Aperti ermetismi

12,00

Formato: Libro cartaceo

Autore: Andrea Leonelli

Note sull’autore

 

COD: ISBN 978-88-6690-338-3 Categoria: Tag:

Descrizione

Le parole “aperti” ed “ermetismi” si legano tra loro come se fossero una sorta di strano ossimoro: gli “ermetismi”, ovvero le cose che sono chiuse, nascoste e volutamente velate, sono invece, nell’aggettivo “aperti”, lì, visibili, afferrabili, comprensibili.

Qualcosa che è per definizione chiuso si dà nell’apertura e nel farlo si rende condivisibile. L’apertura infatti non è mai solo un mostrarsi puramente gnoseologico, un rendere cono-scibili le cose nascoste, ma è piuttosto un reale tendere all’altro in una dimensione di partecipazione e di comunione. Di pura compassione nel senso di “patire insieme”.

 

Senza voler necessariamente rintracciare nel termine “ermetismi” rimandi alla massiccia tradizione italiana di un certo modo di far poesia, Andrea Leonelli sceglie di compiere un viaggio all’interno dei propri, personali, individuali “ermetismi” nel tentativo di renderli “aperti” soprattutto a sé stesso più che al lettore.

Il poema che Leonelli costruisce è soprattutto un lungo monologo in cui il principale fruitore è Leonelli stesso, o forse i molti suoi sé che lo animano, un soliloquio verso una nuova dimensione di scoperta e di esistenza.

 

Tutto prende vita dal non riconoscersi, dal non comprendersi più (e da qui ecco gli “ermetismi”):

 

Cambiamenti

Non riconosco i miei occhi:

sono di un altro.

Non riconosco la mia faccia:

non è la mia.

Chi sono adesso?

Chi ero prima?”

 

L’autore decide allora di incamminarsi in un sentiero gnostico dentro sé stesso, quel Nosce te ipsum, di cotanta tradizione classica. L’unico modo che il poeta ha di farlo è quello di scrivere, di comporre poesia: l’azione stessa del poetare, prima ancora che il suo prodotto poetico, è lo strumento con cui indagarsi.

 

Superlativo di andare

Mi schiarisco scrivendo,

ogni parola mi alleggerisce.

Vago in me cercando i miei canali.

 

Come fosse finito in una selva oscura, nel suo intraprendere questo viaggio il poeta si ritrova nell’oscurità:

 

Vagando nel tempo

Vago nel buio

alla ricerca di una luce

che mi dia direzione

casuale ma precisa.”

 

Inizia così il lungo percorso solipsistico del poeta, un flusso di emozioni, tracce di ricordi, sensazioni, atmosfere vissute e a volte solo percepite o immaginate.

Quella di Leonelli è una discesa dentro il proprio sé in cui il lettore è apparentemente solo uno spettatore esterno, para-dossalmente inutile al cammino e all’obiettivo del poeta.

 

Le molte poesie che compongono il testo sono facce ripetute di un medesimo prisma che nasconde il volto dell’autore, poeta che cerca di rintracciarsi, di scovarsi e, nel farlo, di rinascere, di andare oltre il tempo.

 

Domani avrà un suono nuovo

Domani avrà un suono nuovo

e lo sento anche ora

vibrarmi nel respiro.”

 

Tempo che scorre, lentamente verso una soglia che annuncia un cambiamento. L’excursus poetico di Leonelli è un tragitto nella conoscenza e, tramite questa, nell’evoluzione del sé verso altro.

 

Soglie

S’avvicendano

sulla soglia

passati e futuri.

La soglia è oggi.”

 

Ed è proprio attraverso questa soglia che avviene il mutamento; il buio da cui eravamo partiti è lasciato indietro, nell’ieri e ora siamo nel domani, in un domani di luce in cui lasciarsi avvolgere e bagnare. È una resurrezione:

 

Risorgendo

Attraverso la soglia

fra ieri e domani.

Quel che resta

indietro

un tunnel buio

dal quale emergere,

risorgendo

a nuova luce,

bagnandomi di domani.”

 

In cui, finalmente, respirare dopo l’asfissia:

 

Un respiro dopo l’asfissia

Un sopravvissuto

che sguscia dalle macerie

di una vita.

Un respiro dopo l’asfissia

 

Superata la soglia, tornati a vedere la luce e a respirare, a riconoscersi, il poeta volge lo sguardo indietro:

 

Sentendomi come Dio

Volgo lo sguardo

sentendomi come Dio”.

 

Leonelli si sente come Dio, tanto è stato improbo il viaggio, desiderata la meta e agognata la fine del viaggio. L’approdo. Il porto.

 

Ma mai ci si ferma perché, come insegnavano i greci e non solo, tutto è ciclico, e tutto tornerà:

 

 

Genetiche incertezze

Quotidiane contraddizioni

in un ciclico

riproporsi sul palco.”

 

Prima di concludere questa introduzione a “Aperti ermetismi”, è necessario far solo un cenno al ruolo del lettore. Avevamo visto che apparentemente in questo cammino individuale, solipsistico che l’autore compie il lettore pareva essere accantonato, personaggio inutile, non necessario.

L’atto dello scrivere era sufficiente a sé per intraprendere il viaggio gnostico desiderato dall’autore.

In realtà il percorso di Leonelli è un peregrinare catartico dentro se stesso, un viaggio che assume, nel suo darsi al testo, una valenza paradigmatica, diventa una mìmesis in cui il lettore può riconoscersi e specchiarsi. Chi legge è così invitato a compiere, per le sue individuali e personali vie e stanze, il medesimo pellegrinaggio di auto conoscenza.

Leonelli è così, forse quasi inconsapevolmente, un apripista nel sapere di sé.

 

                                                                           Alex Tonelli

 

Trieste, 12 Marzo 2016

1 recensione per Aperti ermetismi

  1. Oliviero Angelo F

    Ermetismi aperti in rivelazioni catartiche

    Il titolo di questa straordinaria silloge è ovviamente un ossimoro ma lo è solo formalmente perché l’ermetismo di Leonelli è l’intuizione astratta di una forma emotiva che proprio aprendosi si offre allo sguardo, disvelandosi.
    Parlare di questi “Aperti Ermetismi” significa gioco forza parlare del poeta stesso e del suo attraversare parole, ricordi, riflessi, emozioni, dolori, smarrimenti e luminosi barlumi di consapevolezza. La trama portante è la vita stessa di Leonelli, osservata col suo sguardo più vero che nulla lascia al caso e a nulla fa sconti.
    È un percorso quindi personalissimo e catartico del poeta che si indaga allo specchio dei fogli e lo fa senza mediare verbi e parole, offrendoceli crudi e sintetici come appunto non lasciare nulla ad alibi stilistici, tra l’altro notevoli per registro lessicale. L’asettica musicalità di ogni suo osservarsi è assolutamente non cacofonica ma bensì funzionale a sentimenti impossibili da decodificare in linguaggi addomesticati.
    Ogni poesia è una domanda che rivolge a sé stesso, un chiedere di mostrare direzione e meta, fosse anche, ciclicamente, alla partenza, al vagito del proprio verbo personale.
    Andrea Leonelli si avvale spesso di parole inconsuete, tecniche e “alte”, per avere di sé stesso le giuste misure (“Entropia a termine”). E le sue parole sparse come schegge di vetro tagliente sperano paradossalmente in un’altra, ultima, parola che assolva ogni morte interiore e la liberi (“Frantumi”) e il pianto muto che si concede lo rende asettico e limitato significativamente a un solo occhio, il suo, intravisto di sfuggita in un frammento mentre sta piangendo. Come a prenderne apparentemente la distanza.
    Spesso si concede al rimpianto di un sé stesso che si è piegato al vento e disperso trafitto da voli. Un rimpianto legato a colonne sonore personali le cui note diventano caduche come capelli di un sé stesso che ancora cammina con sogni più grandi di sempre. È un sentirsi fuori posto tra i pensieri altrui che hanno saputo gridare più forti (“Le ore morte”).
    Il chiedersi e interrogarsi costante del poeta sottintende un desiderio evolutivo, rifiutando l’aver pietà di ciò che adesso ritiene impietosamente di essere (“Evoluzioni”).
    Ed ogni emozione la sente preziosa ed è consapevole dell’importanza di una metaforica semina, di un esplorare nuovi mondi emozionali di volta in volta vergini (“Ogni volta inesplorati”).
    A volte si sente sconsolato dalla standardizzazione omogenea imposta ed è sarcastica la sua condanna (“Omogenea farina”). Leonelli è la dimensione reale di un sé stesso che va ferocemente ricercando, scavando verso l’alto, abbattendo pareti apparenti, soppesando “Sogni sulla retina” che sbiadiscono in lontananza.
    Un poeta che si interroga sulla vita dopo aver abbracciato intimamente e dolorosamente la morte e il suo guardare “oltre” notturno è un cercare barlumi abbaglianti di un’anima, la sua, impressa nell’oscura iride degli occhi della morte (“Annichilisco”)
    “Scrivere sul mio epitaffio” e “Sognando infiniti” danno la misura reale e profonda del percorso catartico di questo suo vomere d’inchiostro nei solchi fertili di una nuova consapevolezza ricercata, ritrovata e ancora da consolidare. Da consolidare perché non c’è vera pace in un animo inquieto e indagatore che non riesce ad essere fingitore di sé stesso, sapendosi, come lo sono tutti, in balia del vento della vita che mai potrà essere resa inoffensiva. La precarietà è sempre in agguato e di questo Leonelli ne è ben memore testimone.
    In “Flashback (solo bianco)” viene offerta l’intima sensazione di un intenso abbraccio del poeta alla morte e l’essersene affrancato non toglie la sensazione senza fine, appunto, di precarietà che si è trovato in scomoda eredità.
    E se ne deduce la misura imprescindibile dell’angoscia che amplifica la poetica del Leonelli.
    Ma è proprio questo abbraccio scomodo e non voluto, di contro, la forza propulsiva per scagliarsi altrove con sguardo rinnovato (“Domani avrà un suono nuovo”, “Inizia con la fine”, “Un respiro dopo l’asfissia”).
    Il senso di precarietà è dovuto anche alla vita professionale del poeta Leonelli presso una struttura ospedaliera. Quale migliore prima fila al Teatro della vita e sul sipario della morte?
    Ed è un’ipotetica soglia il punto fermo tra i tanti passati ed i pensati futuri, e questa soglia è semplicemente l’attimo presente, infinito nel suo perseguirsi (“Soglie”, “Risorgendo”).
    Ogni pagina, ogni poesia di Leonelli che incontriamo in questa splendida e intensa silloge, ci dà la profonda misura del suo spessore di Uomo oltre che di poeta scomodo a sé stesso, incisivo fino a sanguinare, ma questo non preclude ad ogni lettore che ha accettato di attraversare questi territori intimi rivelati dal poeta stesso, di viaggiare a loro volta dentro sé stessi, specchiandosi nei riflessi e nelle riflessioni di un grande Andrea Leonelli.
    Personalmente potrei scrivere pagine e pagine su ogni verso che il poeta ci offre ma sarebbero alla fine pagine del mio sentire empatico di lettore ed ognuno, ne sono certo, avrà interi diversi capitoli da costruire da queste lessicali e poetiche fondamenta.
    La silloge, la mappa di questo viaggio unico per tutti, è data ed è questa. Che aspettate a intraprendere il vostro personale viaggio tra poesie che lasciano profondamente il segno?

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