Che cosa stai aspettando!

2,99

Formato: Epub, Kindle

Autore: Lu Paer

Note sull’autore

COD: ISBN 978-88-6690-099-3 Categoria: Tag:

Descrizione

In questa storia il buco nero dell’infanzia si consuma in poche righe; inizia successivamente, già durante l’adolescenza, la ricerca spasmodica di emozioni, prima attraverso il cibo, poi attraverso amori difficili, quasi con un desiderio di autodistruzione. Segue miracolosamente la mia rinascita: smetto con ogni dipendenza, dimagrisco trenta chili, decido di risolvere i miei problemi economici lavorando per un’agenzia di “accompagnatrici”… Infine l’incontro con uomo, che mi ha costretta a guardarmi dentro. Con i miei cani, cavalli, ecc. (anch’essi in parte protagonisti di questo romanzo) da circa 20 anni vivo in mezzo ad un bosco dove ho imparato a sollevarmi dalle tante cadute di una vita vissuta spesso al limite. Da subito gli animali selvatici mi sono stati portatori di messaggi, con una puntualità e verità da lasciarmi allibita. Una sera, sopra il quaderno del mio romanzo, si è fermato un piccolo ragno (porta bene), il tempo di farsi notare e se ne è andato. Anche per questo ho deciso di non lasciare il mio libro in un cassetto.

INCIPIT

Sono nata in un paesino sperduto di montagna dal quale ho sempre desiderato fuggire. Mi sentivo soffocare da quelle cime alte e buie che consideravo un ostacolo verso l’infinito, finché, ormai quarantenne, ho iniziato a scalarle e ad amarle, se pur con un rapporto di toccata e fuga. Mi è capitato spesso, infatti, di essere in parete la mattina e di sentire il bisogno di vedere il mare nel pomeriggio.

La mia infanzia, credo, perché non ne ho memoria, sia stata un incubo. Mia madre mi rinfacciava spesso di averle causato un parto doloroso: non volevo nascere; penso ci sia una prudenza nascosta dentro di noi che a volte ci fa percepire cosa ci aspetta. A pochi giorni di vita poiché ero una bambina impegnativa mi affidò ad un’altra famiglia e lì, forse per sopravvivere al distacco, si dimenticò di avere una figlia. Pure questo me lo fece pesare tanto che solo da adulta associai questo abbandono non soltanto al suo dolore, ma anche al mio.

È resistito al buco nero di quegli anni unicamente il ricordo di un cucciolo di elefante bianco e rosso dal quale non mi staccavo mai. Ora, uno dei sogni che intendo realizzare, è fare del volontariato proprio negli orfanotrofi degli elefantini la cui madre viene abbattuta dai bracconieri; sogno che rinvio perché ho la sensazione che se vado rimango e non torno più.

Sono sempre stata attirata da una vita essenziale, frugale, libera, se poi in simbiosi con questi meravigliosi animali… sento che per me è un richiamo irresistibile.

Tornando alla mia infanzia, suppongo mi abbia “salvata” la presenza di una vecchia zia che mi ha amata, accolta ed in parte cresciuta, fino a quando, avevo 12 anni, l’ho vista accasciata sul cortile di casa stroncata da un infarto. Dopo il dolore per la sua perdita subentrò, a volte, un impercettibile sollievo che subito scacciavo in preda ai sensi di colpa: capivo che la mia solitudine subita si stava trasformando, piano piano, in una solitudine voluta.

Solo negli anni mi sono perdonata, quando ho realizzato che questa sensazione derivava dal mio bisogno di essere libera, senza vincoli affettivi, poiché, ero certa, amavo mia zia al punto che per lei avrei fatto qualsiasi cosa. La mia vita è sempre stata in bilico fra il bisogno di dare, proteggere, accudire e l’esigenza fortissima di sciogliermi da tutto ed andarmene sola.

Ora ho capito che entrambi questi aspetti mi appartengono, ed ho imparato a dosare. Gesù stesso invitava a non promettere, poiché nella promessa risiede la negazione stessa della nostra libertà.

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