Puntata 10 Epilogo
Lecco
Il tavolo era collocato in un’ottima posizione. Attraverso la vetrata, il lago appariva come una lastra scura che rifletteva le luci dei lampioni stradali. L’odore di pesce grigliato stuzzicava l’appetito di Lucio. L’appuntamento era stato fissato fin troppo tardi per le sue abitudini: le 21.00. Di solito a quell’ora era già buttato sul divano a guardare qualche film.
Dopo i fatti di Consonno, la sua vita era tornata quella di prima. Lavoro, qualche uscita con gli amici, un po’ di svago ma niente più softair. Non aveva mai più giocato e aveva addirittura buttato armi e attrezzatura. Ogni cosa gli ricordava i suoi amici uccisi.
Qualcosa però era cambiato. Essendo l’unico sopravvissuto della mattanza, Lucio aveva attirato subito le attenzioni dei media. Diverse interviste e qualche comparsata in televisione. Seppur tentato di raccontare tutto quello che era successo, aveva deciso alla fine di seguire il consiglio di Leone. Si era limitato a dire che non sapeva per quale motivo lo avessero sequestrato insieme ai suoi amici. Il potente Consorzio aveva mosso gli ingranaggi per fare in modo che anche Dino e Giulio risultassero invischiati nella montatura del traffico internazionale di droga con cui avevano accusato Bassich, Ferrone e Linda Moser. Gli uomini che li avevano sequestrati a Consonno erano stati fatti passare per una banda rivale di trafficanti. Regolamento di conti tra criminali. Caso chiuso. Titoloni sui giornali, servizi in televisione, grande interessamento su tutti i social.
Anche Leone aveva tenuto la bocca chiusa. Si era avvalso della facoltà di non rispondere di fronte al magistrato. La sua reclusione era durata meno di una settimana. Un agente della penitenziaria lo aveva trovato morto in una cella, una fascetta di plastica stretta al collo. Suicidio. Almeno secondo la versione ufficiale.
Lucio si era sentito in colpa per l’inattesa notorietà. Ancora di più lo tormentava il fatto di aver taciuto di fronte alle infami accuse rivolte a Giulio e Dino. Non meritavano di essere ricordati così. Ciò nonostante, Lucio rimaneva convinto che il silenzio rappresentasse l’unico modo per restare vivo. Soprattutto dopo la morte di Leone.
Il menù tra le mani, Lucio si concentrò su cosa avrebbe scelto per cena. Di fronte a lui era seduta una bella bionda sui quarant’anni. Anche se l’appuntamento non era uno di quelli galanti, Lucio si sentiva lo stesso agitato. La donna era la redattrice di una nota casa editrice e aveva voluto incontrarlo per proporgli la realizzazione di un libro che riguardava i fatti di Consonno.
«Sembra tutto molto buono, non saprei cosa scegliere» disse la donna, gli occhi azzurri fissi sul menù.
«Le consiglio il coregone gratinato» propose Lucio.
La donna appoggiò l’indice della mano destra sul labbro. «Mmm… interessante. Comunque, se non ti dispiace diamoci pure del tu. E puoi chiamarmi Ada.»
«Va bene. Tu chiamami Lucio.»
La cena proseguì in modo piacevole. Ada parlò della sua idea per il libro e fece alcune domande su ciò che era accaduto. Dopo il dessert, parve soddisfatta. «Tutto squisito.»
«Ne sono felice» rispose Lucio, pulendosi la bocca con il tovagliolo.
«Che te ne pare delle mie idee per il libro?»
«Le trovo molto interessanti.»
«Mi fa piacere. Eppure, c’è ancora qualcosa che non mi torna in questa storia.»
«Cosa?»
Ada ridusse la distanza con fare cospiratorio, appoggiando i gomiti sul tavolino. «Come è possibile che i tuoi amici fossere dei trafficanti di droga? C’è qualcosa che non hai raccontato?»
Lucio rimase atterrito a quelle parole. Gli parve che lo sguardo di Ada fosse cambiato, una strana luce brillava nei suoi occhi. La tentazione di raccontare tutto fu forte. La verità premette per uscire dalla sua bocca. Dino e Giulio reclamavano giustizia.
Vuoi fare la mia fine? La voce di Leone gli attraversò la mente come un proiettile. Per un momento immaginò sé stesso impiccato al lampadario del salotto.
Non posso! Perdonatemi, amici!
«Ho raccontato tutto quello che so. Anche se è difficile crederlo, a volte non conosciamo fino in fondo le persone che ci stanno vicine. Vorrò sempre bene a Dino e Giulio, ma a quanto pare erano dei trafficanti di droga.» Dopo quelle parole dovette trattenere un conato di vomito.
La donna annuì e sollevò il calice in aria. “Un brindisi al futuro best sellers?”
Lucio si sforzò di sorridere. “Al futuro best seller!”
Dieci minuti più tardi, Ada si congedò da Lucio e salì a bordo di un taxi. Prese il suo smartphone e fece partire una chiamata.
«Sì?» gli rispose un uomo dopo appena un paio di squilli.
«Buonasera, volevo informarla che può stare tranquillo: si atterrà alla versione ufficiale.»
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