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Prever Pietro Ludovico

Sono una persona piuttosto riservata. Ho condotto un’esistenza che potrebbe sembrare relativamente particolare, anche se a mio avviso, scarsamente interessante per un lettore: ho fatto il venditore, ho insegnato come supplente per un paio d’anni (francese, grazie al mio cognome) mi sono laureato in giurisprudenza in contrasto con i desideri di mio padre, un medico  che avrebbe preferito vedermi seguire le sue orme, faccio l’avvocato, ho praticato diverse attività sportive senza competere, perché ho sempre ritenuto la vita all’aria aperta parte essenziale dell’esistenza piuttosto che uno sport (alpinismo d’alta quota, sci, nuoto, paracadutismo, ciclismo, motociclismo (viaggi nord Africa, Jugoslavia, Grecia, Turchia, e principali paesi d’Europa).
In queste pratiche, come tutta la gente comune, sono sempre stato limitato dai costi e  dal tempo.
Credo che la mia esistenza sia stata almeno in parte condizionata  dalle vicende storiche della mia famiglia e del mio Paese.
Ho fatto (tardi) una famiglia con Maria C. che, oltre a darmi Marcella,  mi ha portato Giulia, nata  dal suo precedente matrimonio. Mi sono guardato intorno per 65 anni, poi mi sono messo a scrivere e continuo ancora… perché nessuno, bambino o adulto, dovrebbe  mai più sentire o pronunciare frasi come  “lo zio? lo zio  non è tornato dalla guerra…” né  parole, come, “profugo, rifugiato, apolide…”