Coincidenze

15,00

Formato: Libro cartaceo, pag. 154

Autore: Oliviero A. Fuina

Note sull’autore

COD: ISBN: 978-88-5539-027-9 Categoria: Tag:

Descrizione

Michele è un ragioniere che lavora come Maître in un locale del suo paese. Cinquant’anni, single e una vita dedicata al suo lavoro. Un giorno, un martedì “non qualsiasi”, metterà in discussione tutte le sue certezze e comincerà a seguire l’istinto e i tanti segnali che l’esistenza sembra lasciargli sul cammino. Inizierà un viaggio che non sarà casuale per rincorrere una donna misteriosa che in apparenti sincronicità lo porterà a incontrare e affrontare frammenti del suo passato. Un viaggio che lo cambierà molto. Il finale sarà una serie di rivelazioni straordinarie e scoprirà che nulla è come sembra.

INCIPIT

Un martedì non qualsiasi

 

 

Michele Rossi era molto bravo nel suo lavoro come Maître di sala nel rinomato e famoso ristorante cittadino.

Al di là delle sue abilità professionali, il suo maggiore talento era quello di saper tagliare l’erba di ogni prato, anche il più disastrato, trasformandolo in vera moquette naturale a pelo raso.

Il suo peggior talento, tra talenti comunque anche minimamente posseduti, era invece quello di suonare la chitarra. Ma la musica l’amava davvero.

Aveva un diploma di ragioniere, ma un animo di poeta: amava tanto guardare le stelle e, grazie a un’applicazione sul suo smartphone, sapeva dare un nome a ogni stella e inserirla correttamente nella sua costellazione di appartenenza. Con quell’applicazione, addirittura, riusciva a vedere anche le stelle nella loro esatta collocazione nella sfera celeste anche sotto la linea dell’orizzonte, fino al Nadir, sotto i suoi piedi e sotto tutta la Terra che stava calpestando. Sapeva esattamente anche quali stelle c’erano nel cielo di giorno e nelle notti di pioggia. Purtroppo saper indicare la stella Arturo o Vega nella costellazione del Cigno non era, al lato pratico, di nessuna utilità. Ma il ragioniere Rossi, di pratico, in pratica non aveva nulla. Nessuna pratica da sbrigare, quindi.

Amava pure molto le parole, ma alla stregua di amanti quasi clandestine, dato che tempo prima lo avevano fatto sposare con i numeri, scolasticamente parlando. Con loro continuava ad avere sempre un buon rapporto, basato sulla fiducia e sul rispetto, ma il senso d’infinito lo provava soltanto con parole a disegnare personali universi. E di parole mai banali amava vestirsi e dispensarle.

I conti, quindi, non sempre tornano, pensava lui. Ma va anche detto che non era mai stato un simpatizzante della nobiltà monarchica e quindi la cosa non gli dispiaceva più di tanto.

Michele Rossi non era sposato. Non era nemmeno fidanzato, ma per sua fortuna questo non faceva molta differenza nel suo percepirsi tranquillamente single. Semplicemente lui e le relazioni affettive di un certo tipo non si odoravano più di tanto. Qualche tentativo, a dire il vero, l’aveva pure fatto ma a un certo punto le cose tendevano sempre a fermarsi inesorabilmente e non c’era verso di poterle continuare. Almeno lui non ne era capace o, come lui soleva dirsi, la faccenda non valeva tutto quel suo mettersi in gioco. Era bravo a mentire a se stesso.

Un giorno qualsiasi, tipo martedì 11 settembre 2012, Michele Rossi uscì di casa non sapendo ancora che non ci sarebbe tornato tanto presto quanto lui dava per scontato.

Aveva con sé, come da sua abitudine, il suo telefonino, il portafoglio con poche decine di euro, i soliti documenti personali, una carta di credito con dei brividi (essendo poco coperta) e le Illusioni di Richard Bach in formato tascabile, perché contava, quello sì!, di riuscire a leggerne un po’ tra una qualche incombenza e l’altra durante la sua giornata lavorativa. Ovviamente, con sé aveva anche il proprio borsello per contenere quanto appena elencato, oltre alle chiavi della macchina, di casa e del ristorante, che quel giorno toccava a lui aprire. Aggiungiamoci anche un pacchetto di fazzoletti di carta e un fazzoletto ben piegato di stoffa. Il fazzoletto di stoffa non mancava mai di portarlo, poi, però, solitamente usava quelli di carta per non doverlo ripiegare non intonso nello stesso borsello, perché in tasca nemmeno a parlarne!

Media corporatura, calvizie incipiente all’altezza della fontanella, e intorno capelli corti sale e pepe bianco (perché di nero era ormai rimasto ben poco). Completa il quadro una pancetta pronunciata che curva un profilo altrimenti dignitoso e occhi castani che sanno delinearsi in profondità per chiunque finisca al loro Zenit. Insignificanti, però, solo poco di lato.

 

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