Centro di prima accoglienza

10,00

Formato: Libro cartaceo pag. 124

Autore: Salvatore Romano

Note sull’aSutore

 

COD: ISBN: 978-88-5539-073-6 Categoria: Tag:

Descrizione

Ironici e graffianti, i due testi teatrali di Salvatore Romano, Centro di prima accoglienza e L’idiota innamorato,  rappresentano temi che restano molto attuali, ma che non sono certo solamente del mondo di oggi. Il primo tema, nella pièce “Centro di prima accoglienza” è per l’appunto l’accoglienza degli immigrati, dei “diversi da noi”, con tutta l’ipocrisia e la brutalità della società presso la quale un popolo di disperati cerca un aiuto per sopravvivere: giornalisti, uomini di Chiesa, politici, gente comune… nessuno si salva. Con una conclusione originale, e un richiamo storico tragicamente noto. Il secondo tema, nella pièce “L’idiota innamorato”, è quello del femminicidio, della brutalità e della violenza maschile nei confronti della donna: ma anche qui, nessuno è veramente innocente, perché ci vengono proposti due diversi finali dove, anche se il protagonista maschile è e rimane un idiota, nemmeno la donna è del tutto vittima innocente.

ATTO I

 

 

 

Scenografia scarna come si conviene.

La scena potrebbe raffigurare un molo oppure una rimessa di barche.

O anche un capannone.

Qua e là un gommone sgonfio e rattoppato.

L’elica di una nave.

Vestiti e qualche giocattolo semidistrutto.

Entra, da un lato, un inserviente che trasporta un cadavere a guisa di un cane al guinzaglio, facendolo cozzare contro qualche oggetto.

Dall’altro lato entra un altro inserviente che, all’interno di una carriola, trasporta un paio di corpi inanimati.

Tutti e due gli inservienti lasciano cadere i cadaveri a terra, uno sull’altro, assieme ad altri corpi, a formare una raccapricciante pira.

Diversi inservienti, in una silenziosa processione, trascinano ulteriori corpi e li accatastano senza pietas, togliendo loro le infradito che, poco distante dai corpi, formeranno una macabra ricordanza d’altri tempi.

Passa un furgoncino della nettezza urbana e li scaraventa all’interno del cassone per portarli via.

 

 

 

 

 

1° INSERVIENTE: Un po’ di educazione. Stai caricando dei corpi e non dei sacchi di patate.

 

2° INSERVIENTE: E parli tu che non li hai nemmeno divisi per etnia. Lì hai messi l’uno sull’altro come fossero pacchi di pasta nello scaffale del supermercato.

 

3° INSERVIENTE: Smettetela di dirvi su. Questi sono come le cavallette. Fanno razzia di tutto quello che si trova lungo il loro cammino. Se fossero restati nel ridente e ameno paesello di provenienza, sarebbe stato meglio per tutti. Io, a raccogliere la monnezza dei miei compaesani, non ho niente in contrario: è il mio lavoro e lo faccio con dignità e competenza. Non mi va. Proprio non mi va di dovermi spaccare la schiena per questa gente foresta. Non sono un razzista e sono un buon cristiano ma questi… questi vengono a portarci via il lavoro.

 

4° INSERVIENTE: Santa Paletta del Lambro! Mi stai dicendo che questi ci porteranno via il lavoro? Cioè, domani mi sveglio e uno di questi, zac, mi trascina al cimitero? No, no. Il mio corpo non lo do.

 

AUTISTA DEL FURGONCINO: Tacete, balordi. Questi, semmai vi toglieranno il lavoro, lo faranno perché siete degli incompetenti. Me li avete ammassati tutti senza differenziarli. Cosa dico alla vigilanza degli inceneritori? Me li han dati così quei dilettanti? Non posso, perché anch’io sto partecipando a questo dilettantismo monnezzaro. Mi tocca barare, comprarli o chissà che. Lo sapete o no che c’è del materiale che va diviso perché non sta bene assieme agli altri? Quelli dell’Africa Occidentale son più duri e spesso restano incombusti e non vanno mischiati con quelli dell’Africa subsahariana, né tantomeno con quelli dell’Africa settentrionale.

Ma che ignoranza! Vi portano via il lavoro? Per forza… non studiate e siete indolenti. Su, su, i prossimi cenci li voglio portare ben differenziati, anche riposti nei sacchetti se ci riuscite.

(Va via).

 

1° INSERVIENTE: Diamoci da fare. I prossimi depositi li faremo formando mucchi diversi e rispettando la provenienza. Ma nei sacchetti no… non lo prevede nessun contratto e noi non siamo i benefattori della manodopera.

 

2° INSERVIENTE: Mi fa specie formare una catasta di corpi. Perché non lasciamo che siano loro stessi a trasportarsi. Che so? Prima di annegarsi e di procurarsi la morte potremmo costringerli quantomeno a scavarsi una fossa comune o a infilarsi da soli direttamente negli inceneritori. Ci vuole creanza e pensare pure a noi poveri cristi. Egoisti all’inverosimile. Sono diversi. Sono proprio diversi.

 

Lavorando senza dannarsi più di tanto e soffermandosi ogni decina di secondi. Si asciugano un sudore che non hanno e lamentano una fatica eccessiva.

I corpi dei morti annegati, uno alla volta, a testa bassa, si spostano da soli e, in silenzio, vanno a depositarsi formando mucchietti ordinati.

 

1° INSERVIENTE: Quando vogliono sanno essere educati.

 

2° INSERVIENTE: Sanno di aver creato fastidio e disturbi.

 

1° INSERVIENTE: In fondo sono quasi come noi. È che ognuno dovrebbe starsene a casa sua e non oltrepassare i confini. Come si fa a mantenerli tutti? Guarda, senza offesa, io sono un bravo cattolico. Mi confesso almeno una volta alla settimana e mi comunico spesso. Faccio la carità e do l’obolo. Do una mano come volontario alle opere parrocchiali. Faccio tutto quello che Santa Romana Chiesa prescrive. Vado oltre le norme e spesso mando del vestiario alla Caritas… ma questi… questi sono troppi. Invadono i nostri giardini. Fanno la pipì e la pupù per strada. E fanno baccano. Tanto, troppo baccano. Anche da morti lo fanno (ride).

 

2° INSERVIENTE: Dici bene (ride anche lui). Ieri sera, in TV, hanno praticamente occupato ogni trasmissione e non c’è stato verso, dopo una giornata di duro lavoro, di distrarsi con un talk show.

Profughi di qua e di là, sparsi persino tra una pubblicità e l’altra come se esistessero solo i loro problemi. Amico mio ma questi scribacchini che fanno le comparsate televisive hanno mai alzato uno di questi cadaveri? Guarda qui le mie povere mani come sono ridotte! Dice – ma hai i guanti – e certo che li ho ma i guanti non mi trattengono il peso e la fatica.

 

1° INSERVIENTE: Già, per loro è facile. Hanno da sollevare pochi grammi che ad ogni scrittura diminuisce pure di peso. Anche se, a onor del vero, quei pochi grammi sono pericolosi come una mina antiuomo e, subdolamente, possono stroncare vite e coscienze senza che queste possano reagire. Tra l’altro, oggi, col copia/incolla, uccidono senza alzare culo e cervello dal divano.

 

2° INSERVIENTE: A proposito di culo e cervello, non pensi che dovremmo dirgliene quattro a quell’autista supponente? Per girare un volante e guardare la strada non credo ci voglia la laurea in guidologia, quindi perché tutta questa supponenza… manco fosse Alberto da Giussano? Si è tutti sotto padrone e sotto Jobs Act. Ah potessi parlare liberamente! Gliene direi a questi politici. E i giornalisti? Te li raccomando. E i vescovi? Rintanati tra le mura a contare i soldi o a godersi gli affreschi e i dipinti dei loro castelli. Porca miseria (si asciuga il sudore) verrà il giorno di chi sa chi? Verrà certo e allora faremo i conti. Collega, qui o si fa la rivoluzione o si guarda la televisione. Non possiamo e non dobbiamo starcene con le mani in mano (le mani sono l’una sull’altra). Questi, e non è un’idea campata in aria, si spartiscono i soldi dell’accoglienza.

 

1° INSERVIENTE: Questi chi?

 

2° INSERVIENTI: Sei duro? Non hai cervello?

 

1° INSERVIENTE: Mocchela e spiegati meglio.

 

1° INSERVIENTE: Loro, tutti assieme. I clandestini, i vescovi, i giornalisti e i politici. Fanno comunella.

 

1° INSERVIENTE: (indicando i cadaveri) E questi?

 

 

2° INSERVIENTE: Danni collaterali. L’eccezione che conferma la regola. Per questo m’incazzo. Loro si spartiscono la torta e noi a lavorare e a sudare come dannati. Almeno ci facessero entrare a far parte di questo bel gioco.

 

1° INSERVIENTE: Forse esageri.

 

2° INSERVIENTE: Esagero un bel niente. Se la pensi come loro perché non te ne vai? Ma che strana giornata! Libera la mente, collega. Non abboccare all’amo del buonismo. Ti hanno frantumato le sinapsi. Qui, o si fa l’Italia o si muore!

 

1° INSERVIENTE: Vabbè, oggi hai le cotiche girate. Non ti si può dir niente. Lavoriamo, va. Mettiamo i cartelli per distinguere le etnie.

 

2° INSERVIENTE: I cartelli… i cartelli. Perché (rivolto ai cadaveri) non ve li mettete da voi? Altro spreco di energie. Il loro Dio non è come il nostro? Non li conosce per nome uno per uno?

 

1° INSERVIENTE: Ma è per l’incenerimento.

 

2° INSERVIENTE: Ah, già! Mi sono lasciato trasportare dalla foga. L’incenerimento, la raccolta differenziata. Siamo mica barbari e incivili? Ogni cosa ha un suo perché. Prima di tutto l’ambiente. Anche se, a pensarci bene, se proprio volessimo salvaguardare l’ambiente, potremmo lasciare che il mare compia la sua opera primaria, quella che da secoli svolge senza troppi clamori. Potremmo lasciare che i pesci consumino i loro pasti senza alterare l’equilibro della natura. Sono o non sono secoli che il mare svolge il suo lavoro con onestà e in assoluto silenzio?

 

1° INSERVIENTE: Strano modo il tuo di fare l’ecologista. Adesso pretendi che il mare spazzi per noi la polvere e dissolva nel suo ventre il dolore della morte?

 

2° INSERVIENTE: E tu? Credi che bastino due segni di croce e qualche litania per assolverti e sentirti migliore? Pensi che il tuo mezzo perbenismo sia un passaporto per il tuo aldilà? Qui, caro mio, si muore sullo stesso pianerottolo e nessuno di noi due, eventualmente, può dirsi diverso, ché l’azione che svolgiamo è uguale.

 

1° INSERVIENTE: Credo sì che bastino. È scritto nero su bianco. Chiedete e otterrete. Siate compassionevoli e avrete compassione. Io, caro mio, mi confesso e mi comunico. Non sono uno che va a messa ogni morte di papa.

 

2° INSERVIENTE: È morto il papa?

 

1° INSERVIENTE: Ça va sans dire. Si fa per dire. A te bisogna proprio imboccarti. La religione bisogna coltivarla, ararla, seminarla e poi raccogliere i frutti.

 

Entra in scena un prelato con un codazzo di preti.

 

PRELATO: Buongiorno, figlioli. Che Nostro Signore vi benedica e protegga le vostre famiglie. Vedo che state lavorando alacremente e la pietas cristiana, non certo il pietismo, abita nei vostri cuori. È giusto che voi siate così compassionevoli con questi corpi senz’anima. Le loro anime sono ora nella pace di Nostro Signore Gesù Cristo.

 

CODAZZO: Amen. Amen.

 

1° INSERVIENTE: Veramente dovrebbero essere nelle braccia di Maometto.

 

PRELATO: Figliolo, non sta bene. Devi confessarti.

 

1° INSERVIENTE: Mi fai il processo? Cosa devo confessare?

 

PRELATO: Il peccato, figliolo, il peccato.

 

1° INSERVIENTE: Non ho commesso nessun peccato.

 

PRELATO: (un po’ alterato) E vuoi sapere meglio di me che sono vescovo se hai peccato o meno? (rivolto al codazzo) Vi pare normale?

 

CODAZZO: (brusio di complicità col prelato)

 

PRELATO: (soddisfatto) Ecco, vedi? Figliolo, mi danno tutti ragione. Se ti dico che hai peccato è perché so quel che dico, mica micio micio mao mao. Sono il tuo vescovo, un principe della chiesa, saprò fare il mio mestiere? Non credi?