno di fumare.

Ma che dico? Io non fumavo neanche in vita!

E poi i morti fumano?

I morti muoiono di cancro ai polmoni?

A proposito e io di cosa sono morta?

Ci penserò poi, ora devo trovare il modo di uscire da questa casa, che tutto sommato non mi piace neanche, troppo elegante, troppo ordinata, troppi tappeti, troppi quadri… è UN troppo di tutto.

Aspetta! Mi sembra di sentire delle voci.

Sì, sento una chiave che gira nella toppa della porta di entrata, ci siamo!

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