Cuore mancino

4,99

Formato: Epub, Kindle

Autore: Danae Lorne

Note sull’autore

COD: ISBN 978-88-6690-276-8 Categoria: Tag:

Descrizione

Giulia, trentacinque anni, psicologa di professione, è innamorata di Alessio, un giovane pianista, e di Felipe, ingegnere e ballerino: due uomini sensuali, tra i quali è difficile scegliere, per questo vive un’intima insoddisfazione, pur sentendosi amata da entrambi. Proprio nel momento in cui avverte il bisogno di mettere radici, e di compiere un passo decisivo, come quello di convivere con Felipe, che le ha chiesto di sposarlo, ecco riapparire dal suo passato un antico amore, per il quale la passione non sembra sopita. Più maturo di lei, l’uomo appare a Giulia come quello giusto per mettere finalmente radici e crescere, diventare madre. Tutto sembra perfetto. Ma… la vita è saggia e pretende la verità, sempre.

INCIPIT

“Chiudi gli occhi, e ascolta il tuo respiro, è lento, profondo…

adesso pensami accanto a te,

li senti i miei occhi ? Ti stanno accarezzando, scivolano sulla tua pelle

come mani leggere e vellutate e… ti adorano.

Non muoverti!

Lo senti il mio respiro che ti solletica la gola?

Il mio viso è così vicino al tuo che posso sfiorarti le labbra con le mie,

ma tu non aprire gli occhi… non adesso.

Le mie dita si stanno muovendo su di te, lente… ti spogliano con cura,

un bottone dopo l’altro…”

Mi sveglio di soprassalto quando l’altoparlante annuncia la prossima fermata.

Ho il cuore che va a mille e sono tutta sudata. Che ore saranno?

Guardo l’orologio e mi rendo conto di essermi appisolata. È quasi mezzogiorno, tra non molto sarò a Firenze.

Non credevo che sarei riuscita a dormire in treno, ma ero così stanca!

Non dormo da due notti. Stavo sognando Alessio, sì, quella era la sua voce, suadente, calda. Dio quanto mi manca! Ormai è una settimana che non lo sento.

Sono andata a Milano a cercarlo, speravo di potergli parlare, speravo che questo mio gesto gli avrebbe fatto capire quanto fosse importante per me, volevo farlo ragionare ma non ho trovato nessuno, sono rimasta appostata due giorni sotto casa sua ma inutilmente. L’avrò chiamato venti volte, gli ho lasciato sei messaggi in segreteria ma non ho ricevuto nessuna risposta.

Spero solo che stia bene, ovunque sia, e spero che non abbia smesso d’amarmi davvero.

D’istinto mi tocco l’anulare e stringo il suo anello, vorrei mettermi a piangere ma freno le lacrime, c’è un signore che mi sta guardando incuriosito dal mio volto affranto. So che se lo guardo di nuovo gli darò il coraggio di chiedermi se sto bene e non ho voglia di parlare con nessuno adesso. Vorrei solo essere già a casa mia e leccarmi le ferite in solitudine, invece ho promesso a Felipe che sarei passata da Firenze e che saremmo tornati insieme a Calambrone.

E forse è meglio così. Ho tanto da farmi perdonare anche da lui.

Una settimana fa mi sono presentata a casa sua dopo due anni di silenzio e il calore del suo straordinario cuore mi ha irretita e fatto comprendere quanto ancora l’amavo. Era stato difficile per me anni fa decidere di perderlo, ma lui aspettava un figlio da un’altra donna e io mi ero fatta da parte.

Poi il destino, o chi per lui, aveva deciso diversamente, lo aveva reso di nuovo un uomo libero e le nostre strade si erano ritrovate, si erano riallineate, anche se accanto alla mia correva già quella di Alessio.

Oh Alessio! Ho un flash dei suoi occhi sconvolti quel giorno a casa di Felipe, e mi addolora l’idea di non essere riuscita a fermarlo, di non essere riuscita a fargli capire cosa provassi in quel momento. Lui è sempre stato uno dei pochi a comprendermi davvero, è stato il mio migliore amico da quando ci siamo conosciuti, siamo fatti della stessa pasta, io e lui.

Mi sento così stanca! Avrei voglia di richiudere gli occhi e dormire ancora, ma il treno comincia a decelerare e la solita vocina stridula dell’altoparlante annuncia l’arrivo alla stazione di Firenze Santa Maria Novella. Faccio un respiro profondo e cerco di darmi un contegno, tra qualche minuto rivedrò il mio bellissimo cubano e potrò abbandonarmi alle sue amorevoli cure. Non c’è bisogno di angustiarlo ulteriormente con il mio muso lungo, ha già accettato il mio affetto per Alessio senza protestare eccessivamente, non posso chiedergli altro, non ancora, almeno.

Prendo la mia borsa e comincio ad avviarmi all’uscita. Il signore che era seduto di fronte a me mi fa un cenno di saluto con il capo. Io ricambio con un sorriso, forse il primo che vede rischiarare il mio volto da quando mi sono seduta vicino a lui, due ore fa.

Cerco di raggiungere l’uscita ma il corridoio è pieno all’inverosimile di persone che devono scendere. Molti sono ragazzi. Ce n’è uno davanti a me biondo e allampanato, con la custodia di una chitarra classica a tracolla, ha un viso familiare, forse è qualche cantante famoso, chissà?! Assomiglia molto a George Ezra.

Certo non mi stupirebbe, Firenze è una città cosmopolita ed è ricca di ogni forma d’arte, passata e presente. Mi sorride il cuore pensando alla mia adorata Firenze, è stata la mia città per molti anni.

Mi ha adottata secoli fa, quando venni a studiare all’università, avevo sì e no l’età di questo ragazzo, e poi sono tornata a viverci con Fabrizio. Ogni volta che respiro il suo profumo mi ricarico di una energia sana che mi fa stare bene, e starò ancora meglio in compagnia di Felipe.

Guardo fuori dai finestrini sperando di vederlo, ma c’è soltanto gente appena scesa dal treno che è affannata a raggiungere la frescura dell’atrio .

Appena fuori, l’afa mi investe in pieno togliendomi il respiro.

Cavolo ci saranno più di 40 gradi all’ombra! Non ricordavo il caldo insopportabile di Firenze, spero solo che Fil abbia parcheggiato vicino, non vedo l’ora di arrivare nella sua ariosa casetta in mezzo al verde. Mi trascino il trolley cercandolo tra la folla che mi viene incontro e tra le tante facce una mi colpisce allo stomaco. È il viso di una bellissima donna che mi si avvicina sorridente e luminosa.

“Giulia!” urla e mi abbraccia.

“Linda, che sorpresa! Ma che ci fai qui?”

“Felipe mi ha mandata a prenderti” e mi allarga un sorrisone meraviglioso.

“Ha mandato te?” mi sorprende non poco la cosa.

“Sì, lui è in America, ma no te preocupes, torna domani sera.”

“In America!”

“Sì, per lavoro.”

Mi afferra il trolley dalle mani.

“Vamos, fa un caldo, qui!”

“Sì” la seguo mentre si avvia a grandi passi verso l’atrio. Non lo credevo possibile ma Linda è diventata più bella di quanto ricordassi, vivere a Firenze evidentemente l’ha ingentilita e l’ha resa più elegante.

“Che sorpresa, non immaginavo di rivederti. Stai benissimo!” le dico e lei si volta e mi abbaglia con quegli occhioni verdi che mi ricordano tanto quelli di suo fratello.

“Anche a me fa molto piacere rivederti, Giulia, quanto tempo è passato?”

“Tanto!” le rispondo ripensando all’ultima volta che ci siamo viste. Erano venuti tutti insieme con la compagnia di ballo a Calambrone per uno dei loro spettacoli tre anni fa.

Si ferma davanti al McDonald’s.

“Ti va se pranziamo qui? Ho una fame! Poi se vuoi ti accompagno a casa di Felipe.”

“Ok.”

“Anche se a me farebbe molto piacere ospitarti a casa mia” aggiunge speranzosa.

“Non vorrei disturbarti più del dovuto” le rispondo. In effetti, pensare di dovere dividere il letto con Linda mi mette un po’ a disagio, non ho mai dimenticato il bacio che ci siamo date al villaggio quando andai a trovare Felipe.

“Oh ma non disturberai nessuno, abbiamo un comodissimo divano letto nello studio, a Susy, la mia compagna, fa piacere, gliel’ho già chiesto!”

Sembra così entusiasta che non mi va di deluderla e poi ci sarà anche la sua compagna e questo mi rasserena.

“Ok allora, se ti fa piacere! Ma perché Fil non mi ha detto nulla? Io avrei potuto tornare a Calambrone senza darti così tanto disturbo!”

“Sapeva che saresti andata via e lui voleva stare qualche giorno qui con te, e poi io sono felice di ospitarti.”

“Ok allora.”

“Bene!” esulta, poi mi prende a braccetto e insieme entriamo nella sala refrigerata del McDonald’s a mettere qualcosa nello stomaco.

Mentre ci dividiamo l’insalata e le patatine, le chiedo di lei e del suo nuovo lavoro.

“Mi ha detto Felipe che lavori per un’azienda che fa abiti d’alta moda.”

“Oh sì, è quasi un anno ormai.”

“E ti piace?”

“Sì, tantissimo, sono stata fortunata perché sono arrivata nel momento giusto, stavano cercando qualcuno che sapesse parlare russo.”

“E tu parli russo?”

“È la mia lingua materna, Giulia, mia madre è russa” mi risponde sorridente.

Che rivelazione! Felipe non me l’ha mai detto. Adesso capisco da chi hanno preso i colori loro due.

“Non lo sapevo!” le dico.

“È così, venne a Cuba insieme a mio padre, erano già sposati.”

“Capisco.”

Comunque mi sembra strano associare una lingua così fredda a una persona così calda e sensuale come Linda. La osservo mentre divora il suo panino e mi sembra che sia cresciuta, è più magra di tre anni fa e i capelli scalati le danno un’aria più matura.

Mi si scalda il viso se ripenso alle spudorate avances che mi faceva quando eravamo al villaggio, per ingelosire il fratello, e alle occhiatine libidinose che mi lanciava mentre era tra le braccia di Alessio. Sembra un’altra persona adesso, sembra più posata.

“Io so tutto di te, Alessio mi ha sempre tenuta aggiornata in questi anni” mi dice, poi ricorda la situazione in cui mi trovo e aggiunge “mi spiace per lui, so cosa è successo tra di voi, sei andata a Milano per cercarlo?”

“Sì, gli dovevo delle spiegazioni, ma non l’ho trovato.” Il mio umore cala a picco quando ricordo le mie due inutili giornate milanesi.

“Immagino che stia soffrendo molto, povero Alessio! Ti ama, Giulia, l’ho capito fin dalla prima volta che me lo presentasti al villaggio come tuo amico. So che dovrei parteggiare per mio fratello, anche lui ha sofferto tanto quando lo hai lasciato, ma ho un debole per quel ragazzo, è speciale!” le sorridono gli occhi quando ripensa al mio Alessio.

Due anni fa, quando andammo al villaggio insieme, lui riuscì a sedurla nonostante lei fosse dichiaratamente lesbica.

“Sì, Alessio è un ragazzo speciale” le dico.

“Vi eravate messi insieme questa estate?”

“Sì, abbiamo passato l’estate insieme nella mia casa sul mare, non pensavamo di…” mi fermo perché il ricordo di quei giorni mi fa ancora troppo male.

“Insomma, è successo, e poi io ho rivisto tuo fratello ed è scattato qualcosa dentro di me, mi sono resa conto di amarlo ancora tanto, solo che non avrei mai voluto che Alessio lo scoprisse così.”

Lei mi guarda di sottecchi, quasi in imbarazzo.

“Mi spiace, Giulia, quando mi ha chiamata per chiedermi l’indirizzo di Felipe non immaginavo che ci fossi anche tu lì, tu e mio fratello non vi sentivate più da tanto tempo! E poi, lui sembrava così tranquillo! Ho creduto che volesse incontrare Felipe.”

“Certo, non è colpa tua, Linda… se qualcuno ne ha, di colpe, quella sono io. Non avrei dovuto rivedere tuo fratello…” poi però mi fermo e mi rendo conto che non mi sento veramente in colpa per quello che ho fatto, sono felice di averlo ritrovato.

“… la verità, Linda, è che li amo entrambi, disperatamente, e non so che fare. Io non ho la forza di scegliere, di escludere l’uno o l’altro dalla mia vita, forse dovrebbero farlo loro.”

Mi fissa per un attimo, poi mi regala un sorriso dei suoi.

“Te entiendo muy bien” dice e mi strizza l’occhio.

Finiamo di consumare il nostro pranzo e usciamo.

La casa di Linda si trova in centro, per arrivarci prendiamo il tram che passa davanti alla stazione e dopo qualche fermata giungiamo a destinazione.

Grazie a Dio il mio trolley non è pesante, perché il palazzo è vecchio e non ha l’ascensore. Lei mi aiuta, lo prende da una parte e insieme arriviamo arrancando e ridacchiando al secondo piano.

“Ti ho fatto fare un po’ di movimento! Certo la mia non è bella come la casa di Felipe, ma si sta bene, e poi non starai da sola.”

Apre l’uscio di casa e ad accoglierci c’è una bella ragazza dai tratti orientali che si avvicina sorridente e bacia Linda sulla bocca, tanto per chiarire la situazione.

“Ben arrivata, io sono Susy” mi dà una vigorosa stretta di mano e poi mi squadra da capo a piedi.

“Tanto piacere Susy, io sono Giulia” le dico un po’ in soggezione.

“Oh sì, lo so, ho sentito molto parlare di te!” .

“Spero in bene!?” le dico scherzando e le accenno un sorriso, vorrei che la smettesse di passarmi ai raggi X, Dio santo, è peggio di un uomo!

“Sì sì, non preoccuparti!” taglia corto, poi si volta verso Linda che sembra leggermente imbarazzata.

“Allora, avete già pranzato?” le chiede quasi infastidita.

“Sì, avevo fame e poi pensavo di non trovarti a casa, non sei di turno stanotte?”

“Sì, infatti sto andando, volevo conoscere la nostra ospite!” le dice e sento un retrogusto d’ironia che non mi piace. Forse è preoccupata di lasciare Linda da sola con me.

“Vieni Giulia, sistemati pure qui” mi prende il trolley e me lo porta dentro una camera.

“Se vuoi farti una doccia o altro, il bagno è lì” e mi indica la porta accanto.

“Grazie” mi sento decisamente di troppo, che ci faccio io qui?

Loro si allontanano un attimo e parlano tra di loro, io mi accomodo sul divano che sarà il mio letto di stanotte e le osservo incuriosita! Susy è una bella donna, ha i capelli nero corvino come i miei ma i suoi sono più corposi e lunghi, li porta raccolti sulla nuca con un pettine di legno, ed ha un braccio tutto tatuato. Fa quasi impressione, chiaramente è lei l’uomo di casa.

Linda si mostra dolce e remissiva ed è di una bellezza disarmante.

Mi piacerebbe davvero conoscere i loro genitori, hanno messo al mondo due ragazzi straordinari, lei e Felipe sono dei cubani decisamente anomali, hanno la pelle dorata e gli stessi occhi grandi e verdi. L’influenza russa ha dato i suoi frutti.

Ho una voglia pazzesca di rivedere Felipe, non immaginavo che avrei dovuto attendere così tanto. Prendo il cellulare e gli mando un sms:

Me l’hai fatta, stronzetto! Torna presto ti prego, mi sento a disagio in compagnia di queste due ninfette. 🙂

Dopo qualche minuto mi squilla il telefono.

“Fil!”

Lo sento ridere fragorosamente.

“Piccola, sei arrivata?”

“Sì, sono arrivata, sono a casa di tua sorella” gli dico imbronciata.

“Scusami, non era prevista questa breve parentesi all’estero ma domani sarò già lì da te.”

“Non vedo l’ora!” gli rispondo di pancia.

“Anch’io, piccola! Ho una voglia pazzesca di stare con te… in tutti i sensi.”

“Allora muoviti!”

Ride di gusto.

“Perché in America, Fil?” gli chiedo subito dopo, ricordando la proposta che mi fece quel giorno a casa sua, di andare a vivere con lui negli States.

“Ti spiegherò domani, adesso devo lasciarti, tra qualche minuto devo andare a incontrare questi tipi.”

“Ma dove sei di preciso?”

“A Santa Barbara, in California.”

“Ok, allora a domani.”

“Ti chiamo più tardi.”

Mi manda un bacio e chiude. Intanto le due donzelle mi raggiungono in camera, Susy mi saluta e poi esce per andare al lavoro, finalmente.

“Cosa fa Susy?” chiedo a Linda quando restiamo sole.

“L’infermiera. Parlavi con mio fratello prima?”

“Sì.”

“Sta bene?”

“Sì, mi è sembrato di sì.”

Sembra a disagio.

“È tutto ok?” le chiedo.

“Sì, certo.”

“Carina Susy, da quanto state insieme?”

“Sei mesi più o meno, lei è molto protettiva e… muy celosa!” mi dice arrossendo.

Io comincio a sentirmi un attimo irrequieta, non pensavo di dover passare la notte da sola con lei e probabilmente anche a Susy l’idea non aggrada.

“Sicuro che non le dia fastidio che io rimanga a dormire qui?” le chiedo.

“Oh nooo, sicuro, è solo gelosa perché ha visto che sei muy bella e non si fida di me” mi dice con molta schiettezza strizzandomi l’occhio.

In verità nemmeno io mi fido tanto di te! Penso.

CONFIDENZE

Apro gli occhi disorientata e mi guardo intorno, ricordo di essere a casa di Linda.

Mi sono appisolata di nuovo, ero decisamente stanca e rintronata dal caldo.

Lei è in cucina, la sento trafficare.

“Che ore sono?” le urlo per farle sapere che mi sono svegliata.

La sento correre scalza verso la mia stanza, si affaccia sorridente.

“Sono le sei e mezza, io sto facendo la pizza!” mi annuncia entusiasta con un sorriso che le va da un orecchio all’altro. Sembra una bambina.

“Ottimo!” le dico.

Lei si intrufola in camera e noto che si è messa comoda, indossa solo una t-shirt bianca che le copre appena le natiche.

“L’ho stesa adesso, ci ho messo sopra il prosciutto e i funghi sott’olio, a te piacciono i funghi?”

“Io adoro la pizza, Linda, sotto qualsiasi forma e colore si presenti.”

Ride festosa, è felice come una pasqua, il suo entusiasmo mi ricorda tanto quello di Alessio e capisco perché sono rimasti amici per così tanto tempo anche se non si sono più rivisti.

“Bene, tra un’oretta circa ceniamo.”

“Ok, allora ho il tempo di fare una doccia, mi sento uno schifo!”

“Certo, fai come se fossi a casa tua!”

Mi chiudo nel bagno e mi infilo sotto il getto rigenerante dell’acqua, cerco di rilassarmi e di non pensare a niente, voglio solo levarmi di dosso questo maledetto senso di vuoto che mi scava il petto ogni volta che mi fermo a pensare a lui. Lo so che non fa sul serio, presto o tardi la rabbia si dissolverà e lascerà il posto all’affetto, perché lui mi ama, di questo sono certa, quando saprà di avermi punita a dovere, si rifarà vivo.

Dovrò solo avere la pazienza di aspettare, anche se le sue ultime parole mi rimbombano ancora nella testa.

“Non voglio più vederti, Giulia, non farti più sentire, scompari, esci dalla mia vita una volta per tutte!”

Respiro a fondo e cerco di non pensarci, adesso; penso invece a Felipe e a Linda che sembrano così felici di riavermi nelle loro vite!

Dopo il bagno indosso anch’io qualcosa di comodo e raggiungo Linda che sta infornando la prima pizza.

“Fatti aiutare, su!”

“Oh non ti preoccupare, ho tutto sotto controllo. Ti senti meglio adesso?”

“Decisamente, non sono riuscita chiudere occhio a Milano, ero troppo agitata e mi sentivo anche in colpa con Felipe. Tuo fratello si sta comportando con molta diplomazia, io al suo posto mi sarei già mandata in culo.”

“Mio fratello è una forza della natura, Giulia, è molto cambiato da quando… beh sì, da quando hanno perso la bambina. È diventato più forte.”

“Sì, l’ho notato anch’io. La sofferenza o ti distrugge o ti fortifica. Felipe è un uomo di carattere, riesce sempre a vedere il lato buono della vita e questo lo predispone a un’ottima autodifesa” le dico ripensando ai sacrifici che ha saputo affrontare nella vita. Quando lo conobbi, aveva messo da parte una laurea in Ingegneria, presa con enormi sacrifici suoi e dei suoi familiari, per guadagnarsi da vivere, onestamente e con dignità.

“Vero. Lui è sempre stato così, non si è mai tirato indietro davanti alle difficoltà. È sempre stato… come dite voi, ‘pilar’ della nostra famiglia.”

“La colonna portante, sì, immagino.”

Le si inumidiscono gli occhi mentre parla del fratello, si vede che sono molto legati.

“C’è sempre stato per noi tutti, sempre, anche quando è stato male, dopo l’incidente di Maria, all’università. Ha avuto troppe batoste dalla vita il mio povero fratellino, e dopo la perdita della bambina è diventato più duro, più… egoista, pensa di più a se stesso, alla sua vita, ecco!”

“Certo, è normale e giusto che sia così Linda. È un meccanismo di autodifesa, a un certo punto decidi di mandare in culo il mondo e di seguire la tua strada” le rispondo con molta serenità.

Lei mi guarda negli occhi e mi sorride.

“Sì, però non ha mai avuto la forza di lasciare te, non lo vedevo così felice da… non lo so nemmeno io da quando!”

Mi riempie di gioia sentirle dire queste cose.

“Non so davvero cosa abbia fatto per meritare una fortuna simile!” le dico e mi siedo su una delle quattro coloratissime sedie che rallegrano questo cucinino.

Linda mi raggiunge, ne afferra un’altra, la piazza di fronte a me e si siede appoggiando i piedi nudi sulle traverse. Messa così, posso chiaramente scorgere le sue mutandine color pesca. La maglietta poi ha uno scollo così ampio che le lascia scoperta una spalla e mi accorgo che non c’è traccia del reggiseno.

È praticamente nuda e la cosa mi mette un po’ a disagio.

“Perché dici così?” mi chiede e mi punta quegli occhini addosso.

“Sei una bellissima donna, Giulia, e… poi c’è qualcosa in te che non ho mai trovato in nessun’altra. Tu riesci a capire le persone che hai davanti ed hai l’umiltà di farle sentire a loro agio. Non hai la presunzione che in genere hanno le persone intelligenti. Sei così dolce!”

Dice e intanto mi stringe il braccio, mi guarda in un modo che mi colpisce allo stomaco. Non capisco se mi sta spiegando le ragioni di suo fratello o le sue. Mi sento profondamente lusingata da quello che ha appena detto ma sono anche molto imbarazzata. Lei se ne accorge probabilmente perché cambia espressione e si affretta ad aggiungere:

“Me lo ha detto Felipe, la prima volta che mi ha parlato di te.”

“Grazie Linda” le dico e le accarezzo la mano.

Lei mi regala un meraviglioso, candido, sensualissimo sorriso.

Alle otto la cena è pronta, ho una fame pazzesca e la pizza di Linda mi sembra ottima, meglio di tante altre provate in giro. La mangiamo entrambe con gusto annaffiandola con abbondante birra ghiacciata, e ci raccontiamo un po’, lei mi parla della sua vita Fiorentina, e di quando si è trasferita qui con Susy. Io le racconto del mio viaggio a Barcellona e della mia unica esperienza lesbica vissuta lì, quando ancora sperimentavo strade diverse, prima di trovare la mia. Non so nemmeno io perché ho tirato fuori questo lontano episodio, forse per farla sentire a suo agio?

Linda mi sorprende dimostrandosi una donna estremamente intelligente. Io e lei non abbiamo mai avuto veramente l’opportunità di conoscerci, non siamo mai state abbastanza insieme, e in quel poco tempo c’è sempre stato tra noi suo fratello, che ha provveduto a tenerci a debita distanza. Sorrido quando mi torna in mente l’ultima sera in cui sono stata con loro al villaggio, quando Linda ballò con me quel sensualissimo mambo, facendolo impazzire di gelosia.

Sembra avvertirlo anche lui a miglia di distanza, visto che sento il telefono vibrare e vedo lampeggiare il suo nome sul display.

“Ciao tesoro!” mi saluta.

“Ciao amore!” gli rispondo con un’enfasi che fa arrossire Linda, che mi sorride gioiosa e si allontana da tavola per lasciarmi un po’ di privacy.

“Che fai, piccola mia?”

È delizioso sentirlo così vicino e innamorato, mi riempie il cuore di gioia.

“Ho appena finito di cenare, Linda stasera ha fatto la pizza, ed era buonissima!”

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